On the Matter
On the Matter è il titolo di una mostra tematica che si sviluppa negli spazi di lorenzelli arte in due momenti espositivi, destinati a far luce sulle declinazioni e sulle motivazioni che spingono artisti storici e contemporanei ad utilizzare nella loro ricerca uno o più materiali in modo innovativo, coerente, reiterato e in alcuni casi anche ossessivo.
Comunicato stampa
On the Matter è il titolo di una mostra tematica che si sviluppa negli spazi di lorenzelli arte in due momenti espositivi, destinati a far luce sulle declinazioni e sulle motivazioni che spingono artisti storici e contemporanei ad utilizzare nella loro ricerca uno o più materiali in modo innovativo, coerente, reiterato e in alcuni casi anche ossessivo.
La mostra si divide in due tempi: il primo, che apre mercoledì 20 novembre e si estende sino a gennaio, alza lo scenario sulle opere dal Novecento sino all’epoca postmoderna, mostrando come gli artisti selezionati abbiano inventato, trovato, assemblato, manipolato, addensato ed esasperato i materiali, per elaborare un linguaggio che ora intende rianimare, dall’interno, strumenti e materie tradizionali dell’arte, ora sa portare nuovi elementi materici nel processo di ideazione e composizione dell’opera.
Apre il percorso Pavel Mansurov: necessaria presenza per ricordare la straordinaria lezione delle avanguardie storiche, lezione consegnata come un testimone, un monito e un incitamento al secondo dopoguerra, quando gli artisti devono ricostruire sulle macerie di un mondo sconvolto: bisogna chiedersi “che fare”, e “come fare” per esprimere quanto è accaduto, per plasmare quanto accadrà. Bisogna toccare, scegliere, provare a costruire con quel che resta, con quel che si può immaginare. Il fermento del nuovo, in un’epoca dilaniata tra la caduta e la speranza, conduce gli artisti a guardare alla materia come a una sorgente di ispirazione.
On Matter: così ci si rialza.
“Ogni generazione, senza dubbio, si crede destinata a rifare il mondo. La mia sa che non lo rifarà. Il suo compito è forse più grande: consiste nell’impedire che il mondo si distrugga”. Albert Camus lesse il suo discorso per il Premio Nobel per la letteratura nel 1957: le sue parole riecheggiano tra le opere in galleria realizzate da artisti quali Conrad Marca-Relli, Jean Dewasne, Miguel Berrocal e Vittorio Tavernari. Le domande sugli strumenti e sui metodi del dipingere appartengono invece alle opere di Giorgio Aricò che dialoga con Alberto Viani, Günter Fruhtrunk, Giorgio Griffa e Jorge Eielson. Altri artisti presenti in mostra portano nuovi materiali nella ricerca: il loro approccio è sperimentale e le nuove materie entrano con prepotenza nel processo ideativo e compositivo, indicando nuovi percorsi sperimentali. Tra fine anni Cinquanta e anni Sessanta le arti visive subiscono infatti la fascinazione nei confronti dei metalli da lavorazione industriale, come dimostrano Zoltan Kemeny, Pierluca, Getulio Alviani, Carlos Cruz-Diez, Paolo Icaro ed Herbert Ferber.
Come il metallo, così i materiali plastici che fanno il loro seducente ingresso nello
stesso periodo, cantati nell’ipnotico Le Chant du styrène, cortometraggio pubblicitario sull'utilità della plastica firmato dal regista Alain Resnais nel 1958 il cui testo poetico è scritto dallo scrittore e drammaturgo francese Raymond Queneau: lo dimostrano Toni Costa e Marco Gastini. La plastica in Aldo Mondino si condensa nella forma di un palloncino blu, mentre Peter Klasen prende una veneziana e la dispone su una superficie gialla: una prova di ardore è richiesta per vedere l’immagine erotica proibita che si cela lì dietro.
In altri artisti, come Arturo Bonfanti e Jean Gorin sono i lavorati del legno a rappresentare interessanti superfici di ricerca pittorica. Poi ci sono Luciano Bartolini e Piero Fogliati che rimescolano le carte della materia, lavorano con Kleenex, carte vetrate, inventano ingegnosi meccanismi che animano le opere, aprendo così il varco al nuovo Millennio che da febbraio sarà ospitato in galleria, con la seconda tappa della mostra, dedicata ad artisti di oggi.