Opera Viva Barriera di Milano 2019 – Rebecca Moccia
The flashback special project Opera Viva Barriera di Milano, 2019.
Comunicato stampa
Flashback compie 7 anni e, come ogni anno, aggiunge un nuovo e importante tassello al proprio racconto. I titoli di ciascun anno fanno parte di un’unica storia. Così l’Enigma del tempo, Il Labirinto, L’Energia, In senso Inverso, Nuovo Sincretismo e le Rive di un altro mare sono i capitoli di un unico racconto ai quali quest’anno si aggiunge Gli Erranti.
I personaggi siamo noi, crononauti dell’arte e nell’arte, vagabondi nel suo eterno presente, fruitori erranti, popolo misterioso che ha il vezzo di impicciarsi della storia (passata e futura) di tutti i popoli. Il titolo di questa settima edizione prende spunto da un romanzo fantascientifico datato 1986 della coppia di scrittori sovietici Arkadij e Boris Strugackij. Il titolo originale Le onde che estinguono il vento fu tradotto prima in inglese come The Time Wanderers poi in italiano come I passi del tempo. Per flashback questi Vagabondi nel e del tempo sono Gli Erranti / The Wanderers.
I crononauti del romanzo sono vagabondi del tempo, camminatori entusiasti, viandanti erranti, raminghi osservatori e cercatori, nomadi per scelta, curiosi della storia dell’arte di ogni tempo, sempre pronti per una nuova esperienza avventurosa ed entusiasmante: il risultato è un magma fluido e onirico di paesaggi, di emozioni, raccolti come nel diario di un pellegrino, come scavo, scoperta, preghiera e ascesi, un diario personale fatto di incontro con le opere, di relazione, di sentimenti, di noia e di curiosità. Gli erranti si spostano irregolarmente senza meta né programma; girovagano, gironzolano inefficienti evitando di fissare preventivamente l’itinerario; il senso sta nella scoperta, negli errori di percorso, negli incontri e nelle emozioni che vivono. È così che il vagabondaggio aiuta ad affinare i sensi e il vagabondare - dal latino l’andare errando - ha il doppio significato del muoversi senza meta ma anche del deviare dal vero, sbagliare per conoscere.
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Gli Erranti sono anche il tema della V ed. progetto di arte urbana Opera Viva “il manifesto”, ideato da Alessandro Bulgini e curato, per il quarto anno consecutivo, da Christian Caliandro. E’ Rebecca Moccia l’artista che apre il progetto e si intitola Fuoco in tasca. Per l’autrice i fuochi d’artificio sono una metafora dell’opera e dell’artista – di un certo tipo di artista, di come l’artista dovrebbe essere - sulla scorta del Jack Kerouac di Sulla strada: “le uniche persone che esistono per me sono i pazzi, i pazzi di voglia di vivere, di parole, di salvezza, i pazzi del tutto e subito, quelli che non sbadigliano mai e non dicono mai banalità ma bruciano, bruciano, bruciano come favolosi fuochi d’artificio gialli che esplodono simili a ragni sopra le stelle e nel mezzo si vede scoppiare la luce azzurra e tutti fanno «Oooooh!»”.
Il fuoco d’artificio simboleggia la portatilità (il piccolo nel grande e il grande nel piccolo), l’intangibilità, l’esperienza. L’opera d’arte che ha in mente Rebecca Moccia possiede un effettivo interesse nei confronti del mondo e delle persone, un calore, un’intimità, una vicinanza, un’empatia, una compassione. È un’opera in grado di vivere e di stare al mondo, in grado di muoversi con delicatezza ed emozione, in grado di coltivare una dimensione umana senza la quale nulla esiste, nulla può fiorire.
Così, questo disegno al tempo stesso umile e ambizioso, idealista e semplice, è fiero dei pochi, essenziali elementi che lo compongono (linee, punti, gesti); espone serenamente la sua fragilità e la leggibilità; non ha paura dell’errare, di fallimenti, scarti, arresti, deviazioni, digressioni, cadute improvvise e apparentemente immotivate (che anzi, costituiscono la sostanza del suo percorso e della sua pratica); la sua estrema, piccola/grande utilità risiede proprio nella sua somma inutilità.
Flashback alla VII edizione con Gli Erranti è la testimonianza di quanto sia importante conservare curiosità e agilità mentale senza la costante paura di errare, di fallire, di cadere ma con la capacità di spostarsi avanti e indietro nella storia e nel mondo senza pregiudizi perché il presente autentico consiste nel collasso delle dimensioni e delle differenze temporali e culturali nella convinzione che sia sempre la relazione attiva a determinare e a descrivere il tempo che viviamo.