Oreste Casalini – Dal bianco al nero
Oreste Casalini presenta nelle ex Scuderie una serie di 12 tavole di grande e medio formato, risultato
della ricerca compiuta al Castello di Rivara nel corso dell’estate 2011.
Comunicato stampa
Oreste Casalini presenta nelle ex Scuderie una serie di 12 tavole di grande e medio formato, risultato
della ricerca compiuta al Castello di Rivara nel corso dell’estate 2011.
Quella che guida l’artista romano è un’idea forte e fisica del fare arte, non legata a istanze
concettuali, ma trasferita direttamente nel corpo vivo della pittura e della scultura, secondo una
vigorosa alchimia che sfocia in un gesto istantaneo, perentorio, senza possibilità di ripensamento.
Ciò che Casalini ci propone è una modalità di contenimento del caos, un ritmo di tagli e torsioni
applicato ad una materia che vuole qualificarsi come portatrice di un rinnovato realismo, secondo
un’idea di immanenza non rappresentata, ma vissuta fino in fondo. Il suo è, in altre parole, un
confronto con la pratica dell’arte che si tramuta in gesto, in azione immediata capace di dar forma ad
una visione della realtà giocata entro i limiti dell’hic et nunc. Un gesto, quello del nostro artista, da
cui emerge una materia liquida e viva come lava colata da un’eruzione interiore, contorta e maturata
in uno scontro fisico che è “performance privata”.
Lo spazio dell’opera diviene così confine, argine alla dispersione e al disordine, e i quadri, quasi a
inseguire la loro etimologia, si danno come “riquadri”, superfici finite entro le quali contenere
l’infinito.
Non solo segno, dunque, ma corpo e sostanza, materiali organici, graffio e graffito, incisione, lotta,
accettazione del caso, estetica dell’esecuzione veloce, prestazione atletica capace di mantenere una
posizione, un sopra e un sotto che tracciano un orizzonte all’altezza del quale diviene possibile sia
scorgere semplicemente qualcosa, sia avere autentiche visioni, sempre comunque secondo il dettato
di un desiderio che comprende e cancella ogni speculazione intellettuale, diventa disegno, invade
l’intero quadro e lo tramuta in una forma solida come quella di una scultura.
Il titolo della mostra , Dal bianco al nero, allude alle diverse possibilità percettive legate alla luce e
alla materia. Il nero, che Casalini definisce un “colore Jazz”, ci appare onnivoro, in quanto raccoglie in
sé tutte le differenze, assorbe e soffoca la luce in un “cuore di tenebra”, ma allo stesso tempo
raccoglie l’intero universo del visibile quale combinazione di tutti i colori.
Il bianco, al contrario, è pura luce, somma di tutti i colori, unione di tutte le frequenze dello spettro
visivo, spazio dalle potenzialità infinite, luogo delle aspirazioni più alte.
Luce e materia = bianco e nero.