Our London La Nostra Londra
ulteriore segmento che si aggiunge a PROVA GENERALE, una sala che si disallestisce ed ospita un’altra avventura avvenuta anni fa a Londra e che vede protagonisti due artisti.
Comunicato stampa
“Our London - La nostra Londra”
è un ulteriore segmento che si aggiunge a PROVA GENERALE, una sala che si disallestisce ed ospita un’altra avventura avvenuta anni fa a Londra e che vede protagonisti due artisti:
Nino Spallone ed Angelo Mosca.
Ci piace riportare anche il prezioso contributo, la testimonianza di Michele Tocca che in quel tempo, giovane pittore, frequentava lo studio londinese.
Nino era giunto lì dopo gli studi all’Accademia di belle arti di Roma nella seconda metà degli anni ’50. Una Londra post bellica dove i segni del secondo conflitto mondiale erano ancora evidenti.
C’erano palazzi ed interi quartieri devastati dai bombardamenti.
Uno di quelli era Chelsea dove Nino viveva e dove iniziava a mostrare le sue opere, quella che poi noi ricorderemo come il centro della “swinging london”. Centro, motore e movimento che influenzerà oltre l’arte, la moda ed il costume.
Io arrivo a Londra alla fine degli anni ’90. Avevo studiato e vivevo a Milano ma scontento del clima che all’epoca si respirava intorno all’arte ed in particolare alla pittura decisi di spostarmi a Londra.
Clima inspiegabilmente avverso al quale ancora oggi faccio fatica a dare un senso.
Mi ritrovai nell’East End di Londra quartiere periferico e marginale ma che da li a poco conquisterà la centralità della scena londinese e mondiale.
Una citta’ aperta ed evoluta dove sembrava non ci fossero limiti se non quelli che ti ponevi.
Stavo bene e provavo quello strano senso di “straniamento” che mi permetteva di astrarmi da tutto e di concentrarmi in quella che era la mia principale occupazione cioe’ dipingere.
Incontro Nino il quale mi propone di dividere con lui il suo studio di Londra, sempre nell’East End…
VORREI CHIEDERGLIELO MA NON OSO
C’eravamo immaginati un mondo che non c’è più!
Se ripenso a cosa è stata Londra per noi e a cosa è diventata a come in un attimo, è cambiato il mondo e non solo.
Siamo cambiati noi...
Che casino ragazzi!! Cosa siamo diventati? Leggo ora, rileggendo e riguardando i nostri lavori quale radicale cambiamento è avvenuto sotto i nostri occhi. Il tempo soltanto di accorgersi o di scostarsi. Non sono più tornato a Londra dopo la Brexit, Nino torna spesso per far visita ai suoi figli che vivono li ma non credo più con lo stesso spirito.
Angelo Mosca
LO STUDIO DI LONDRA
Ho incontrato Angelo tramite una mia cara amica ,la critica d’arte Stella Santacatterina a Città Sant’Angelo nel 1999.
Siamo diventati subito amici. A nostra insaputa eravamo tutti e due a Londra. Entrambi a dipingere e partecipare alla vita artistica della capitale inglese.
Angelo si muoveva tra Londra e l’Italia e ogni tanto passava lunghi periodi in città. Gli proposi di condividere con me lo studio e lui accettò con piacere.
E’ iniziato così il nostro sodalizio artistico che continua a durare. Lo studio si trovava negli East End di Londra, una delle zone industriali e multietniche più interessanti. Più tardi diventò la sede di importanti gallerie di arte contemporanea . Io e Angelo lavoravamo bene insieme ognuno nel suo spazio. Durante le pause esploravamo i dintorni e spesso facevamo lunghe passeggiate sul canale e a Victoria Park che circondava tutta la zona .
Sono stati anni artisticamente proficui che hanno cementato la nostra amicizia e che sempre più ora rimpiango pur vedendomi assiduamente con Angelo in Abruzzo.
Nino Spallone
Se oggi si digita ACAVA su Google, la risposta è “Safari non trova il Server”.
Un tempo, invece, non troppo tempo fa, ACAVA era uno dei principali punti di riferimento degli studi per artisti a Londra, roba da lista d’attesa, un’organizzazione capillare e ineccepibile che raccoglieva artisti da tutto il mondo.
Il più conosciuto era il block dove c’erano Nino e Angelo, vicino Bethnal Green, East London. Prima di essere venduto per diventare un complesso di penthouses e studi di design, lo conoscevano tutti, tutti avevano qualche aneddoto, tutti ci avevano lavorato o avevano almeno un amico che ci lavorava, qualcuno ci si era ubriacato durante i First Thursdays (gli open studios e le inaugurazioni di ogni primo giovedì del mese), e qualcuno lo conosceva perché era stato la sede della galleria Vilma Gold o, successivamente, di Nettie Horn.
Nell’East End c’era un microcosmo e quel complesso lo ricordano tutti come parte di una mitologia.
Raramente ci sono stato con tutti e due insieme, mi vengono in mente poche bellissime volte. Di solito c’era o Nino o Angelo e tutti e due, alla fine del soggiorno, lasciavano lo studio come l’altro l’aveva lasciato. Quando non c’era né Nino, né Angelo, ne diventavo una specie di custode. A volte ricevevo visite di persone che cercavano uno dei due. A volte ho trovato i messaggi di qualcuno che li cercava. Una volta mi sono ritrovato ad andarci dopo l’ennesimo passaggio dei ladri: tutti gli studi erano sventrati, quello di Nino e Angelo era pieno di trucioli da motosega. Risistemarlo è stato come un esercizio di memoria. E infatti mi ricordo la disposizione degli oggetti perfettamente. Il cavalletto vicino alla finestra, gli scaffali, lo stereo, i vasetti dello yogurt incrostati di olii, il busto femminile in terracotta – unica concessione alla figura umana dal lato di Nino.
Per me era come difendere questo luogo dove si sentiva l’intreccio e il confronto di due storie, un po’ messe di spalle, un po’ avvolte nel pluriball. Una storia d’amicizia e supporto.
Sono riuscito a farci qualche lavoro anche io nello studio, in particolare un piccolo olio su tela dove si vede il sasso quadrangolare che teneva aperta la porta di accesso al pianerottolo. Si chiama Un Sanpietrino a Londra e quando lo riguardo mi ricordo esattamente il colore dei pavimenti in pvc blu perennemente impolverati che non esistono più.
Michele Tocca