P.P.P. Un omaggio a Pier Paolo Pasolini
La rassegna ripercorre, attraverso l’allestimento dei due Premi Oscar Dante Ferretti e Francesca Loschiavo l’universo espressivo, il pensiero e l’esistenza di Pier Paolo Pasolini, raccontati attraverso rare sequenze d’archivio, fotografie ed estratti dei suoi film.
Comunicato stampa
A cura di Gian Luca Farinelli, Cineteca di Bologna
Allestimento Dante Ferretti e Francesca Loschiavo
Ideazione Equa - Produzione Cineteca di Bologna
In collaborazione con Festival Internazionale del Film di Roma
Dopo Sergio Leone e Federico Fellini ecco al Festival Internazionale del Film di Roma un altro maestro, raccontato dal genio di Dante Ferretti e Francesca Loschiavo e dalle immagini dei suoi film. Pier Paolo Pasolini è stato uno dei testimoni più lucidi e sofferti dell’epoca che vide la trasformazione dell’Italia da paese contadino e agricolo a nazione industrializzata. Questo processo provocò profonde trasformazioni nel corpo del paesaggio italiano, come nel corpo e nella cultura della stessa popolazione italiana, in particolare delle classi popolari, che, secondo Pasolini, persero i loro caratteri originari aderendo ai modelli esaltati dalla televisione e dal consumismo. Era il processo che lo scrittore-regista definì “l’omologazione”. Questa trasformazione, Pasolini l’ha raccontata non solo nelle storie narrate dal suo cinema ma anche attraverso la scelta dei volti e dei corpi dei suoi personaggi e attraverso il paesaggio urbano ed extraurbano in cui vivevano le loro storie, investito da trasformazioni che appaiono visibili dalla Roma di Mamma Roma (1962) alla Milano industrializzata e periferica di Teorema (1968). Nella prima sezione di questa mostra, le fotografie di scena di Angelo Novi (uno dei più grandi fotografi del cinema italiano) documentano la trasformazione della penisola così come l’ha implicitamente descritta Pasolini. La seconda sezione comprende invece una scelta di ritratti di Pasolini, sul set di film degli anni Sessanta e del suo penultimo film, Il fiore delle Mille e una notte (1974). Dalla ricca ed eterogenea varietà di ritratti, emerge l’intensa espressività del volto e del corpo di Pasolini fotografato da grandi autori quali Mario Dondero (che lo ritrasse durante la lavorazione di tre film risalenti ai primi anni Sessanta, La ricotta, Comizi d’amore e La rabbia), Angelo Novi e Roberto Villa, che condivise con Pasolini e la troupe alcuni mesi sul set di Il fiore delle Mille e una notte. Ma la sezione fondamentale della mostra è quella rappresentata dall’installazione originale creata in esclusiva da Francesca Loschiavo e Dante Ferretti, che di Pasolini fu prezioso collaboratore per i film Medea (1969), Il Decameron (1971), I racconti di Canterbury (1972), Il fiore delle Mille e una notte (1974) e Salò o le 120 giornate di Sodoma (1975): una nuvola che nasce dalla macchina da scrivere, un fiume di parole, fogli, immagini, che ci restituirà l’emozione di un’opera unica e preveggente come quella che Pier Paolo Pasolini ci ha lasciato.