Oltre il limite
Una mostra dedicata ai molti ritratti e alle opere che nel tempo numerosi artisti e fotografi hanno voluto dedicare a Vittorio Sgarbi che sarà presente e interverrà all’inaugurazione.
Comunicato stampa
Sabato 11 febbraio alle 17.30, al Centro Arti Visive Pescheria di Pesaro si inaugura la mostra “Oltre il limite” a cura di Sabrina Colle, dedicata ai molti ritratti e alle opere che nel tempo numerosi artisti e fotografi hanno voluto dedicare a Vittorio Sgarbi che sarà presente e interverrà all’inaugurazione.
Organizzata dal Comune di Pesaro - Assessorato alla Bellezza e Sistema Museo, in collaborazione con la Fondazione Pio Alferano e Virginia Ippolito, la rassegna è composta da 92 opere di 72 artisti, esposte tra il loggiato e la ex chiesa del Suffragio fino al 26 marzo.
“Oltre il limite”, quale titolo più adatto per raccontare Vittorio Sgarbi? È la curatrice, Sabrina Colle, a spiegare, innanzitutto, il titolo della mostra, dedicata al suo Vittorio. Nel chiedere ai molti artisti di dare un’immagine dello studioso e del critico d’arte più famoso d’Italia, ha chiesto di “andare oltre il limite”, poiché Vittorio si rappresenta quotidianamente in modo illimitato.
Una mostra certamente singolare. Gli artisti hanno scelto liberamente come raffigurare uno degli uomini più visti e rivisti d’Italia. In principio furono il settimanale l’Espresso, nel 1993, con un Vittorio Sgarbi nudo in copertina, poi vennero i ritratti di Helmut Newton e di Tullio Pericoli, fra i tanti.
Oggi, l’ultimo nato è il duplice ritratto di Rocco Normanno, che ritrae Vittorio Sgarbi con l’immancabile smartphone in mano, la sua appendice fisica, il mezzo che gli consente di comunicare direttamente con il mondo, di lanciare proclami, di essere reporter di se stesso, di compiacersi sui social media del rumore che ogni sua dichiarazione o presenza provocano.
Volgendo l’occhio al passato appare quel ragazzo elegante, pallido, che sembrava uscito da un romanzo di Stendhal, poco confidenziale e facile allo scatto d’ira, finito per caso dentro il piccolo schermo dove, in un confronto esplosivo con un Federico Zeri, che comunicava il vecchio, l’elitario, il paludato, egli rappresentava il nuovo: il giovane intellettuale al passo con tempi che sapeva comunicare. Il successo televisivo e la popolarità, un crescendo rossiniano, uniti ad una cultura sconfinata e ad un carattere non semplice, ridondante, barocco, generoso, hanno creato il Vittorio Nazionale, amato, ammirato, discusso ma che, per certo, non ha mai suscitato indifferenza.
Famoso in ogni angolo d’Italia, proprio perché ha visitato ogni angolo d’Italia, conosciuto per i suoi proclami, per le sue provocazioni, le sue lotte, i suoi credo, Vittorio Sgarbi può essere raffigurato secondo molteplici visioni: presente o assente, ritratto fedele o ritratto d’uomo, simbolo di se stesso e delle sue parole, alcune di queste diventate, decisamente, i tormentoni più conosciuti, e valga su tutti il “capra, capra, capra!”.
Con queste premesse è facile immaginare quante forme ha Vittorio Sgarbi in questa bella mostra curata da Sabrina Colle, un omaggio, possiamo dirlo, alla loro lunghissima relazione.
Antonio Pasquale Prima raffigura un interno deserto e asettico, una camicia di Vittorio, reliquia di un infortunio stradale. Altri, quali: Lino Frongia, Gaetano Giuffré, Agostino Arrivabene, Fernando Botero, Stefano Mosena, Riccardo Mannelli, Livio Scarpella, Tullio Cattaneo, Bertozzi & Casoni, Gaetano Pesce, Filippo Dobrilla, Aron Demetz, Anna Gardu, Carmelo Giallo, Giuseppe Ducrot, Roberto Ferri, Alessandro Kokocinski, Cesare Inzerillo, Ivan Theimer, hanno preferito rappresentare indirettamente Sgarbi.
Aurelio Bulzatti, Nicolò Morales e Cristina Ghergo hanno ritratto Sabrina Colle, nel pensare a Vittorio, hanno omaggiato colei che gli è accanto.
Maurizio Bottoni e Fatima Messana hanno dato figurazione e perfino personificazione al termine più identificativo fra quelli usciti dalla bocca del Nostro, l’ormai celeberrimo “capra”.
C’è chi ha preso il toro per le corna, come Luciano Ventrone, che ha trattato Vittorio come una delle sue celebri nature morte, dandogli l’effetto di una statua di cera, tutto il contrario della simultanea vitalità concentrata da Giancarlo Vitali. E ancora, il metafisico distacco di Carlo Guarienti, Sandra Brunetti, Giampaolo Talani, la visione dall’alto di Enrico Robusti, con l’antico e il moderno in complicata convivenza, l’allegoria di Giovanni Gasparro, nella quale le opere d’arte sembrano risucchiare il loro proprietario, illusionista, impenitente giocatore di prestigio, in mezzo a tante mani volanti; gli spunti di vita raccolti da Helmut Newton, Natalia Tsarkova - Alexander Sergeeff, Antonio Ciccone, Rinaldo Geleng, il realismo modernizzato di Emanuele Facchiano Santagata, Andrea Facchini, Giorgio Balboni, Wainer Vaccari, e Federico Lombardo, toni fra lo scherzoso e l’incantato di Dante Carpigiani, Giuseppe Bergomi, Pino Navedoro, Luigi Serafini, Andrea Martinelli, Marco Lodola – Giovanna Fra, Raimondo Lorenzetti, Riccardo Adelchi Mantovani, Tullio Pericoli, Franco Dugo, Sante Ghinassi, Felipe Cardeña, Andrea Samaritani. E infine le opere di Paolo Cassarà, Mimmo Centonze, Luca Crocicchi, Grazia Cucco, Domenico Gnoli, Renato Guttuso, Giovanni Iudice, Benito Jacovitti, Tonino Mattu, Giorgio Ortona, Luigi Piras, Riccardo Tommasi Ferroni, Sergio Vecchio, Brancaleone Cugusi da Romana e Gino De Dominicis.
“Oltre il limite” ma dentro uno schema, quello del personaggio, singolare e plurale di se stesso: Vittorio Sgarbi. Una mostra da vedere per conoscere l’iconografia di un uomo nell’arte contemporanea.