Orti del Paradiso. Capolavori d’arte dal 1400 al 1900
La mostra al Filatoio prende spunto dal tema di EXPO 2015, Nutrire il mondo, per proporre un originale e articolato itinerario attraverso rappresentazioni e opere d’arte dedicate al giardino dal Quattrocento ad oggi.
Comunicato stampa
Gli orti del paradiso, Gusto e bellezza dal giardino alla tavola.
Dal gotico internazionale all’arte contemporanea
Associato nel libro della Genesi al Paradiso terrestre (Gan Eden in ebraico), il giardino è un luogo simbolico e reale presente sin da tempi remotissimi in civiltà diverse, dalla Mesopotamia al Giappone, dall’India al mondo classico e poi cristiano.
In italiano, la parola “giardino” deriva dal franco gard (luogo chiuso), un termine affine a “paradiso”, dal persiano pairi (intorno) daeza (muro).
Il giardino si presenta dunque, già a partire dalla sua definizione, come analogo terrestre del paradiso, caratterizzato da una recinzione che lo separa dal mondo esterno e che permette di mantenervi un ordine speciale, garanzia di bellezza, prosperità, protezione e abbondanza. Nella cultura monastica medievale la stessa funzione è quella del chiostro (in latino claustrum = luogo chiuso) che accoglieva le meditazioni e il silenzio dei monaci e simboleggiava la purezza di Maria Vergine, inaccessibile dall’esterno e caratterizzata da perfetta e intonsa bellezza.
In termini religiosi o laici, il giardino è uno spazio abitabile ma insieme ideale, dove la natura si presenta docile a addomesticata e per questo ordinata, in relazione creativa e produttiva con i suoi abitatori: relazione che, nel tempo, si è articolata non solo in termini contemplativi ed estetici ma anche utilitaristici, grazie ai frutti, agli ortaggi e alle sostanze commestibili che hanno spesso trovato nei giardini-orti un proprio tipico centro di produzione.
La mostra, in programma al Filatoio di Caraglio dal 5 settembre all’8 dicembre 2015, in concomitanza con gli ultimi mesi dell’EXPO, è appunto dedicata a questo luogo di natura e civiltà, che è stato spesso raccontato e descritto in grandi opere d’arte pittoriche, grafiche e plastiche; oltre che essere, naturalmente, in se stesso, uno dei grandi temi dell’architettura di tutti i tempi.
La mostra al Filatoio prende spunto dal tema di EXPO 2015, Nutrire il mondo, per proporre un originale e articolato itinerario attraverso rappresentazioni e opere d’arte dedicate al giardino dal Quattrocento ad oggi: un racconto di bellezze e di delizie ma anche di spazi produttivi, orti e frutteti. Nei giardini piemontesi come anche mediterranei, infatti, bellezza ed utilità si integrano in una stessa prospettiva e unità simbolica.
La mostra è divisa in sezioni, necessarie per illustrare una tematica complessa come questa e proporre frequenti e suggestivi contrasti e associazioni fra opere molto diverse per epoca e provenienza.
L’ideale giardino. Fuori dal tempo e dal disordine contingente, il giardino è il luogo della bellezza ideale, il Gan Eden dove hanno soggiornato, nella loro breve felicità, i progenitori dell’umanità; ma è anche l’hortus conclusus nominato dal Cantico dei Cantici e frequentato, nella letteratura mistica e nell’iconografia cristiana, da Maria, la cui purezza è riflessa dallo spazio stesso che la accoglie. Questi aspetti in mostra sono presentati, fra l’altro, da una grande tela attribuita a Frans Floris, Il peccato di Adamo ed Eva, proveniente dagli Uffizi (ca.1600), e dalla splendida Madonna dell’Umiltà di Sano di Pietro del Museo di Montalcino; ma non mancano lavori contemporanei, come i Fiori di Andy Warhol oppure Il suo essere fino al 49mo anno di età in un’ora fantastica di Giuseppe Penone (1972). Sono collocati qui anche i dipinti che illustrano alcuni episodi biblici ed evangelici che si svolgono in un giardino, come L’Orazione nell’orto dei Getsemani di Domenico Panetti (ca. 1510) della Pinacoteca nazionale di Ferrara. Chiude questa prima parte la leziosa ed elegante Giardiniera di François Boucher (1767) della Galleria Nazionale di Roma, che introduce il visitatore alla seconda sezione della mostra.
Le quattro stagioni. L’immagine assoluta ed immutabile del giardino ideale viene qui posta a confronto con l’elemento temporale, quel divenire che ne altera aspetto e significati, rendendolo contingente e soggetto a continui mutamenti, naturalistici e metaforici. Le quattro grandi tele dedicate alle Stagioni di Vittorio Amedeo Rapous (1765-70) costituiscono il cuore di questa sezione, intorno a cui si organizzano ghirlande di fiori (particolarmente lussureggianti quelle dipinte da Giovanni Segantini nel dittico delle Rose e delle Ortensie), oltre ad allegorie delle stagioni del giardino e della vita: l’Idillio verde di Pellizza da Volpedo (1901), della Pinacoteca Civica di Ascoli Piceno (immagine-guida della mostra), ne costituisce un ottimo esempio, mentre, in ambito contemporaneo, spiccano il trittico di Piero Gilardi, Frutta caduta, del 1967, perfetta rappresentazione dell’autunno, e la malinconica Passeggiata in giardino a Velate di Renato Guttuso (1983), metafora dell’ultima stagione della vita.
Ritratti di giardini. Questa ampia sezione, suddivisa in diverse sale, presenta tutte le opere che descrivono giardini effettivamente esistenti o esistiti, suddivisi per stili, tipi e momenti storici: il tedesco Christian Berentz rappresenta, alla fine del XVII secolo, il romano Casino dell’Aurora in una squisita composizione proveniente dalla Galleria Nazionale di Palazzo Corsini e due grandi Vedute di Gaspar van Wittel raccontano invece l’ameno paesaggio delle terrazze di Villa Colonna a Marino o il giardino del convento di San Paolo ad Albano Laziale; la villa toscana invece è soggetto di preziose opere di fine Ottocento come il Giardino a Ronta di Michele Gordigiani (1890) oppure il Giardino di Villa Cenami di Adolfo Tommasi (1912), entrambi provenienti da Palazzo Pitti. Fa riferimento alle meravigliose ville sparpagliate nella campagna veneta il Banchetto in giardino di Francesco Zuccarelli (1770), mentre Costantino Prinetti nella sua Veduta inquadra il parco di Villa Bolongaro a Stresa. Infine, ai giardini piemontesi è dedicata una serie di dipinti, fra cui la Veduta del parco di Villa Fontana a Montezemolo di Marco Calderini (1881) e i Giardini Reali a Torino di Enrico Reycend. Prezioso e raro anche il Piano geometrico del Parco Reale di Racconigi, litografia acquerellata realizzata in occasione del matrimonio di Vittorio Emanuele II (1840).
Dall’orto alla tavola. Scese le scale, il visitatore è accolto nell’ultima sezione della mostra dedicata all’orto e ai suoi prodotti, alla loro coltivazione e commercio. La fertilità della natura addomesticata è celebrata in grandi e piccole Nature morte ma anche in molte vedute antiche e moderne, che descrivono appunto il paesaggio ritmato e suddiviso dai muri degli orti: per esempio il raro Paesaggio di Giorgio Morandi della GAM di Torino. Fra le composizioni di ortaggi e frutte si ricordano invece soltanto le due monumentali Nature morte di Gian Domenico Valentino e i più piccoli ma non meno preziosi Rami con frutta in giardini monumentali di Abraham Brueghel. Di grande interesse è poi la collezione di mele e altri frutti in cere e resine realizzata da Francesco Garnier Valletti alla fine dell’Ottocento: in mostra è presentata, oltre ad alcuni disegni e album, una trentina di pezzi straordinari per fedeltà rappresentativa che oggi verrebbe definita iperrealista ma che rispondeva invece a una precisa esigenza scientifica. Infine, la “festa” dell’abbondanza che ha luogo al mercato è felicemente descritta dalla grande tela di Giovanni Michele Graneri, Mercato in piazza San Carlo (1752), eccezionalmente concessa dal Museo Civico d’Arte Antica di Torino.
Nel complesso, verranno esposte circa 100 opere fra dipinti, acquerelli, tavole, album, disegni, litografie, sculture e oggetti. Ma la mostra non è esaurita ed esauribile soltanto attraverso gli oggetti d’arte: infatti, nello spazioso ed aulico cortile del Filatoio, verrà proposto un orto autentico costituito da piante viventi in vaso e corredato da alberi e cespugli che porteranno a maturazione i propri frutti o tuberi durante i mesi della mostra, in modo tale da trasformare la visita in una vera e propria esperienza ricca di sensazioni, profumi e impressioni. La mostra stessa è concepita come un viaggio di delizie in un giardino ideale, ricreato nel cortile appunto grazie all’attenta installazione concepita apposta dall’architetto Paolo Pejrone, che scrive nel catalogo: “Nei due grandi cortili del Filatoio di Caraglio si è voluta allestire una serie di piccoli orti, una specie di confederazione vegetale, “programmata” per un settembre ed un ottobre possibilmente ricchi e decorativi. Un lavoro all'insegna del poco rigore e della tanta vitalità: vorrebbero essere orti prorompenti e generosi, semplici ed esuberanti allo stesso tempo, come erano ed ancora sono i vecchi, saggi orti di campagna. Alberi da frutta, fioriture annuali da taglio, ortaggi ed erbe aromatiche si propongono come un annuncio della Mostra, ma finiscono per diventare mostra essi stessi: tra ciò che sta dentro e ciò che sta fuori, tra le opere esposte e i piantini di zinnie e di pomodori, c'è un dialogo dalle fitte e continue rispondenze. Tanto che alla fine è difficile dire quanto sia la natura ad ispirare l'artista e quanto invece sia l'arte ad insegnare al giardiniere (e all'artista a sua volta) a vedere forme e colori”.
L’evento è a cura di Paolo Pejrone e Martina Corgnati, insieme al comitato scientifico composto da Alberto Cottino e Carlo Sisi. La mostra sarà accompagnata da un catalogo edito da Skira.