Oversize. Grandi capolavori dalle collezioni del CAMeC
Con la mostra Oversize. Grandi capolavori dalle collezioni del CAMeC, il Centro Arte Moderna e Contemporanea della Spezia torna a dedicare un inedito progetto espositivo alle sue collezioni permanenti.
Comunicato stampa
Con la mostra Oversize. Grandi capolavori dalle collezioni del CAMeC, il Centro Arte Moderna e Contemporanea della Spezia torna a dedicare un inedito progetto espositivo alle sue collezioni permanenti, con inaugurazione il 12 ottobre 2019, alle ore 18.00, in occasione della XV Giornata del Contemporaneo promossa da AMACI.
Si tratta di una rinnovata selezione, che si offre quale contrappunto alla mostra realizzata nel 2017/18 nello stesso ambiente, il secondo piano del museo: se in Small Size. Piccoli capolavori dalle collezioni del CAMeC, circa 200 piccole opere ne affollavano le pareti, in questo percorso espositivo soltanto una quarantina di lavori di grande formato, alcuni dei quali mai esposti, dialogano fra loro e si presentano allo spettatore nel loro potente impatto visivo.
«I nostri musei civici nascondono dei veri e propri forzieri ricolmi di capolavori – dichiara il Sindaco Pierluigi Peracchini – alcuni dei quali, per la vastità del patrimonio, mai esposti. È nostra intenzione riscoprire e ammirare le collezioni civiche, che non solo documentano gran parte della storia dell’arte contemporanea ma soprattutto la grande propulsione che La Spezia ha dato e continua a dare al contemporaneo. La mostra Oversize, Grandi capolavori dalle collezioni del CAMeC si inserisce proprio in questo progetto: dare lustro alle grandi opere acquisite grazie al Premio del Golfo e alle donazioni Cozzani/Battolini, inorgogliendo la Città che fa mostra delle sue opere più grandi in termini di dimensioni e di bellezza».
Imposto e contraddistinto dalla dimensione, il florilegio si articola in un tracciato che associa alla cronologia l’accostamento linguistico, la consonanza estetica, l’accordo tematico. La silloge è attinta da tutti i diversi fondi conservati al CAMeC.
Ampiamente rappresentato è il nucleo ‘storico’, ossia la pregevolissima raccolta di dipinti acquisiti nell’ambito del Premio Nazionale di Pittura intitolato al Golfo della Spezia, rassegna-concorso che dal 1949 al 1965 ha animato le estati spezzine chiamando a sé artisti di grande rilevanza anche internazionale, in quegli anni giovani promesse, oggi ampiamente storicizzati e musealizzati.
«L’incipit della mostra – spiega la curatrice Eleonora Acerbi – è affidato a Ragazzi che cercano granchi di Renato Guttuso, tela dedicata alla rappresentazione del lavoro marinaro, cui andò il massimo riconoscimento all’esordio della manifestazione, nel 1949 appunto, opera inscrivibile nella interessante fase pre-realista dell’autore siciliano. Fra gli altri grandi dipinti – di noti artisti – presenti al CAMeC grazie al Premio del Golfo e qui riuniti, spiccano inoltre un esemplare appartenente alla celebre serie delle Finestre di Giuseppe Santomaso, del 1952, riuscito saggio del periodo ‘astratto-concreto’; una preziosa digressione in pittura dell’architetto Ettore Sottsass Jr., Porto di mare del 1952, risalente al momento di adesione agli assunti del MAC, Movimento Arte Concreta, molto frequentato dagli architetti; Vie del Mondo di Emilio Vedova, importantissimo lavoro del 1953, singolare saggio della sua incipiente adesione alla temperie informale; Le dolci colline di Brisighella di Mattia Moreni, maestoso paesaggio informale che ottenne il massimo riconoscimento nel 1954; Senza occhi di Emilio Scanavino, del 1963, riuscitissimo esempio del suo pronunciamento astratto carico di tensione emotiva».
La presenza di diverse voci internazionali si deve prevalentemente al nucleo ‘Giorgio e Ilda Cozzani’. Collezionista onnivoro ed enciclopedico, raccoglitore inesausto e girovago, particolarmente attratto dalla produzione contemporanea straniera, Giorgio Cozzani visitava regolarmente la Biennale di Venezia, Documenta a Kassel, ma anche le più importanti gallerie di Londra e Parigi. Alla sua curiosità e al suo fiuto si devono alcune rarità, e di grande formato. Fra le altre: Infernalezza di Helmut Sturm, 1962-63, che nella sua casa-galleria occupava la stravagante collocazione nel soffitto della sala da pranzo (l’opera si trasferirà in Germania nell’estate 2020 in occasione di una mostra retrospettiva dedicata all’autore); di Joseph Kosuth, nume tutelare del cosiddetto Concettuale-tautologico, Ob-ject (Art as Idea as Idea), del 1967, uno dei suoi celebri ingrandimenti del testo da una voce di glossario; di Kenneth Noland, fra i più autorevoli interpreti della Colour Field Painting, Spring Gauze, tela dal formato singolare, spiccatamente allungato, appartenente alla serie dei Plaid, del decennio 1970; di Thomas Schütte, celeberrimo scultore tedesco, del 1987, Kartoffeln, un giovanile lavoro bidimensionale dedicato alla patata, appartenente a una serie il cui protagonista è, appunto, il tubero mangereccio, rappresentato in dimensioni spropositate, a stimolare gli interrogativi dello spettatore; altresì imponenti sono gli Allumettes di Raymond Hains, 1967, monumentali fiammiferi realizzati dall’artista francese dalla metà degli anni Sessanta a seguire.
In mostra, ancora, alcuni premi assegnati (e acquisiti, grazie alla formula del premio-acquisto) nell’ambito del rinnovato Premio del Golfo, Biennale europea arti visive (2000-2006). Fra gli altri un Senza titolo del 2000 di Cristiano Pintaldi, allora agli esordi della sua distintiva simulazione del pixel, che in questo caso ripropone un personaggio appartenente ai primordi delle produzioni televisive di fantascienza, il platinato Comandante Ed Straker della serie Ufo. Una menzione particolare merita Jerusalem di Jason Martin, come Pintaldi classe 1970, oggi acclamatissimo esponente della produzione britannica: il dipinto, di proprietà della Fondazione Carispezia che gentilmente ne ha concesso il prestito, appartiene altresì alla collezione del Premio del Golfo edizione XXI secolo; grandissimo lavoro realizzato ad olio su alluminio, rappresenta un precoce saggio della sua inconfondibile pittura, che per la sovrabbondanza materica entra nella terza dimensione.
Questi gli autori in mostra: Carlo Alfano, Shusaku Arakawa, Ugo Attardi, Jacopo Benassi, Aldo Bergolli, Renato Birolli, Ennio Calabria, Giuseppe Capogrossi, Bruno Cassinari, Vittorio Cavicchioni, Mario Ceroli, Mario Davico, Anita D’Orazio, Franco Francese, Renato Guttuso, Raymond Hains, Julia Jansen, Vassilis Kalantzis, Joseph Kosuth, Jason Martin, Luca Matti, Mattia Moreni, Gualtiero Nativi, Bruce Nauman, Kenneth Noland, Cristiano Pintaldi, Heimrad Prem, Bruno Pulga, Bruno Saetti, Giuseppe Santomaso, Sergio Saroni, Emilio Scanavino, Salvatore Scarpitta, Thomas Schütte, Danilo Sergiampietri, Vittorio Sopracase, Ettore Sottsass jr, Helmut Sturm, Emilio Vedova, Maja Vukoje, Hans Peter Zimmer, Edwin Zwackman.
L’esposizione sarà visitabile fino al 20 settembre 2020, da martedì a domenica dalle 11.00 alle 18.00, chiuso il lunedì (eccetto il lunedì di Pasqua), Natale, Capodanno. Ingresso intero euro 5, ridotto euro 4, ridotto speciale euro 3,50. Per informazioni: tel. +39 0187 727530, [email protected], http://camec.museilaspezia.it.