Opera Viva Barriera di Milano il Manifesto – Erika Nevia Cervo
Secondo manifesto di Opera Viva Barriera di Milano, progetto ideato da Alessandro Bulgini, curato da Christian Caliandro e sostenuto dalla fiera d’arte Flashback, con l’opera Utile di Erika Nevia Cervo (2020).
Comunicato stampa
Giovedì 3 giugno alle ore 18.30 si inaugura in Piazza Bottesini a Torino e in diretta Facebook - @flashbackfair – il secondo manifesto di Opera Viva Barriera di Milano, progetto ideato da Alessandro Bulgini, curato da Christian Caliandro e sostenuto dalla fiera d’arte Flashback, con l’opera Utile di Erika Nevia Cervo (2020).
Dopo la tavola imbandita del progetto senzazioni di Emanuela Barilozzi Caruso (esposto in Piazza Bottesini a partire dal 5 maggio), che aveva preso corpo a Palermo a casa dell’artista nel marzo di quest’anno, il racconto visivo e artistico della fase che stiamo vivendo attraverso le opere delle vincitrici della call di Opera Viva Barriera di Milano prosegue con il manifesto di Erika Nevia Cervo, Utile.
La fotografia – esposta su manifesto di6x3 metri – ritrae una situazione impossibile, almeno a maggio dello scorso anno, del 2020: una fila ordinata e distanziata di persone davanti alla saracinesca abbassata del Multicinema Modernissimo di Napoli.
Amici e conoscenti dell’autrice si sono prestati alla realizzazione di una sorta di “quadro” che a sua volta riproduceva una condizione lontana dalla realtà. L’immagine è nata attraverso l’invito di una rete di enti e associazioni (composta dal collettivo artistico ABC, dalla piattaforma Nation 2.0 con sede a Dubai negli Emirati Arabi, da Mincione Edizioni e dallo Spazio Y di Roma) che hanno chiesto all’artista di realizzare un lavoro sul concetto di basic necessities, di necessità primarie e fondamentali. Ne è nato il progetto condensato in nell’immagine Utile, una critica alla retorica dei “beni di prima necessità” che ha caratterizzato quest’anno di pandemia, specialmente nella sua fase iniziale: una retorica legata a criteri di efficienza, di produttività, che per sua natura ha in gran parte rimosso la cultura, le sue realtà lavorative e i suoi luoghi.
Come afferma la stessa artista, Erika Nevia Cervo: “Nel primissimo periodo de ‘l’era Covid’, in pieno lockdown, ho subìto come ingiustizia il diktat della prima necessità: una fase in cui il Governo Italiano, dimentico dell’importanza basilare della produzione culturale, si affrettava a dare i primi aiuti alle industrie. Tra lo sfrecciare delle camionette della polizia, in una Napoli ineditamente deserta, ho chiamato a raccolta un piccolo gruppo di persone (per lo più teatranti, artisti, musicisti) per trovarci tutti in fila davanti ad un cinema chiuso.”
Erika Nevia Cervo, attraverso la sua opera, riflette su questo tema a partire non solo dalla propria visione artistica, ma anche dalla propria esperienza di vita e di professione, legata al teatro. Così, la fila in paziente attesa davanti al cinema multisala (con le locandine di Volevo nascondermi e Parasite, gli ultimi film visti in quella sala prima di una lunghissima interruzione, a congelare un preciso momento storico e collettivo) restituisce l’immagine di una condizione che, a un anno esatto di distanza, è ancora estremamente attuale.
Ciò che queste persone e questa immagine ci dicono è che arte e cultura sono beni primari, di prima necessità, utili per definizione – e come tali dovrebbero essere disponibili per tutti, in ogni momento.
Erika Nevia Cervo affronta la riscoperta e rigenerazione del sé attraverso la scultura. L’artista utilizza materiali e medium diversi a seconda delle necessità espressive. È co-fondatrice dello studio Cervo nel centro storico di Napoli. Diplomata al Liceo artistico e alla triennale in Archeologia e Storia delle Arti alla Federico II di Napoli Erika è stata selezionata alla call Reclaim di Cheap festival 2020, affissione poster in via Marchesana a Bologna. È vincitrice del concorso Exibartloves Verona 2018 e autrice della pubblicazione foto “psnluci” sul numero 102 del cartaceo di Exibart.