Ōki Izumi
La galleria Paraventi Giapponesi – Galleria Nobili presenta la mostra personale di Ōki Izumi, ospitando negli spazi della sua sede nel quartiere di Brera un nucleo recente di opere, alcune delle quali realizzate per l’occasione.
Comunicato stampa
La ricerca di Ōki Izumi ci offre un
esempio tangibile della sintesi che nell’arte si può avere dall’incontro e dalla relazione tra l’esperienza e la sensibilità dell’Oriente e
dell’Occidente.In Ōki l’osservazione trans-culturale si pone come base per una ricca integrazione e scambio di reciproche
contaminazioni. La scelta di un materiale minimale e di moderno utilizzo come il vetro per le sue opere, non le ha impedito di
concentrare, infatti, la sua formazione universitaria sulla Letteratura e la Storia Antica del Giappone, segno del forte
attaccamento verso il suo paese d’origine e la sua millenaria storia. Questa scrupolosa analisi le ha dato il mezzo per una
comprensione più profonda della propria cultura per poi prendere una necessaria, quanto sofferta distanza dalle tradizioni del
suo paese. Il suo lavoro di artista nasce proprio da queste premesse: la bellezza formale del primo impatto lascia dischiudere
dalle opere, tutte strutturate nel vetro, una poetica che si fa estremamente ricca di contenuti nel principio di partecipazione di
culture diverse alla radice del suo senso.
Ōki non pensa però ad oggetti; le sue restano pure sculture, vere e proprie opere e mai diventano ingredienti compendiari
dell’architettura o del design. Lo studio preliminare attento e scrupoloso è una premessa indispensabile al suo lavoro: ogni
scultura si compone di una stratificazione e accumulazione di lastre di vetro che creano forme libere nella leggerezza visivamente
eterea che questa sostanza suggerisce. Forme che sembrano muoversi, crescere, allungarsi e dilitarsi nello spazio, lievi e
delicate, pur saldandosi con forza all’emotività del luogo, del tempo e delle circostanze della loro conoscenza e visione. La poetica
di Ōki Izumi esprime con la trasparenza il potenziale annullamento dell’universo fisico e la rielaborazione di quello meta-fisico
rintracciato dalla luce che si palesa nel vetro. La purezza ricreata dall’insieme degli elementi consegue il suo desiderio di
scambievole condivisone di una varietà ammissibile di esperienze contaminanti le une per le altre. L’essenza orientale della sua
arte s’intreccia con le esperienze della tradizione artistica e culturale occidentale in una desiderosa attuazione di un generale
superamento di quei confini e quei preconcetti culturali che hanno separato le esperienze umane. Il linguaggio dell’arte, per Ōki
Izumi può farsi davvero universale, sommando e unendo, pur rispettandole, le più differenti, e apparentemente inconciliabili,
tradizioni.