Palermo 17
Il progetto di una mostra tripersonale nasce da un’idea di Massimo La Piana, su una suggestione storica degli anni Sessanta, di cui protagonisti furono i pittori Franco Angeli, Tano Festa e Mario Schifano.
Comunicato stampa
Venerdì 24 marzo (ore 18:00), La Piana Arte Contemporanea presenta “PALERMO 17”, di Simone Geraci, Simone Stuto e Giuseppe Vassallo, a cura di Giusi Affronti.
Il progetto di una mostra tripersonale nasce da un’idea di Massimo La Piana, su una suggestione storica degli anni Sessanta, di cui protagonisti furono i pittori Franco Angeli, Tano Festa e Mario Schifano. Nulla c’entra con l’immaginario della cultura della Pop Art la pittura di “PALERMO 17” che, con la Scuola di Piazza del Popolo, condivide, però, lo spirito collettivo: “Gli artisti sentono prima dei critici il valore di un altro”, così scriveva allora Plinio De Martis.
Un trittico siciliano, oggi, PALERMO 17: Simone Geraci (Palermo, 1985), Simone Stuto (Caltanissetta, 1991) e Giuseppe Vassallo (Palermo, 1990) condividono un percorso di formazione – all’Accademia di Belle Arti di Palermo –, una storia di amicizia e la scelta comune di un linguaggio, la pittura. La parabola artistica dei Tre muove da una sapiente padronanza del mezzo pittorico che inizia già dalla pratica artigianale, da bottega, di preparazione del supporto (tavola, tela o ardesia) e si risolve in una sperimentazione in divenire.
Leitmotiv di PALERMO 17 è una ricerca in nuce che attraversa la tradizionale endiadi della pittura, figurazione/astrazione, senza quadrare con l’una né con l’altra ma emancipandosene con il proprio intuito.
Simone Geraci dipinge un repertorio della tensione delle emozioni: campiture e velature in successione originano figure androgine, la cui seducente flagranza è imbrigliata all’interno di paesaggi geometrici. Simone Stuto lavora a un bestiario dell’umana esistenza, del corpo e dello spirito, attraverso la visceralità del segno pittorico di baconiana memoria, quasi rinunciando al colore. La pittura di Giuseppe Vassallo ferma un istante nello scorrere del tempo e delle relazioni, attraverso composizioni audaci, mutuate dalla cinematografia di Jean-Luc Godard o dagli allestimenti di Carlo Scarpa.