Osvaldo Licini – Ritratti di famiglia
Grazie alla determinante collaborazione degli eredi Lorenzo e Silvia Licini, sarà possibile vedere opere rimaste nel tempo di proprietà della famiglia ed esposte in poche occasioni.
Comunicato stampa
Nel programma di esposizioni messo a punto dal Centro Studi Osvaldo Licini per approfondire la conoscenza dell’artista, la casa museo Osvaldo Licini ospiterà dal 30 aprile al 10 luglio la mostra “Ritratti di famiglia”. Sono alcuni ritratti che costituiscono una mappatura degli affetti più cari dell’artista e insieme un excursus delle sperimentazioni, di quegli “studi” – come li definisce nel Questionario Scheiwiller del 1929– che caratterizzano la fase figurativa, prima del volo verso l’astrazione. Grazie alla determinante collaborazione degli eredi Lorenzo e Silvia Licini, sarà possibile vedere opere rimaste nel tempo di proprietà della famiglia ed esposte in poche occasioni. “I ritratti di Filippo, Amedea, Esmeralda e Beatrice presenti in questa mostra – scrive Lorenzo Licini, nipote dell’artista, nel Quaderno Liciniano che accompagna l’esposizione - sono anche i ritratti di alcuni componenti della mia famiglia: non posso quindi nascondere il particolare coinvolgimento personale che ho sentito, con mia madre, quando siamo stati invitati a collaborare a questa iniziativa. Gli stessi ritratti, d’altra parte, offrono anche lo spunto per affrontare aspetti forse meno noti della vita familiare di Osvaldo.”
La punta di diamante dell’esposizione, curata da Daniela Simoni, presidente del Centro Studi Osvaldo Licini, è Nonno Filippo, la prima opera del corpus liciniano, risalente al 1908, anno di iscrizione all’Accademia di Bologna, pubblicato nel catalogo di Marchiori del 1968 in bianco e nero e mai esposto finora, recentemente restaurato. Non fu è un caso che il giovane Osvaldo decidesse di ritrarre proprio il nonno paterno, perché quando la sua famiglia poco dopo la sua nascita si era trasferita a Parigi, lui era rimasto al paese natio ed era cresciuto nella casa del nonno Filippo, dove era nato, dove avrebbe trascorso la sua esistenza e dove sarebbe morto nel 1958. Il dipinto di esordio rivela l’abilità e la precoce maturità sul piano pittorico del quattordicenne Osvaldo.
Non poteva mancare nel breve ma significativo percorso espositivo l’Autoritratto del 1913, realizzato in quel biennio definito da Licini del “primitivismo fantastico” e corrispondente alla sua fase futurista, esposto alla collettiva tenutasi il 21 e 22 marzo 1914 nei sotterranei dell’Hotel Baglioni di Bologna, dipinto che rimanda alla pittura fauve, espressione visiva dei Racconti di Bruto, scritti nello stesso anno.
Durante i soggiorni parigini agli inizi degli anni venti Licini aveva immortalato la bellezza della sorella Esmeralda, nata nella Ville Lumière nel 1896 e ballerina dell’Opéra, e il fascino e l’eleganza di sua madre Amedea Corazza, bolognese d’origine, sposatasi nel 1893 nella sua città con Vincenzo Licini, con lui trasferitasi nelle Marche e poi nella capitale francese dove avrebbe lavorato come modista. Riguardo al Ritratto della sorella del 1921 Marchiori nella monografia liciniana scrisse che “per chiarezza di sintesi, a piani semplificati, e per vigore di espressione, si riallaccia direttamente all’arte di Matisse”. L’intenso Ritratto della madre con la mano sulla guancia del 1923 richiama nella posa pensosa e nello sguardo vellutato i tipi femminili di Renoir, uno degli artisti prediletti da Licini.
Tra i “Ritratti di famiglia” anche le donne della sua vita: il sensuale Ritratto di Nanny, la pittrice svedese conosciuta a Parigi e divenuta sua moglie, in cui la linea matissiana flessuosa, spezzata, incisiva, domina con tutto il suo vitalismo. Se Nanny adotterà Caterina Celi, rimasta orfana alla nascita nel 1940, e la piccola crescerà con i coniugi Licini, Osvaldo nel 1943 riconoscerà come suo unico figlio Paolo, nato nel 1917 da una breve ma intensa relazione tra l’artista e la crocerossina svizzera Beatrice Müller, conosciuta durante la degenza all’ospedale militare di Firenze dopo il ferimento al fronte sul Podgora. Non avendo Licini realizzato alcun ritratto della bella e raffinata madre di suo figlio, se ne propone uno in mostra eseguito nel 1929 dal pittore Giovanni Costetti, tra i più importanti artisti del ‘900 toscano.
“Con entusiasmo inauguriamo questa nuova mostra nella cantina della casa museo – afferma il sindaco Giuseppe Forti – Il tema è poi quanto mai pertinente, rappresentando gli esordi dell’arte di Licini e i suoi cari, tra i quali il ritratto del padrone di casa, Filippo Licini, di cui quest’anno ricorre il centenario della morte. Siamo profondamente grati agli eredi Lorenzo e Silvia Licini per il sostegno fondamentale che danno alle nostre attività, così come a Caterina Celi Hellström. Per proseguire su questa strada confidiamo nel sostegno delle istituzioni, in particolare della Regione Marche”.