Omar Galliani – Le stanze del disegno
Le opere scelte rappresentano alcuni cicli fondamentali del percorso del Maestro e attraversano tre suoi celebri periodi. Alcuni esempi risalgono, infatti, ai primi anni ’90 altri agli anni 2000.
Comunicato stampa
L'esposizione “Le stanze del disegno” di Omar Galliani, promossa dalla galleria Bonioni Arte, presenta una serie di opere monumentali di grande formato e di forte impatto, che intendono creare all'interno della Fiera un allestimento di tipo museale, in modo da rappresentare uno sguardo complessivo.
Le opere scelte rappresentano alcuni cicli fondamentali del percorso del Maestro e attraversano tre suoi celebri periodi. Alcuni esempi risalgono, infatti, ai primi anni '90 altri agli anni 2000.
In mostra una serie mai esposta intitolata “Anelli”,
quattro disegni a grafite su carta di grande formato datati al 1993, eseguiti prima ancora della realizzazione delle sue grandi tavole, alcune opere della serie “Nuove anatomie” del 2002 e di “Nuovi fiori, nuovi santi”, la serie ancora adesso in fase di elaborazione.
IN LINEA DI CONTINUITÀ
Ci sono percorsi che non si interrompono mai. Questi tragitti sono difficili da comprendere da parte di coloro che vivono in una perenne sosta rispetto al continuo fluire del mondo. Omar Galliani, nella sua lunga carriera, ha saputo correre assieme a tale trasporto della contemporaneità.
Ecco quindi che esiste un filo conduttore che, seppur nelle normali differenziazioni elaborative, ha attraversato questa ricerca. L'autore, nel mostrare una serie di indagini che percorrono vari periodi del suo “essere in arte", manifesta sempre e comunque una notevole vitalità estetica che pare non abbia ancora trovato requie. Scorrono sotto i nostri occhi picchi della creatività di Omar Galliani, artista attento alle manifestazioni del sensibile ma altresì sapiente modulatore di una loro apparenza, filtrata da una sensibilità acuta e personalissima.
Ormai assuefatti a subire più il particolare che l'universale, tale percorso ci accompagna verso quel tutto dell'essere umano in cui materiale e spirituale trovano un equilibrio che attraversa la
completezza della verità dell'esistenza. Un lungo confronto con l'umanità, in bilico tra provvisorietà e infinitezza, compone infatti queste notevoli elaborazioni, presentate con uno stile tipico ma che sa svincolarsi agevolmente da facili rimandi. Da qui passa certamente quella continuità che lega, senza soffocarla in sterili stilemi, la ricerca di Omar Galliani. Una permanenza ancora aperta al divenire, dove il passato certifica che il futuro si fortifica su quelle basi che giustificano uno "stare al mondo" attento e cosciente dell'attualità, ma non soltanto su questo concentrato.
Stefano Taddei
SUL FILO DELL'EMOZIONE
Nell'entrare nelle stanze segrete di Omar Galliani bisogna avere molta accortezza. E' come svelare trepidanti il velo di Maya, per trovarsi davanti alla pura essenza di un percorso, all'entrata di un regno la cui presenza egemone è senz'altro caratterizzata dal Disegno. Genere fin troppo bistrattato fin dall'antichità e considerato a torto mai al pari della pittura - anzi al contrario preparazione o surrogato del grande quadro - da sempre il posto del disegno è nel piccolo formato.
Non a caso dunque quest'esposizione sceglie la grandezza museale, la grande dimensione, proprio per sfatare questa caratterizzazione.
Per Omar Galliani difatti sin dall'inizio del suo percorso la monumentalità dell'opera non si discosta mai da questa tecnica tanto amata. Nelle ipotetiche stanze costruite dal Maestro in occasione di questa esposizione, giocate sul filo dell'emozione, si trovano elementi focalizzanti del suo percorso dagli anni '70 fino ad oggi, attraverso i quali si può capire, grazie anche ad una congeniale trasversalità, come sia riuscito in modo eccellente a sdoganare e modernizzare il genere.
Passano in rassegna alcuni dei suoi cicli fondamentali e celebri periodi, nei quali qualche sedicente critico d'arte ha tentato a fatica di incasellarlo. Ma Omar Galliani, esattamente come il suo disegno, rappresentazione del Grande Disegno Italiano che si ricollega alla tradizione rinascimentale in particolar modo fiorentina, sfugge ad ogni incasellamento precostituito perché rappresenta un unicum, che ha saputo evolversi col passare degli anni.
Nella serie mai esposta degli “Anelli” ad esempio, in cui troviamo quattro disegni a grafite su carta di grande formato datati ai primi anni '90, eseguiti prima ancora della realizzazione delle sue grandi tavole, la forza compositiva si esprime nella potenza dell'essenzialità dei gioielli stessi.
Piccoli oggetti si stagliano contro lo sfondo grigio prendendo forma e sembianza di totemici monoliti dai misteriosi tracciati incisi sulla loro superficie - che non sono altro che i nomi delle donne a cui appartengono - attraverso l'uso efficacissimo della grafite e vanno a dialogare con le apparizioni dei “Mantra”, con l'intrigante dicotomia dei suoi “Disegni Siamesi”, le deformazioni anatomiche e mutanti delle “Nuove Anatomie” e la bellezza catartica dei volti dei “Nuovi Santi”, la sua serie più recente.
Omar Galliani apre i nascosti cassetti della sua memoria e sceglie di mostrare periodi e tempi differenti ma con un fil rouge sottilissimo che li lega tutti assieme indissolubilmente, in una tensione rappresentativa continua, basato su due elementi opposti e necessari, il bianco del pioppo e il nero luminoso della grafite, minerale che sprigiona luce diamantina.
La materia è la madre di tutte le cose e nelle opere di Omar Galliani si smaterializza nel pigmento e nell'armonia dei contrasti. Nel Buio e nella Luce. Omar Galliani scardina la pelle del legno per farne affiorare le venature e illuminarle con sapienza. Il Disegno del Maestro viene dunque elevato da lui stesso ad Opera Totale. L'oeuvre per così dire, il suo destino. Ed è proprio nella grandezza che si misura e fuoriesce la peculiarità del dettaglio. All'interno di queste Stanze dove non c'è una via d'uscita. Perché il Grande Disegno non lascia scampo.
Francesca Baboni