Odesia
Odesia, un progetto espositivo a cura di Giacomo Guidi in collaborazione con la galleria londinese Roman Sviridov.
Comunicato stampa
Contemporary Cluster presenta il 17 novembre 2022, Odesia, un progetto espositivo a cura di Giacomo Guidi in collaborazione con la galleria londinese Roman Sviridov. In mostra opere di Eser Gündüz, Vova Keno, Nicholas Koshkosh, Iryna Maksymova e Eric Stefanski.
Colonia greca, villaggio slavo poi città tartara ed in seguito dell’impero Ottomano, centro cosmopolita dell’impero zarista, luogo d’incontro tra Oriente e Occidente, Odessa è una città ricca di storia e di meraviglie conosciuta in tutto il mondo e salita negli ultimi mesi al centro dell’attenzione internazionale per le vicende di distruzione e morte che incombono su di essa.
È stata Caterina la Grande al tempo della conquista della regione da parte dell’impero russo a discapito dell’impero Ottomano a trasformare il toponimo della città in Odessa, in onore di Odisseo. La leggenda narra che Odisseo navigò a lungo per le coste del Mar Nero durante il suo peregrinaggio verso casa e già gli antichi greci, sempre in onore dell’eroe omerico, sulle stesse rive avevano fondato una colonia dandogli il nome di Odesia. I greci prima, e la zarina poi, vollero esaltare lo spirito avventuriero dell’umanità, quella forza costante e irrequieta che spinge gli uomini verso l’ignoto, quel bisogno intrinseco della ricerca di adrenalina che ti spinge ad intraprendere un viaggio verso la scoperta di nuove frontiere. Odesia essendo una città di mare costruita da naviganti non esalta solo lo spirito di avventura ma celebra anche tutti coloro che salpano i mari e i grandi scopritori del mondo, come Odisseo.
Odisseo incarna il mito dell’uomo moderno, un uomo perennemente in bilico tra desiderio e dolore, spirito avventuriero e bisogno di ritorno alla quotidianità di una vita in patria, sentimenti contrastanti che si alternano per l’intero poema di Omero, l'Odissea.
In un momento storico in cui l’Ucraina è devastata dalla guerra, la figura di Ulisse diviene emblematica: un uomo che vuole conoscere sé stesso, o meglio ritrovarlo, costretto ad affrontare un viaggio difficilissimo dentro e fuori di sé, combattuto tra paure, nostalgie, sconforto e dolore; che senza mai darsi per vinto affronta la vita reagendo.
Ulisse compie un viaggio quindi non solo in senso concreto e realistico di spostamento nello spazio e nel tempo ma anche in senso simbolico di desiderio, tensione di conoscenza e di ricerca e al contempo di distacco, di esilio, di perdita, di allontanamento da sé e dalle cose più care. Odisseo è oggi l’emblema dell’uomo comune, perennemente diviso tra la fame di scoperta e il dolore per il distacco dagli affetti. Il cammino di Odisseo è una metafora del vivere, è il punto di convergenza di diverse correnti della vita, è una predisposizione mentale al conoscere e allo scoprire in quanto il viaggio non può consistere solo nell'approdo al porto finale; del viaggio va vissuta l’esperienza intera: i pericoli, gli ostacoli, le prove. In questo senso, il viaggio è prova di conoscenza, del mondo e di sé stessi. È lo stimolo insito nell’essere umano alla ricerca del nuovo, l’attrazione per ciò che ci è estraneo, la misura della distanza che ci separa dalle realtà sconosciute, la sfida al confronto, la capacità di adattamento a situazioni imprevedibili; a dimostrazione che il significato del viaggio è soprattutto nel suo percorso: la meta può materializzarsi in modo imprevedibile e può essere perennemente e vanamente inseguita, come dimostrano spesso le avventure di Odisseo.
Il viaggio, dunque, racchiude una sostanziale polarità tra la fedeltà alle radici della terra natale, della patria, dei valori della società in cui si vive e la scommessa della ricerca, della conoscenza piena dell'altro. È rischio di perdita ma anche promessa di conquista, è speranza di ritorno ma anche abbandono angoscioso all'ignoto.
Il viaggio è un incessante formarsi e disfarsi di incontri, legami, avventure e amori; è la più vivida rappresentazione della vita.
Una vivida rappresentazione della vita che viene interpretata dalle opere in mostra, dai lavori dell'artista di Mariupol, Nicholas Koshkosh nella prima sala, che si concentra su una serie di temi diversi, mescolando espressionismo astratto, graffiti e mitologia classica mentre spolvera le chiavi della sua storia personale in colori sgargianti. Al centro del suo lavoro vi sono sia le scelte fondamentali che un individuo compie di fronte a questioni basilari di identità, sia un fenomeno culturale più ampio. Koshkosh trasmette immagini riconosciute dalla cultura mondiale, filtrate attraverso l’influenza di un'intera serie di artisti che hanno determinato i suoi valori. Le sue opere diventano uno specchio divino, riflettendo le cose intorno a lui e sé stesso, esperimenti aperti nello spazio della vita e dell'arte; riflettono la sua storia personale come il suo amore per i tatuaggi e i graffiti e le conoscenze apprese dall'Istituto biblico in cui si è formato unendoli al costante processo di trasformazione del mondo.
In questa mostra, Eser Gündüz cerca di far emergere come lo scopo fondamentale degli stati che è quello di garantire la sicurezza del cittadino, abbia fallito nel mondo moderno e riflette sulla posizione attuale degli stati moderni che sono diventati essi stessi degli individui egoisti, riprendendo la definizione hobbesiana dell’uomo. Secondo il filosofo gli individui tendono ad essere egoisti, pronti a danneggiare l'altro per i propri interessi, allo stesso modo si comportano gli stati moderni, mettendo gli interessi personali davanti a quelli dei loro cittadini. Le opere di Gündüz ritraggono gli stati egoisti attraverso molte figure ed elementi politici tramite il suo linguaggio espressionista che combina disegni architettonici, diagrammi, cartografia, manoscritti con elementi astratti che portano a indagini strutturali di utopia retro-futuristica.
Per Iryna Maksymova, artista proveniente dall’Ucraina dell’ovest, l’arte è un'opportunità di protesta contro la disuguaglianza e le ingiustizie sociali, ogni lavoro è la sua chance di non rimanere in silenzio. Muovendosi tra ambientazioni domestiche e scene mitologiche, Iryna crea la propria interpretazione delle emozioni umane; le sue opere sono proiezioni dei sentimenti interiori e dell'esperienza personale espressa con composizioni caoticamente dinamiche, un composto di modelli e soggetti su tela. Utilizzando una combinazione di colori pastello e tratti audaci, l’artista rende gli elementi della natura con un aspetto più colorato e vivace, creando una realtà ancora più fantasiosa. Ogni opera è un manifesto, combinando espressioni provocatorie l’artista cattura l’attenzione dello spettatore e lo chiama all'azione.
Vova Keno, ultimo artista ucraino in mostra, attraverso le sue opere indaga le forme ordinarie della quotidianità, la loro interazione e la loro potenza, spesso data per scontata.
Indagare ed esplorare sono gli obiettivi all'interno di tutta la sua produzione, dai graffiti alle tele. La sua ricerca parte dal conosciuto per essere poi sviluppato e trasformato in qualcosa di nuovo, maturo e potente tramite l’utilizzo di forme e colori, ottenendo opere impattanti. Combina assieme la pittura classica con l’arte digitale, l’astrazione e l’arte figurativa. Le opere in mostra hanno un forte impatto visivo e una grande carica emotiva.
Infine, le opere dell’americano Eric Stefanski sovrappongono i temi più caldi dell’arte contemporanea al suo background personale creando una riflessione quasi umoristica sulle questioni più grandi della cultura occidentale e della storia dell’arte. I materiali, gli strumenti, le tecniche e le scelte di colore sono un riflesso diretto della sua storia personale, espressi con l’obiettivo di portare in luce la dualità tra l'abietto e l'ironico. Nella sua produzione i riferimenti all'alcolismo, alla violenza armata e al lutto corrono paralleli all'assurdità e all'umorismo. Letteratura, poesia, cultura popolare, grandi artisti del passato, sessualità umana e domesticità svolgono un ruolo ricorrente, come un continuo viaggio inconscio nella vita dell’artista.