Ori Gersht / Alexander Tovborg
Brand New Gallery è lieta di presentare Still and Forever, prima personale italiana dell’artista israeliano Ori Gersht e Giverny, prima personale italiana del giovane artista danese Alexander Tovborg.
Comunicato stampa
Still and Forever
Attraverso la creazione di scenari sublimi che diventano precipitosamente inquietanti per mezzo di una decadenza improvvisa e graduale, le opere di Ori Gersht rendono momenti prolungati di suspense grazie all’uso della fotografia in stop-motion e del film al rallentatore. Rifacendosi nelle composizioni a quadri storici di grandi maestri, Gersht offre una meditazione sulla vita, la perdita, il destino ed il caso. Catturare un attimo, fermarlo nel tempo e nello spazio per renderlo percettibile in modo chiaro e preciso è una prerogativa di questo artista.
Nella serie Blow Up, che evoca volutamente l'omonimo film di Michelangelo Antonioni, la composizione floreale richiama le tinte del tricolore di Francia, rifacendosi all’opera di Henri Fantin-Latour. Ori Gersht accelera la scomparsa di questo still-life facendolo letteralmente saltare in aria, attraverso una tecnica che prevede un preventivo congelamento dei fiori e la successiva distruzione mediante una violenta esplosione. L’azione viene catturata in modo assai vivido per mezzo di una speciale fotocamera ad alta risoluzione (1/7.500 di secondo): i momenti cruciali di quest’immagine, allo stesso tempo affascinante ed inquietante, vengono selezionati dall’artista ad evocare la dicotomia tra caos e serenità così come gli atti casuali di violenza, non solo della storia europea, ma anche del suo paese d’origine. Lo stesso procedimento è utilizzato nel film dal titolo Big Bang, dove frammenti di petali, steli e cocci di vaso schizzano nell’ambiente e cadono rallentati verso terra. In Pomegranate la composizione si rifà ad una natura morta del XVII secolo del pittore spagnolo Juan Sànchez Cotan, attraversata questa volta da un proiettile che sembra bucare il telaio per colpire e spappolare il frutto sospeso. Gersht crea volutamente tensioni fra vecchi maestri e nuove tecnologie, è un momento di unione e simultanea distruzione. In Falling Bird, sulla base di una natura morta di Jean Baptiste Siméon Chardin, un fagiano è appeso senza vita a testa in giù e si riflette in uno specchio d’acqua scuro verso cui cade impotente a picco, consumandosi, nel tuffo, nel proprio riflesso.
In mostra presso lo spazio milanese, anche alcune opere della serie Chasing Good Fortune, realizzata in Giappone nel mese di fioritura dei ciliegi. Qui l'artista esplora il simbolismo di questo fiore, da un punto di vista storico e metaforico: inizialmente associato al rinnovamento buddista e simbolo di buon auspicio, durante il XIX secolo il significato del fiore di ciliegio mutò in favore della causa della militarizzazione del Giappone e dell'espansione coloniale. Se una volta veniva celebrato come fiore dell'abbondanza, ora la caduta dei petali del ciliegio è diventata simbolo dei soldati kamikaze. In questo lavoro Ori Gersht cattura l’essenza di questi fiori emblematici in un’atmosfera sinistra e post-atomica: l’interesse dell’artista in viaggio per Hiroshima era infatti ugualmente diviso fra l’innocenza perduta dei ciliegi e la forza grazie alla quale essi continuano a fiorire su di un suolo contaminato.
Nelle opere di Ori Gersht, più che un commento critico alla violenza, si nasconde l’osservazione delle assurdità che ci circondano, l’indagine di scenari in cui in un posto si combattono guerre sanguinose mentre in un altro luogo le persone vivono un comodo stile di vita decadente: esistenze opposte e parallele che talvolta s’incontrano, proprio come nelle sue opere convivono bellezza e distruzione.
Ori Gersht nasce a Tel Aviv nel 1967 e, a partire dal 1988, vive e lavora a Londra, dove consegue il diploma di laurea in Fotografia, film e video presso la Westminster University ed il Master of Arts presso il Royal College of Art.
A partire dai primi anni Novanta è rappresentato in gallerie e fiere di fama internazionale. Il suo lavoro è stato esposto presso importanti istituzioni museali, tra cui la Tate Britain e la Tate Modern, il Victoria and Albert Museum, il Tel Aviv Museum, Frankfurter Kunsverein, in Jewish Museum di New York e l’Hirshhorn Museum and Sculpture Garden di Washington.
Giverny
“Fu solo quando Eva e il giovane straniero ebbero esaurito il Kama Sutra (chissà se come ultima posizione avevano scelto il Bambù Spezzato o il Congresso della Mucca!) che lei si rese conto di quello che voleva davvero. Mentre la guardia arrivava di corsa attraversando il ponte giapponese e fendendo il sottobosco con il fascio di luce che proiettava la sua torcia elettrica, lei prese per mano lo straniero, lo aiutò a scendere dalla foglia di ninfea, gli fece guadare le acque ferme dello stagno e insieme a lui si avviò verso casa. In quel giardino era stata solo poche brevi ore, ma sentiva già che, in un modo o nell’altro, faceva già parte di lei, come se fosse spuntato in tutta la sua rigogliosa maestà, dall’ombrosa fessura tra le sue gambe. Eva tamburellò con le dita l’umido triangolo dei suoi peli pubici che assecondò la pressione delle sue dita, saldo e risoluto come i tasti di una tastiera di computer, per riprendere forma quando allentava la pressione. Erano quasi arrivati a casa mentre sull’altra sponda dello stagno, la guardia brontolava e imprecava nella calda notte di Normandia.” (estratto dal testo di Tom Morton in catalogo)
Grazie alla creazione di narrazioni sofisticate celate dietro un fervido immaginario a tratti metafisico, le opere di Alexander Tovborg, a cavallo tra astrattismo e figuratività, sembrano trarre la propria forza da una miscellanea di elementi ricercati, culture straniere, stimoli letterari e spiritualità religiosa. Il lavoro di Tovborg è stratificato e complesso, per certi versi mistico, e prende forma attraverso esperimenti visivi che indagano e sfidano, per contenuto e concetto, la tradizione artistica, storica e religiosa, giocando allo stesso tempo con l’immaginazione dello spettatore.
Adottando con sicurezza una varietà di medium espressivi, dalla pittura alla scultura fino all’incisione, per la sua Giverny, ospitata presso lo spazio milanese, l’artista costruisce una narrazione erotica fittizia, ambientata nel celebre giardino di Claude Monet. Nell’ambito della mostra, Alexander Tovborg presenta la serie intitolata Tourist, in cui colloca figure archetipiche e simboliche, che si pongono come punto d’interazione fra la lettura erotico-artistica del libro del Kama Sutra e la storia biblica di Adamo ed Eva nel Giardino dell’Eden.
Tovborg si esprime per mezzo di un racconto intenso e colorato, elegantemente scandinavo e folkloristico nella sua rappresentazione, ambientato in contesti meditativi resi attraverso una geometria poetica e narrativa. In questo lavoro acuto e vivace però il colore viene talvolta negato, censurato. Ne risultano spazi intimi che evocano il silenzio e la contemplazione. Questi spazi spirituali, volutamente restituiti, richiamano costantemente il tema religioso, così importante per l’artista in quanto utile ad osservare la dedizione dell’uomo in una dimensione così intensa e privata.
Alexander Tovborg nasce nel 1983 a Copenhagen, dove nel 2010 consegue il diploma di laurea presso la Royal Academy of Fine Arts. Tra il 2007 e il 2009 frequenta la Staatliche Akademie der Blidenden Künste di Karlsruhe in Germania. Il suo lavoro è stato esposto presso musei e gallerie di fama internazionale. Attualmente vive e lavora fra Copenhagen e Berlino.