Opiemme – Vortex pensieri sulle stelle
I lavori di questo ciclo nascono “da una fascinazione per il cielo stellato”. Le stelle e l’universo divengono “specchio” della Terra, l’artista riflette sulle dinamiche dell’esistenza, i pensieri si arricchiscono di miti sulle costellazioni, speranze e scoperte scientifiche legate all’immensità dello spazio.
Comunicato stampa
L’artista torinese Opiemme, presenta a Ravenna, nella sala espositiva di PalazzoRasponi2, la mostra
“Vortex, pensieri sulle stelle”, a cura di Elena Paloscia.
Il progetto, avviato dal 2014 si ispira alle teorie astronomiche lessicali descritte da Giuseppe Sermonti nel libro “L'alfabeto scende dalle stelle. Sull'origine della scrittura”, in cui l'autore sottolinea come culture, lontane fra loro e a distanza di secoli, abbiano dato nomi alle costellazioni simili e accomunati dalla lettera iniziale. Una forma di innatismo della cultura.
“Vortex” è parola latina che significa vortice, e che rimanda alla spirale, un simbolo di vita, che rispecchia la forma della nostra galassia.
I lavori di questo ciclo nascono “da una fascinazione per il cielo stellato”. Le stelle e l'universo divengono “specchio” della Terra, l'artista riflette sulle dinamiche dell'esistenza, i pensieri si arricchiscono di miti sulle costellazioni, speranze e scoperte scientifiche legate all'immensità dello spazio. All'esposizione si aggiungono in questa occasione nuovi dipinti e spunti.
Opere dense di significati, talvolta nascosti, che si configurano come interessanti contaminazioni sperimentali di pittura e poesia.
In mostra sono presenti opere create con tecniche e supporti differenti tra cui il dripping su tela o su tavola, e i lavori su carte d’epoca scelte con cura, come antiche carte nautiche, carte geografiche e quotidiani. Contribuiscono alla comprensione della genesi e allo sviluppo del lavoro anche una selezione di stampe, pezzi unici, che l’artista realizza come prototipo per i propri lavori e stencil con cui ha realizzato alcuni delle sue opere più significative.
Il progetto Vortex, per sua natura in divenire, è presente nella produzione di Opiemme anche negli interventi di arte pubblica, “porto poesia in strada affinché trovi occhi che la leggano”, afferma, considerando questo aspetto parte integrante della sua ricerca di artista. Per rendere nella sua interezza il percorso che egli ha seguito in mostra è possibile così scoprire anche la sua attività outdoor tra muri e palazzi di tutto il mondo, attraverso un video che ne ripercorre le tappe.
Tra i murales più noti citiamo un tributo alla poetessa Szymborska dipinto a Gdansk nel 2014 per il Monumental Art Festival, e uno ispirato alla costellazione del Toro, sempre in Polonia, a Lodz per Urban Forms.
All'inaugurazione, sabato 8 ottobre 2016, sarà presente l'Assessora Valentina Morigi.
In occasione della mostra sarà pubblicato un catalogo a colori in italiano, con testo critico di Elena Paloscia (Matisklo Edizioni).
Un precedente capitolo di Vortex è stato protagonista dell'estate di Follonica, alla Pinacoteca Civica Modigliani, mentre una nuova mostra sarà ospitata dalla galleria Rosso20sette dal 18 Novembre a Roma.
Opiemme
Attivo sotto pseudonimo dal 1998, è stato definito "poeta della street art" e si è distinto negli anni per aver unito la poesia all'arte pubblica portando testi di famosi scrittori verso un pubblico vasto. I suoi lavori su tela, su carta e su muro hanno avuto riscontri in Italia e all'estero. Si compongono di immagini, lettere e complessi calligrammi, presentando contatti con la poesia visiva e la poesia concreta e richiami estetici al futurismo. La sua poetica, pur rimanendo apartitica e lirica, mostra ampi risvolti politici, sociali e ambientali.
Nel 2011 quei “nuovi modi di proporre la poesia”, che l'artista utilizza per portare testi in ambienti pubblici, per strada, si arricchiscono di una pittura murale. La prima opera sarà una valigia, un calligramma, dedicato a Fernando Pessoa e alla sua poesia “Viaggiare Perdere Paesi”.
Nel 2013 con il progetto Un viaggio di pittura e poesia Opiemme attraversa l'Italia da Nord a Sud e dipinge numerosi murales (Torino, Bologna, Rieti, Pizzo Calabro, Faggiano, Ariano Irpino, Menfi, Genova, Tirano e infine Roma) che creano un simbolico percorso di poesia di strada. Nell'ambito del suo progetto multiforme Vortex, realizza nel 2014 per il festival Monumental Art un tributo alla poetessa polacca Wislawa Szymborska: un murale alto 10 piani a Gdansk che viene riconosciuto dalla Fondazione Szymborska. Ha esposto in spazi pubblici e gallerie private in Italia e nel mondo; un suo murales è conservato all'interno della Fondazione Pistoletto; è stato selezionato dalla collezione Benetton nell'ambito del progetto Imago Mundi; ha partecipato a fiere d'arte nazionale e internazionali, e in alcuni dei principali festival di urban art.
https://it.wikipedia.org/wiki/Opiemme
ELENA PALOSCIA
Storica dell’arte, giornalista e curatrice indipendente dal 1993 collabora come consulente per progettazione, ricerche, redazione di testi, organizzazione e curatela di mostre con enti pubblici, privati e con artisti. Ha collaborato con la Galleria Comunale d'Arte Moderna e Contemporanea di Roma (attuale MACRO), con il Museo di Roma in Trastevere, è stata responsabile del coordinamento scientifico delle mostre per le società Postonove, Alphaomega Art e Made in Art. Dal 2003 è socio fondatore dell’Associazione Merzbau Arte e Cultura. Come docente collabora con il “Master di Marketing ed Organizzazione degli eventi” presso l’Università “Lumsa” (Roma). Giornalista pubblicista dal 2004, è direttore della rivista online Golconda Arte (2013). Ha collaborato inoltre con: Turismo e Finanza, Viaggio in Italia, Avvenimenti, guidagenitori, Exibart, Vita no profit, Cultframe. Ha all’attivo diverse pubblicazioni e cataloghi di mostre.
TESTO CRITICO DI ELENA PALOSCIA
“Non serve a niente dirmi che è una roccia senza vita là nel cielo! So che non è così.”
D.H. Lawrence
Vortex, pensieri sulle stelle
Elena Paloscia
Corpi celesti da cui sgorgano lettere che galleggiano nello spazio, isolate o in agglomerati come in una nebulosa, e che si compongono o decompongono secondo il ritmo stesso dell’esistenza. È questo lo scenario in cui Opiemme si sente a suo agio, tra le stelle e con le lettere. Se, come scriveva l’astronomo Carl Sagan, “Abbiamo incominciato a comprendere la nostra origine: siamo materia stellare che medita sulle stelle”, è forse riflettendo su questo che l’artista trova tra gli astri, emblema dell’ordine cosmico, quella dimensione necessaria affinché i propri pensieri possano animarsi e prendere corpo nei dipinti su tela, nei lavori su carta e sui muri, attraverso segni, gesti, colore.
La genesi e la progressiva presa di coscienza di questo processo, che si concretizza in un ciclo di opere cui l’artista ha dato il nome di “Vortex”, risiedono probabilmente nell’ancestrale attrazione dell’uomo per il cielo, per le stelle e per i pianeti. Quell’Universo ancora da indagare sgomenta per la finita piccolezza umana in confronto alla smisurata grandezza dello spazio e al contempo seduce come un’infinita tela vuota, rimanendo fonte d’ispirazione costante per gli artisti. Poterne raccontare le suggestioni o interpretare i segni è un’occupazione cui il genere umano si dedica da millenni. La rivelazione, tuttavia, arriva a Opiemme dalla lettura del testo L’alfabeto scende dalle stelle. Sull’origine della scrittura, pubblicato dal genetista Giuseppe Sermonti nel 2009, che espone la teoria secondo la quale i segni grafici dell’alfabeto di varie culture, come quella greca e quella fenicia, deriverebbero dalla struttura delle costellazioni, stabilendo così un legame tra la parola scritta e la grafia che le stelle disegnano nel cielo.
Da queste premesse nascono le opere della serie Vortex termine latino che significa vortice e che, riferendosi alla spirale “simbolo di vita”, evoca la forma stessa della Via Lattea. A questo progetto ancora in fieri Opiemme lavora a partire dal 2014 dimostrando di essere protagonista e interprete dell’era contemporanea.
A partire dallo studio dei caratteri tipografici e a stampa e dalla elaborazione di stencil, crea composizioni dalla struttura elementare in cui galleggiano forme circolari, di kandinskiana memoria, icone che si posizionano con un andamento decentrato sulla tela o su pagine di quotidiani d’epoca o, ancora, su carte geografiche e nautiche antiche.
Nel corso del processo creativo l’immagine, in bianco e nero, quasi d’impronta grafica, ritrova un equilibrio compositivo proprio grazie alla presenza di grafemi che si generano da quelle forme circolari o che si separano dalle poesie che vi sono iscritte.
Quei pensieri che nelle stelle hanno trovato il loro terreno fertile, amplificandosi si concedono successivamente, nel corso della ricerca, allo slancio emotivo che si concretizza, per Opiemme, nella sperimentazione del colore. In piena sintonia con la febbrile attività del Cosmo, in una serie di lavori del 2015, adotta la tecnica del dripping, che sente affine al suo operare proprio per l’istintualità ritmica che lo caratterizza. Nascono quadri che talvolta recano traccia della figurazione come La notte, composto da quattro tele che già contengono tutti gli elementi delle successive composizioni, ‘Pollock’, la cui la fittissima texture a puntini richiama alla mente il pulviscolo delle galassie e la serie Irradiation. Esito di questo suo sperimentare la gestualità libera sono le “colature”, che si ritrovano sia nelle carte che nei dipinti, anche monocromi come ‘Magma’, nelle opere outdoor e nelle performance.
Si percepisce in questi lavori il desiderio dell’artista di lasciarsi condurre dalla casualità, da lui considerata come un’ulteriore opportunità d’indagine espressiva, affine allo spirito “Neodada”.
Una presenza assidua (quasi costante) nelle opere di Opiemme sono testi brevi dotati di un ritmo pulsante, brani o componimenti poetici che restano inscritti nell’immagine circolare o, talvolta, compongono l’immagine stessa come ad esempio la ‘Balena’, con un testo tratto da Moby Dick, o il ‘Corvo’ in cui le lettere colorate, tra cui si cela la parola “nevermore”, sembrano volare via come la speranza del protagonista dell’omonima poesia di Edgar Allan Poe.
Sempre a partire da temi intimistici o sociali, l’artista trasferisce brani di testi poetici di autori più o meno celebri su carte geografiche d’epoca. Nell’opera inedita con la poesia di Paola D’Agostino, attraverso i suoi consueti stilemi e simboli, sembra voler mettere in relazione le due sfere terrestre e celeste. In altri casi, come nel lavoro dedicato alla poesia di Roberto Roversi ‘Addio addio addio non ti dico addio’, anch’essa inscritta in una forma circolare, utilizza le carte di giornale come supporto. Scrittura su scrittura, una sovrapposizione significativa in cui la stella nera, carica di contenuti, sembra irrompere nella realtà cui ci riportano i titoli e i testi del quotidiano. Alla medesima realtà fa riferimento ne ‘La Storia è migrante’, in cui la stratificazione di carte, come in un girotondo, delimita l’immagine dell’Europa e sembra ricreare proprio una sorta di “vortice” che coinvolge tutti, nessuno escluso.
Con la stessa intensità analoghe tematiche riecheggiano infine nelle opere di street poetry che l’artista ha realizzato in tutto il mondo. In Polonia c’è un grande murale dipinto nel 2014 in occasione del ‘Monumental Art Festival di Danzica’ in omaggio ai versi della poetessa Wisława Szymborska, premio Nobel per la letteratura nel 1996. A 36 metri di altezza, toccando quasi il cielo, Opiemme ha realizzato sulla facciata di un palazzo di dieci piani una sorta di manifesto della sua pittura.
Ritornano qui tutti gli elementi del suo linguaggio visivo: la composizione grafica, il cerchio nero, la cascata di lettere, le vivaci colature di colore che sembrano accendere come un arcobaleno verticale l’ambiente circostante e contenere al tempo stesso la forza centripeta delle lettere disseminate sulla facciata. In basso le parole della poetessa, "verità, non prestarmi troppa attenzione, serietà, sii magnanima con me”, tratte dalla poesia ‘Sotto una piccola stella’, si offrono agli occhi dei passanti.
Piccoli e grandi ‘Vortex’ popolano in Thailandia i muri realizzati nel corso del progetto ‘Un viaggio di pittura e poesia’, mentre a Bologna c’è ‘Irradiation’, murale con un vortex bianco su fondo nero, realizzato alla fine del 2014, posto sul tetto dell’autostazione dei bus.
È come se l’artista vestisse le spoglie di un vate contemporaneo impegnato nel diffondere, mediante la poesia, pensieri, intuizioni e riflessioni, filtrate attraverso la luce chiarificante delle stelle.
Un lavoro che prende le mosse da una necessità individuale per aprirsi al mondo con modalità che vanno quasi controcorrente. Se da un lato la struttura delle sue opere risponde in parte a codici propri anche del mondo della comunicazione rendendole così immediatamente fruibili sotto il profilo estetico, dall’altro offre differenti livelli di lettura sovvertendo, proprio grazie all’introduzione del lettering e del testo, le modalità percettive. Come un film che desideriamo tornare a vedere per coglierne i dettagli, le creazioni di Opiemme si guardano ma devono anche essere lette e comprese, talvolta interpretate. Laddove poi si trovi una scansione disarticolata nello spazio, o serrata fino a deformare il carattere, l’artista intende celare il messaggio coinvolgendo chi guarda in un gioco intrigante e rallentando così forzatamente la fruizione. Osservando questi lavori torna alla mente l’uso congiunto, come in un rebus, di lettere e immagini, nel ritratto di Lucina Brembati di Lorenzo Lotto, prima ancora della rivoluzionaria sperimentazione delle “parolibere” dell’avanguardia futurista e dei Calligrammi di Apollinaire all’inizio del Novecento o del Lettrismo francese e della Poesia visiva degli anni cinquanta e sessanta. Se è possibile cogliere in alcuni casi affinità formali e di intenti, bisogna tuttavia riflettere sul fatto che questi movimenti ancora non avevano sperimentato fino in fondo la pantagruelica voracità dell’era contemporanea e del web nel consumo delle immagini. Così Opiemme dopo aver “portato” i propri pensieri sulle stelle li restituisce in opere che si prestano non solo ad una percezione simultanea ma anche a essere metabolizzate lentamente, proprio come la materia che gravita nel vortice della galassia prima di finire in un buco nero.