On the Edge of History – Sospesi sulla Storia
Seconda tappa della mostra scambio promossa da Art1307 e Los Angeles Artists Association.
Comunicato stampa
Cosa ci riserva il futuro? Il grande interrogativo, quello con cui da sempre fa i conti l'umanità è al centro della grande collettiva che inaugura mercoledì 29 maggio, alle ore 19 a Villa di Donato, dal titolo “On The Edge of History – Sospesi sulla Storia”, mostra scambio che ha unito in una doppia esposizione le città di Napoli e Los Angeles, nell'ambito di una collaborazione internazionale che da cinque anni lega l'Associazione Art1307 e la Los Angeles Artists Association.
Nove artisti che, guidati dalla curatrice Cynthia Penna, hanno lavorato intorno a questo tema, scandagliandolo e analizzandolo sotto diverse prospettive attraverso i media più vari, dalla pittura, alla fotografia alla scultura.
Dopo la prima tappa, ospitata nella grande metropoli californiana nell'inverno di quest'anno, è questa la volta dell'esposizione napoletana: in mostra presso le settecentesche sale della Villa del Centro Storico le opere già esposte e le opere inedite di Mary Cinque, Geppy Pisanelli, Antonella Masetti, Viviana Rasulo, Linda Kunik, Maidy Morous, Catherine Rouane, Stephany Sydney e Richard Slechta.
La collettiva sarà visitabile su appuntamento fino al 10 Giugno 2019.
Il progetto
In un’epoca storica di grandi cambiamenti, a cominciare dai mutamenti climatici per finire alle grandi migrazioni di popoli, occorre fermarsi a riflettere sulla nostra esistenza e sul futuro del mondo.
Con questa mostra invitiamo artisti e pubblico a soffermarsi sulle cose, sulle proprie origini, sulle proprie tradizioni e a riflettere su cosa accadrà in futuro a queste antiche tradizioni e alle nostre basi culturali; in breve: cosa ci riserverà il futuro?
Per questo abbiamo selezionato artisti di diversa origine e struttura culturale e abbiamo chiesto loro di enucleare un elemento della propria tradizione e dei propri retaggi culturali e di proiettarlo dal passato al presente e poi verso il futuro chiedendosi come è mutato dal passato ad oggi e come presumibilmente si modificherà nel futuro. Che ne sarà di queste tradizioni domani? Resisteranno al cambiamento dei costumi o soccomberanno , oppure si trasformeranno in qualcos’altro senza per questo estinguersi del tutto?
Agli artisti è chiesto lo sforzo di immaginare, di inventare, di prefigurare il futuro perché l’arte ha un potere di preveggenza diverso dalla scienza. L’arte ha in sé quella capacità “divinatoria” della creazione tout court senza dover fare i conti con risultati, test, esami e nozioni.
Inoltre crediamo intensamente nei principi di identità e di identificazione come basicamente pregnanti alle nostre esistenze.
Identità significa trovare radici, ritrovare o scoprire il proprio passato personale e/o collettivo, strutturarsi in un complesso di norme, in una comunità di individui che condividono principi e regole.
Identificazione significa accogliere dentro di sé un corpus di regole condivise con la comunità sociale di “appartenenza”. Quest’ultimo termine ci posiziona all’interno della famiglia e della società con pienezza di ruolo e di funzione.
Tutti questi elementi riteniamo siano del tutto irrinunciabili all’uomo e alla sua dignità di persona.
Recuperare le proprie origini significa recuperare un’identità a volte sopita o perduta; studiare il passato, significa attuare una consapevolezza più profonda del presente. Prefigurarsi un futuro significa progettualità, speranza, programmazione, positività.
La nostra è una ricerca che parte dal personale di ogni artista; un’indagine sul rapporto tra il presente, con i suoi conflitti personali, sociali e politici, e le infinite possibilità di riscrivere la storia attraverso l’uso dell’immaginazione e della partecipazione collettiva.
Vogliamo la creazione di universi estetici che ci conducano ad un messaggio etico; miriamo col nostro progetto alla creazione di un corpus di opere che contengano un significato etico da condividere col pubblico senza alcun elemento di descrittivismo documentaristico, ma tutto affidato ad un racconto favolistico ed immaginario che ci conduca ad una realtà differente, ad una concretezza pregna di significati simbolici e rituali, ma anche di quotidianità del vivere comune.
In bilico sulla Storia, la nostra umanità deve affrontare nuove esperienze e nuove sfide: il nostro pianeta non è già più come lo abbiamo conosciuto e non sarà mai più in futuro come lo conosciamo adesso.
Le prospettive date dalla Scienza non appaiono confortanti per la sua sopravvivenza. Vogliamo tentare con l’arte? Con l’immaginazione? Negli anni ’70 vi era uno slogan in voga tra i giovani di tutto il mondo ed era: “l’immaginazione al potere”. Vogliamo tentare insieme di forgiarne un altro che può essere: “l’Arte al potere” nel senso di una prospettazione nuova di rapporti e relazioni in cui le realtà e le condizioni socio-politiche delle nazioni siano determinate da un nuovo approccio nella consapevolezza che il passato insegna, il presente si vive e il futuro deve costituire una speranza per ogni essere umano.
(Testo critico di Cynthia Penna)