O tempora o mores
O tempora, o mores – che tempi, che costumi – espressione utilizzata da Cicerone in varie orazioni, tra cui la prima orazione contro Catilina e la seconda orazione contro Verre. In origine, l’affermazione aveva il significato di rimpiangere le virtù passate e deplorare la corruzione imperversante nella propria epoca. Oggi viene usata invece in tono scherzoso o bonariamente polemico nei confronti dell’epoca in cui si vive e delle abitudini correnti.
Comunicato stampa
O TEMPORA O MORES
a cura di Virginia Fungo e Riccardo Costantini
Nobuyoshi Araki | Cinzia Ceccarelli | Manuele Cerutti |
Gianpiero Fanuli | Carlo Galfione | Daniele Galliano |
Carolina Lopez | Ryan Mendoza | Ubay Murillo |
Chantal Joffe | Richard Kern | Francesco Pergolesi |
Ray Smith | Melissa Steckbauer | Simone Stuto |
Kinki Texas | Jesus Zurita
11 febbraio - 6 marzo 2021
Opening: Gio 11 - Ven 12 - Sab 13 Febbraio h. 14:30 - 20:00
Orari di galleria dal 16 febbraio: da martedì a sabato ore 11.00 – 19.30. Lunedì e domenica chiuso
O tempora, o mores - che tempi, che costumi - espressione utilizzata da Cicerone in varie orazioni, tra cui la prima orazione contro Catilina e la seconda orazione contro Verre. In origine, l’affermazione aveva il significato di rimpiangere le virtù passate e deplorare la corruzione imperversante nella propria epoca. Oggi viene usata invece in tono scherzoso o bonariamente polemico nei confronti dell’epoca in cui si vive e delle abitudini correnti.
Posizione che si può adottare senza moralismi, interrogandosi sul tempo che ci si trova a vivere. In questo senso O tempora, o mores tocca differenti tematiche appartenenti alla società contemporanea, aspetti innegabili del nostro tempo, complessi ma in esso presenti. In ogni epoca l’umanità tende a vedere i tempi precedenti come migliori, pensando del proprio “che tempi, che costumi”, è stato così dall’epoca romana e sarà lo stesso in futuro. Ecco perché è importante riflettere su ciò che della nostra società può essere ambiguo e talvolta infastidirci, al fine di conoscerne le varie sfaccettature. Esiste dunque un insieme di elementi legati alla società contemporanea, connessi a pulsioni e attitudini umane, che vanno dalla sessualità alla violenza, al potere e che sfociano in comportamenti che caratterizzano la società stessa e le relazioni umane. Relazioni interpersonali come nel caso della famiglia e dei rapporti sessuali oppure relazioni con res del mondo, dall’ambiente agli animali, fino a un senso di inquietudine talvolta sotteso e latente al mondo stesso. Dinamiche relazionali e ruoli che spesso, in una visione distorta della libertà propria e altrui legata anche al ruolo sempre crescente di internet e dei suoi meccanismi, si tramutano in manifestazioni di potere.
Partendo dal rapporto tra persone, la famiglia è protagonista dell’opera di Cinzia Ceccarelli, parte della serie (mai) per sempre, in cui due fotografie vintage di altrettante famiglie sono interrotte da un’immagine contenente fiamme, riflessione sul ruolo attuale della casa come rifugio ma anche come luogo in cui possono annidarsi pericoli. Membri importanti delle famiglie sono anche gli animali domestici, come i bassotti de L’abbuffata di Francesco Pergolesi - dalla serie Cave Canem a cura di Carla Testore - intenti a rubare del cibo in una cucina sono metafora della società umana. Daniele Galliano guarda alla sfera intima e sessuale con le sue opere erotiche che riprendono foto estratte da film porno trovati su internet, e allo stesso tempo a quella collettiva, come in Il ruggito dei conigli, indagando le relazioni tra persone all’interno della nostra società.
In una dimensione invece legata alla società civile si colloca l’opera di Kinki Texas, in cui una Statua della Libertà rivisitata come una donna di colore incinta di un coniglio e armata di un fucile è un riferimento ai problemi collegati alla società americana, oggi particolarmente evidenti. Tempi spesso violenti, cui si deve sopravvivere metaforicamente armati, armati ad esempio della mazza ferrata soggetto dell’opera di Ubay Murillo, rivisitazione di una fotografia trovata dall’artista su internet, mondo che può essere visto come non-luogo in cui si ritrova la ripetizione dello standard tipico di essi. Rapporto complesso, e sovente brutale nei suoi confronti, è anche quello con l’ambiente e la natura; nel lavoro di Carlo Galfione tale realtà emerge nell’immagine di una discarica in fiamme.
In Simone Stuto il dualismo tra spirito e materia e tra bellezza e mostruosità porta in evidenza l’angoscia della situazione attuale. Un immaginario inquietante e allo stesso momento in grado di trasmettere bellezza è presente anche in Rocas Secas y Huecas di Jesus Zurita. Inoltre, personaggi caratterizzati da metamorfosi e ambiguità si trovano nei lavori di Ray Smith.
Accanto al rapporto con la società e il mondo si colloca il rapporto intimo tra persone, sfociante talvolta nell’erotismo, esplorato nelle sue molteplici forme. Con la ragazza ammiccante dell’opera di Richard Kern, il corpo femminile è oggettivato in un atto compiuto in modo consapevole al fine di compiacere, con un rimando agrodolce al ruolo della donna come oggetto sessuale. Nelle polaroid di Nobuyoshi Araki l’erotismo emerge in una dimensione contorta e violenta, violenza però consensuale e quindi lecita, all’interno della linea di confine delineata dal consenso reciproco. Limite che viene invece superato nel momento in cui manca il consenso portando alla violenza più estrema, come nell’opera di Ryan Mendoza, in cui l’immagine di uno stupratore viene accostata a un nudo. Passando poi ad opere in cui il nudo è protagonista, nei lavori di Manuele Cerutti e Chantal Joffe in una dimensione intima e nelle fotografie di Gianpiero Fanuli e Carolina Lopez, in cui diventa parte integrante della composizione. Nei lavori di Melissa Steckbauer si passa da un riferimento alla seduzione femminile consapevole, con il richiamo alla pin-up Bettie Page, all’intervento tramite tagli, incisioni, sovrapposizioni su immagini fotografiche, inserendo così una distanza rispetto ai sentimenti di desiderio o possesso in esse presenti.
O tempora, o mores si pone dunque come un viaggio di ricognizione tra le pieghe dell’oggi tramite opere che suscitano sentimenti contrastanti, legate alla violenza, agli aspetti inconsci e oscuri della nostra società e alla sessualità in tutte le sue forme. Arriverà forse il momento in cui il nostro presente sarà visto come “i tempi migliori”, nel probabile continuo interrogarsi sul proprio tempo che avverrà in futuro, si avrà bisogno ancora e ancora dell’aiuto di Cicerone?
Virginia Fungo