Oscar Turco – Verba volant
La University of Washington Rome Center e il suo Honors Program è lieta di annunciare l’apertura di Verba volant, una mostra di Oscar Turco allestita presso gli spazi storici del Centro (Torre Medievale, terzo piano di Palazzo Pio) e curata dal prof. Arendt Oak Speser.
Comunicato stampa
La University of Washington Rome Center e il suo Honors Program è lieta di annunciare l'apertura di Verba volant, una mostra di Oscar Turco allestita presso gli spazi storici del Centro (Torre Medievale, terzo piano di Palazzo Pio) e curata dal prof. Arendt Oak Speser.
Artista dalla lunga e prestigiosa carriera espositiva in Italia e all’estero, Oscar Turco (Buenos Aires, 1949, vive a Roma) lavora con immagini e testi in modo da sovvertire l’ordine mentale costituito, avviando un giocoso scambio di codici attraverso interventi visivi e giustapposizioni. Il rapporto tipico dei lavori dell’artista tra vuoto e pieno, presenza e assenza, richiama prospettive tanto del pensiero occidentale che della spiritualità orientale: le parole, come il titolo della mostra suggerisce, si fanno così leggere fino all’evanescenza, mentre le immagini definiscono una meditata silenziosità.
In occasione dell'inaugurazione si terrà un rinfresco e un intervento musicale, con un “open studio” di lavori originali realizzati per l’occasione da studenti della University of Washington.
The University of Washington Rome Center and Honors Program is pleased to announce the opening of the exhibition Verba volant, by Oscar Turco, to be held in the Torre Medivale on the Third Floor of the historic Palazzo Pio, and curated by prof. Arendt Oak Speser.
An accomplished artist with a prestigious exhibition record in Italy and abroad, Oscar Turco (born in Buenos Aires, 1949; he lives in Rome) works with image and text in a way that subverts established order and engages in playful "code-switching" through visual intervention and juxtaposition. The relationship between what is solid and what touches the void, vivid themes of presence and absence, engages both Western expectations and Eastern philosophy. Words, as the title of the exhibition suggests, lose their weight, while images linger in a contemplating quietness.
The opening will also feature a reception and musical performance, with an open studio of original artworks by University of Washington students.