Oltre il labirinto dei segni
La rassegna vede la partecipazione di artisti impegnati da anni nella ricerca estetica. Sono diversi per formazione culturale, appartenenza poetica, età anagrafica. Propongono alla nostra attenzione opere che sono un racconto: del loro cammino esistenziale, della loro indagine sociale e partecipazione alle problematiche del nostro tempo, del loro vissuto e della loro capacità d’introspezione personale.
Comunicato stampa
Oltre il labirinto dei segni - libertà espressiva di 10 artisti contemporanei
Periodo Mostra: dal 3 al 27 maggio 2012
Autori: Oscar Bagnoli - Maddalena Bertello – Salvatore De Donatis – Emma Infante Piero Lerda – Anna Maria Miccoli – Egle Scroppo – Antonella Staltari
Marina Tabacco – Maya Zignone .
Non è affatto impresa semplice penetrare nel significato di un’opera d’arte contemporanea. E’ come addentrarsi in un labirinto misterioso tanto che l’osservatore può smarrirsi: a volte a causa della ridondanza di segni e riferimenti dotti o rimandi esoterici o a causa di un minimalismo afasico e autoreferenziale, oppure per un concettualismo gratuito e banale, molte volte, invece, solamente perché l’artista ha confuso la sua mappa personale e i punti cardinali di questa società ambigua e caotica. Dunque ci vuole una sorta di filo d’Arianna che ci guidi alla meta e ci permetta di superare l’intricato itinerario d’indicazioni e tracce ambigue e insignificanti di molta produzione di questi ultimi anni. Sempre di più abbiamo bisogno di una griglia logica, di una sorta di mappa cognitiva che ci porti senza fatica a superare le insidie speculative, uno schema che ci denunci le trappole visive, gli inganni interpretativi, i trabocchetti esegetici, le contraddizioni, i limiti e le fortune di teorie, sempre più ardite, sull’arte contemporanea. Per superare la soglia di questo metaforico labirinto serve una chiave di accesso, una password come si dice oggi, perché non solo il fruitore ma anche ogni artista che vi entri o è entrato nei suoi pericolosi meandri, possa ritrovarsi. Molti, ahimè si sono perduti. Oggi questo luogo è la storia stessa dell’arte che, dopo le avanguardie storiche, si è ancora di più arricchita d’insidie e raggiri, inganni e disillusioni. Gli artisti contemporanei sono spesso obbligati a ripercorrere, in questo dedalo, sentieri segnati da passi altrui, a inseguire tracce che sembrano originali, ad addentrarsi in viuzze che non portano a nulla, ciò nonostante molti hanno ancora la forza di stupirci con la loro analisi incessante, le proposte audaci, le invenzioni più strabilianti. Sostenuti dalla ferrea volontà di andare avanti, incentivati dal coraggio di esplorare rotte impervie e faticose. Sono tuttora capaci di affrontare ogni volta, con rinnovato entusiasmo e impavido ardore, nuovi obiettivi e nuove mete.
La rassegna vede la partecipazione di artisti impegnati da anni nella ricerca estetica. Sono diversi per formazione culturale, appartenenza poetica, età anagrafica. Propongono alla nostra attenzione opere che sono un racconto: del loro cammino esistenziale, della loro indagine sociale e partecipazione alle problematiche del nostro tempo, del loro vissuto e della loro capacità d’introspezione personale. Quindi risulta quanto mai avvincente capire, in questo contesto, in quale modo hanno cercato percorsi fattibili per districarsi nei meandri contorti del milieu creativo e culturale e quali strategie hanno messo in atto per superare le difficoltà degli intricati dilemmi della vita, quali tattiche hanno predisposto per dare una soluzione alle tante astrusità della realtà oggettiva, quali problemi comunicativi hanno dovuto risolvere e con che spirito affrontano le difficoltà crescenti del nostro tempo. Le loro opere ci porgono una sorta di filo d’Arianna da tenere stretto nel cammino che ci porta a ripercorrere il misterioso itinerario che a suo modo affronta l’enigma della conoscenza, un sussidio utile per farci uscire dal buio delle stanze del labirinto dalle mille porte, dai mille specchi distorti, dai mille corridoi ciechi che non portano a nulla. Ci danno una bussola che ci indica la rotta e lenisce i morsi della paura dell’ignoto, uno scudo che ci difende dai seducenti inganni di sirene menzognere, un sollievo che ci accompagna come viatico per non paventare l’incontro col mostro che è in noi o negli altri che ci sono prossimi. Gli artisti in mostra hanno la capacità di farsi capire senza per questo evitare la complessità dei discorsi della cultura contemporanea. Oscar Bagnoli: riesce con grandi e veloci campiture di colore ad evocare un sentimento di grande profondità spaziale con una pittura gestuale sapiente e controllata. Affronta il tema dell’inesprimibile, dell’indicibile, dell’incomunicabile con pennellate connotate da un forte pathos espressionista. Sono segni dinamici che costruiscono campi di forza e di tensione di sicuro impatto visivo perché esprimono energia e vitalità. Maddalena Bertello: grazie all’utilizzo di materiali extrartistici associato a una gamma cromatica dai toni bassi e opachi delle terre bruciate e dell’ocra, determina un dialogo interattivo tra lo spazio pittorico bidimensionale e lo spazio plastico tridimensionale. Le opere risolte in maniera materica, con segni pregrafici e nervosi interventi gestuali, evocano atmosfere primigenie e testimoniano la sua ansia permanente di sperimentazione. Salvatore De Donatis: nei suoi lavori esprime con teatrale intensità lo sgomento esistenziale. E’un linguaggio concettuale dove la materia è piegata a creare un nuovo codice comunicativo di dirompente fisicità. Grazie ad un simbolismo antropologico sintetico, che condensa in elaborati dalle forti valenze tattili, l’artista esprime certe verità universali che non possono essere pronunciate con le parole. Emma Infante: si esprime con una pittura stenografica, dove le figure e le forme cedono il campo al colore e alle sue declinazioni espressive. L’artista percepisce un fremito insito nella natura floreale, lo coniuga con le vibrazioni della sua anima sensibile, lo rappresenta attraverso un segno vorticoso pieno di grazia e armonia, per generare un “élan vital” apparentemente delicato e leggero, bensì forte e impetuoso. Piero Lerda: con gli aquiloni ha liberato la sua fantasia e la sua fervida immaginazione improvvisando un’originale e inaspettata sintassi narrativa. In queste opere inaugura un nuovo spazio figurale che interpreta con la gioia del colore, con provata intelligenza compositiva e la segreta innocenza di un ritrovato e stupito sguardo infantile. Anna Maria Miccoli: il suo linguaggio creativo ha l’aspetto di un effervescente immaginario botanico, naturalistico e biomorfico. Dipinge fantasie in bilico fra figurativismo e astrattismo con una tecnica basata su una materia colorata fluida, brillante e trasparente. Elabora la sua tavolozza con una ricchezza visiva splendente come un mosaico bizantino: pieno di segni e simboli misteriosi, emblematiche allegorie dissimulate nella magia della composizione. Egle Scroppo: nelle intense componenti traslate e simboliche della sua pittura sono nascosti indizi e informazioni di spirito fantasticamente narrativo. Il segno preciso, d’immediata riconoscibilità e le cromie, ora arricchite di nuove sfumature, sono un file rouge che ci guida nello spettacolo della sua creatività. Rappresenta scenari mobili come quinte teatrali: raccontano storie oniriche inusuali e complesse, con possibilità di lettura sempre aperte a ulteriori sviluppi e approfondimenti. Antonella Staltari: è una ricerca sui linguaggi della contemporaneità che prende spunto dalla cultura del ready made e da suggestioni pop. I suoi lavori sono un coacervo di esperienze sensoriali tattili, di spiazzamenti visivi, di studio concettuale e riutilizzo di materiali di recupero tecnologici. Crea composizioni con un crescendo di plasticità, concretezza e profondità, assemblate con un’indubbia e giocosa ironia. Marina Tabacco: nelle sue opere vivono contemporaneamente sia una lirica astrazione informale, sia una larvata figurazione archetipica e primordiale. Grazie ad un rigoroso controllo dei mezzi espressivi risolve l’ equazione compositiva con una materia pittorica che si stempera in una sorta di limpida ed emblematica narrazione: magica e misteriosa, dove si sentono l’energia e l’impeto di una trattenuta gestualità.
Maya Zignone: I suoi lavori concettuali sono sempre creati in modo da porsi come elementi installativi che dialogano con lo spazio scenico: in bilico fra realtà e invenzione, architettura e idea, teatro e vita, luogo privato e spazio pubblico. Sono presenze di luce artificiale, grafismi fosforescenti, luminescenze tangibili, in grado di inventare mondi nuovi, carichi di tensione e di energia e di interpretare una concezione spirituale dell’ esistenza “che va oltre” il piano artistico.