Ozioma Onuzulike / Alessandro Roma – Perle e Radici
Doppia personale a Venezia. Duetto fra Africa ed Europa: ceramiche e dipinti.
Comunicato stampa
Perle e radici
Ozioma Onuzulike – Alessandro Roma
Duetto fra Africa ed Europa: ceramiche e dipinti
a cura di Andrea Busto
inaugurazione sabato 16 marzo dalle 17.00 alle 20.00
Dal 19 marzo al 4 maggio 2024
La ceramica rappresenta in questi anni contemporanei la vera riscoperta tecnica
del fare artistico. In tutti i Paesi si è assistito a un rifiorire di questo mezzo che
riesce a far coesistere scultura e pittura, riportando alla ribalta anche il processo
creativo, lento e alchemico, costruito su tecniche ancestrali, alla cui origine
stanno l’uso quotidiano e la produzione per la conservazione degli alimenti e il
nutrimento.
Oggi assistiamo a un rinnovato interesse e gli artisti – quelli più abili – ritornano
al suo utilizzo per ribadire la centralità dell’identità a discapito della serialità del
mezzo fotografico e del video. L’unicità, senza repliche, sta alla base del
modellato e della pittura in ceramica che, all’interno dei forni, durante la cottura,
riserva sorprese che vanno oltre la certezza del dipinto su tela o della scultura in
marmo o in bronzo. Il fuoco determina cambiamenti e variazioni delle cromie,
oltreché delle forme, inaspettate e sorprendenti per gli artisti stessi. La grande
maestria che si deve adoperare per la realizzazione dei manufatti, non si può
improvvisare e i risultati dei maestri sono lampanti ed evidenti.
Onuzulike e Roma appartengono al gruppo di artisti che appaiono leggeri
quando la terracotta si fa pesante, iridescenti e traslucidi quando la vetrina e i
colori si fondono, appaganti quando la loro maestria crea forme eteree e
trasparenti.
Le ricerche divergenti dei due artisti, messi a confronto in questa mostra/duetto,
ci permette di osservare da vicino come la poetica possa essere così differente
pur avendo al servizio lo stesso mezzo: la terra. Quindi, il fuoco e la terra
insieme per rendere solida la materia e cristallina e trasparente con la vetrina e i
colori minerali.
Osioma Onuzulike (Achi - Stato di Enugu - Nigeria), 1972) riprende
concettualmente le forme dei tappeti, dello spazio e delle grandi distese naturali
e desertiche in cui, come oasi chiare, liquide e azzurrognole, ritroviamo la
bellezza e la trasparenza dell’acqua in forma di perle traslucide legate fra loro
da sottilissimi fili di ferro per creare un insieme visivo di forme che rimandano a
comunità umane di popoli.
Onuzulike descrive e racchiude le risorse naturali africane nelle sue opere. Il
suo attuale progetto, la serie Palm Kernel Shell Beads, esplora le qualità
estetiche e il significato storico del palmisto (olio di semi di palma).
Riconoscendo il valore culturale ed economico che il palmisto aveva nell'Africa
occidentale durante e dopo la tratta degli schiavi, l’artista riconduce questo olio
a un simbolo storicamente carico di significati politici e sociologici dove le “perle”
sono allo stesso tempo rappresentazione delle gocce di olio e delle singole unità
umane. Le strutture sono costruite con centinaia di perle di ceramica smaltata in
un reticolo che ricorda i tappeti e i tessuti nigeriani, in particolar modo quelli
denominati Akawete o Aso Oke simboli di prestigio sociale o ai pizzi importati da
altre nazioni particolarmente apprezzati in Africa come indicatori di status
sociale. Questi intrecci simboleggiano inoltre le relazioni interpersonali e il
tessuto connettivo della popolazione africana e nigeriana in particolare.
Artista ceramista e poeta, il suo lavoro si concentra in gran parte sulle radici
storiche e sociologiche, dei disordini politici e socioeconomici in Africa e sui loro
effetti debilitanti sulla vita quotidiana nel continente. Esplora spesso la natura
estetica, simbolica e metaforica dell'argilla (il suo materiale di base) e i suoi
processi di lavorazione: pestare, frantumare, martellare, incuneare, macinare,
tagliare, pizzicare, punzonare, perforare, bruciare e cuocere.
L'artista si è laureato in prima classe presso il dipartimento di Belle Arti e Arti
Applicate dell'Università della Nigeria (Nsukka) dove attualmente è professore di
arte ceramica e storia dell'arte e del design africano. È membro del Centro
Civitella Ranieri di Umbertide (Perugia) dove ha intrapreso una residenza
nell'ambito della borsa di studio per artisti Unesco-Aschberg.
Alessandro Roma (Milano, 1977) ci obbliga a immergere letteralmente il nostro
sguardo all’interno delle sue opere, per cercare le origini della sua creatività.
Scolpisce e modella la creta per restituire alla terra una forma organica e vitale
in cui le radici affondano e affiorano per cercare nutrimento.
Alessandro Roma ha attivato un meccanismo compositivo ed estetico scevro da
legami temporali. Le sue opere fluttuano in una dimensione in cui le date di
realizzazione non sono di capitale importanza e appaiono sempre in bilico tra
scultura, pittura e design, ammiccando a possibilità di molteplici appartenenze.
Eppure, la loro collocazione può esistere solo nell’ambito scultoreo e pittorico in
quanto il loro utilizzo, nella quotidianità, risulterebbe impossibile. Svariate anche
le esperienze e le estetiche a cui attinge senza però “saldarsi” a nessuna,
trovando una collocazione autonoma nella storia dell’arte contemporanea.
Soprattutto le ceramiche trovano un loro spazio preciso nel vastissimo
panorama attuale dove è fra i pochi a determinare una propria estetica
autonoma e riconoscibile. I suoi “vasi”, in particolare, si presentano
ambiguamente e formalmente come oggetti destinati a un utilizzo domestico per
poi risultare impossibili a ospitare altre forme viventi in quanto già stracolmi di
vita interna. Questa sorta di ventre dell’oggetto, offerto allo sguardo dello
spettatore, risulta come un “antro” in cui gli organi pulsanti della vita appaiono in
tutta la loro fulgida vitalità. Rami e foglie si intrecciano ad altre forme dai colori
smaglianti e l’armonia dell’opera fa da eco a quella della natura vera.
La ricerca dell’artista è caratterizzata da un approccio pittorico predominante,
frutto della sua formazione accademica e dell’attività giovanile. Di recente,
Roma ha indagato diverse tecniche, esplorando la fusione, la stampa su
tessuto, la ceramica e il collage. Ciò ha portato a un repertorio completamente
nuovo di paesaggi interiori, derivanti sia da esperienze reali che da fonti
letterarie, e trasforma la sua immaginazione in qualcosa di tangibile e
accessibile allo spettatore.
Mostre personali selezionate:
Se si cerca l’infinito, basta chiudere gli occhi, MEF - Museo Ettore Fico, Torino
(2023); Il tutto per non traballare troppo, CAR Gallery, Bologna (2023); The
whisper of the peacock becomes a snake, Quartz Studio, Torino (2022); Keiko
Yamamoto Rochaix gallery, London (2022), Keiko Yamamoto Rochaix gallery,
London (2020); Fondazione Thalie, Bruxelles (2019); MIC Museo della ceramica
internazionale, Faenza (2018); Casa Museo Jorn, Albissola (2018); Z2o Sara
Zanin, Roma (2018); Yamamoto Keiko Rochaix, London (2017); Museo Villa
Croce, Genova (2016); MAC Museo d’arte contemporanea, Lissone (2014). Nel
2023 Alessandro Roma ha vinto la decima edizione del Premio Alinovi Daolio.
La realizzazione della mostra è stata resa possibile grazie alla collaborazione
con la CAR Gallery di Bologna e la Galerie Afikaris di Parigi.
Andrea Busto è direttore del Museo Ettore Fico di Torino.