OA #3 – Jannis Kounellis

Informazioni Evento

Luogo
TEATRO STUDIO
Via Gaetano Donizetti 58, Scandicci, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al
Vernissage
24/03/2012

ore 21

Contatti
Email: info@scandiccicultura.it
Biglietti

12 euro intero, 10 euro ridotto

Artisti
Jannis Kounellis
Curatori
Giancarlo Cauteruccio
Uffici stampa
DAVIS & CO
Generi
performance - happening, serata - evento, teatro

Kounellis, che conta un importante numero di collaborazioni con il teatro, nell’incontro con il Teatro Studio e il progetto di Cauteruccio ha elaborato un’opera complessa in cui emergono alcuni temi tra i più forti della sua lunga e ramificata ricerca.

Comunicato stampa

TEATRO STUDIO KRYPTON
OA
cinque atti teatrali sull’opera d’arte

con gli artisti Alfredo Pirri, Enrico Castellani, Jannis Kounellis,
Loris Cecchini e Cristina Volpi
ideazione e regia Giancarlo Cauteruccio

24, 25, 26 marzo 2012 ore 21
TEATRO STUDIO

Terzo atto
Il canto
con un’opera site specific di
JANNIS KOUNELLIS

con Giancarlo Cauteruccio
e con i soprani Monica Benvenuti e Deborah Carcasci, Hitomi Ohki, Elisa Prosperi,
Maria Elena Romanazzi, Donatella Romei, Lucia Sartori
costumi Massimo Bevilacqua
direzione di allestimento e luci Loris Giancola
consulenza al progetto Pietro Gaglianò

ideazione e regia
GIANCARLO CAUTERUCCIO

Dopo il successo ottenuto con i primi due atti OA/la Parola con l’opera Gas di Alfredo Pirri e OA/la Danza con l’opera Il muro del tempo di Enrico Castellani, andati in scena con la regia di Giancarlo Cauteruccio al Teatro Studio di Scandicci, il terzo atto (24, 25, 26 marzo) si apre sull’opera che Jannis Kounellis ha pensato e realizzato espressamente per il progetto OA – CINQUE ATTI TEATRALI SULL’OPERA D’ARTE.
Kounellis, che conta un importante numero di collaborazioni con il teatro, nell’incontro con il Teatro Studio e il progetto di Cauteruccio ha elaborato un’opera complessa in cui emergono alcuni temi tra i più forti della sua lunga e ramificata ricerca.
Tre grandi sacchi composti con i teloni che hanno rivestito altrettanti tir per migliaia di chilometri, incombono sulla scena come corpi impiccati, echeggiando le forme già messe in opera con esiti drammatici e monumentali in alcune installazioni (memorabili quella alla Halle Kalk di Colonia, nel 1997, e quella nella piazza di Schwabisch Gmund, presso Stoccarda, del 1992). Attratti verso il basso dal loro peso che, secondo l’artista, è simile solo a quello di un corpo morto o di una vittima sacrificale tenuta per i capelli, i tre sacchi lasciano indovinare al loro interno le forme convulse di mobili e oggetti dismessi. Gli armadi e le cassapanche, e altre suppellettili di uso comune che ricorrono nelle sue installazioni, sono secondo Kounellis, “presenze drammatiche” che recano la memoria dei segreti intimi e delle nefandezze che hanno custodito: la loro forma è leggibile come una metafora dell’uomo, capace di raccogliere al proprio interno inenarrabile ferocia.
La tetra immobilità dei tre “impiccati” è contrastata dalla presenza di lucide e patinate palle da biliardo disseminate nello spazio, con il loro equilibrio mobile. Sul fondo della scena un cavallo incarna la presenza della vita, autentica e pulsante, della natura “viva”, in opposizione alla cultura della rappresentazione.
L’artista, dichiara ancora Kounellis, “entra nel teatro come portatore di visione”, e a partire da questa visione Cauteruccio costruisce una drammaturgia del canto che diviene lo strumento dialettico per animare le forme, mobili e immobili, sulla scena. Sette cantanti liriche interpretano attraverso un ampio repertorio della musica classica contemporanea la parola cantata, il conflitto tra il caos della materia e l’ordine cui aspira l’uomo. Alle musiche di autori come John Cage, Ivan Fedele e Sylvano Bussotti si alterna la parola tratta dalla tragedia greca, seguendo la presenza di uno dei personaggi più enigmatici del mondo classico: Tiresia, cieco e veggente, protagonista di una metamorfosi da maschile a femminile e ritorno, figura cardine nel ciclo di Edipo e nelle Baccanti di Euripide.
Cauteruccio dà voce a Tiresia utilizzando il dialetto calabrese, idioma dai suoni arcaici che lo avvicina ancor di più all’artista greco.
L’asimmetria che domina le linee di questo incontro costituisce un elemento fondante per la visione drammaturgica dei due artisti, entrambi persuasi della funzione del teatro che, nelle parole di Kounellis, “serve per fare opposizione”.
Cauteruccio trova nella profondità di questo nuovo attraversamento linguistico l’opportunità di articolare ulteriormente l’indagine nei luoghi reconditi dell’opera d’arte e nel suo potenziale drammaturgico. Prende forma così quella tensione tra il teatro e le arti visive che lega tra loro questo terzo atto e i primi due realizzati a partire dalle opere di Alfredo Pirri e Enrico Castellani.