Paola Agosti – Cronache e leggende

Informazioni Evento

Luogo
S.T. - FOTOLIBRERIAGALLERIA
Via Bartolomeo d'Alviano, 2/A , Roma, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

apertura al pubblico su appuntamento

Vernissage
01/10/2019

ore 18

Artisti
Paola Agosti
Curatori
Matteo Di Castro
Generi
arte contemporanea, personale

s.t. foto libreria galleria festeggia i cinquant’anni di carriera di Paola Agosti con una mostra intitolata Cronache e leggende, a cura di Matteo Di Castro.

Comunicato stampa

s.t. foto libreria galleria festeggia i cinquant’anni di carriera di Paola Agosti con una mostra intitolata Cronache e leggende, a cura di Matteo Di Castro, che inaugura martedì 1 ottobre.
Negli stessi giorni, la fotografa è tra le protagoniste della settima edizione di Castelnuovo Fotografia, il festival che si svolge a Castelnuovo di Porto (Roma). Qui, dal 28 settembre al 6 ottobre, è in programma “El Paraíso: entrada provisoria”: una selezione delle foto realizzate trent’anni fa in Argentina, nelle terre popolate dagli emigranti italiani (in particolare piemontesi) sin dalla seconda metà dell’Ottocento.
Nata nel 1947 a Torino, trasferitasi a Roma a ventuno anni, è proprio nel 1969 che Paola Agosti inizia il suo percorso professionale di fotoreporter, un percorso che la porterà a seguire e documentare gli accadimenti del suo tempo, in Italia e nel mondo, ma anche a mettere a fuoco ciò che vive fuori dalla scena dell’attualità.
Di questo lungo e intenso itinerario professionale la mostra da s.t. foto libreria galleria intende restituirci solo le tappe salienti, puntando su un nucleo ristretto di scatti: cinquanta immagini in bianco e nero che testimoniano le cronache e le leggende di mezzo secolo di lavoro della fotografa.
Dovere di cronaca, per Paola Agosti, sin dai primi anni Settanta, significa innanzitutto essere presente là dove si manifestano i grandi conflitti politici e sociali, le lotte e le speranze di riscatto dei più deboli: gli operai torinesi in sciopero e le femministe romane che aprono la Casa delle donne; Il Sud America che resiste all’egemonia degli Stati Uniti e l’Africa che deve ancora liberarsi dai domini coloniali europei.
Significa poi, naturalmente, puntare l’obiettivo verso le figure più rappresentative e carismatiche di quei conflitti: i leader dei partiti di sinistra, delle associazioni sindacali, dei movimenti per i diritti civili.
Paola Agosti dimostra però da subito anche una vocazione a intercettare e ritrarre altri attori della vita pubblica, i protagonisti della scena artistica e culturale. In uno dei suoi primi scatti, nel 1969, coglie col flash la imponente sagoma di Orson Welles che si staglia nel buio, a Roma, fuori dal teatro Sistina; e nel 1972 riesce a immortalare un’altra star internazionale di passaggio nella capitale, Andy Warhol.
Negli anni seguenti avrà occasione di fotografare diverse altre “leggende viventi” del mondo della cultura: dalla Yourcenar alla Gordimer, da Borges a Garcia Marquez, da De Chirico a Fellini.
Ma le leggende di Paola Agosti sono poi tutt’altro; sono le sue stesse immagini, che anche quando nate con l’obiettivo di documentare una realtà presente risuonano oggi come affabulazioni ammalianti.
Un passaggio cruciale nella parabola professionale e creativa della fotografa è rappresentato dalla lettura de “Il mondo dei vinti”: il libro di Nuto Revelli, pubblicato nel 1977, che racconta la vita dei contadini e dei montanari delle valli cuneesi attraverso le loro testimonianze dirette. Paola Agosti ha trent’anni e da dieci ha lasciato Torino quando torna in Piemonte, nei luoghi e tra le persone incrociati e narrati da Revelli, per provare a tradurre in immagine quegli scenari e quell’umanità. Si avventura dunque in un territorio dove i confini tra presente e passato, attualità sociale e memoria culturale, sono più sfumati e riesce a sua volta a dare forma di racconto a questa stratificazione del reale.
E’ proprio soprattutto a partire da questa esperienza, dall’incontro partecipato con quel mondo di ieri, che la fotografia di Paola Agosti può essere riletta anche sotto il segno della leggenda.
In mostra sono esposti, oltre alle fotografie (stampe vintage e stampe analogiche moderne in tiratura limitata), anche i libri e i cataloghi delle mostre realizzate nel corso degli anni. E i titoli di alcune di queste pubblicazioni consentono di ripercorrere i progetti più significativi sviluppati dalla fotografa, a cominciare da quello edito da Savelli nel 1976: “Riprendiamoci la vita. Immagini del movimento delle donne”.
Dopo aver seguito e documentato le battaglie femministe, Paola Agosti volge il suo sguardo su un mondo che appare già sconfitto: “Immagine del ‘mondo dei vinti’” (1978), come si è detto, propone la “traduzione” visiva della ricerca di Nuto Revelli. A un villaggio del cuneese, fotografato in questo caso a colori, è dedicato anche il libro “San Magno fa prest” (1981), con un testo di Saverio Tutino.
Anche nel decennio successivo, le donne si rivelano un soggetto non occasionale nel lavoro di Paola Agosti.
“La donna è la macchina” (1983) è probabilmente il primo progetto sul lavoro femminile in fabbrica realizzato da una fotoreporter italiana. Parallelamente, Paola Agosti inizia a ritrarre con continuità le autrici più significative della scena letteraria italiana. Nel 1984 presenta a Roma, nell’ambito della manifestazione “Firmato donna”, un corpus di cinquantasei ritratti, alcuni dei quali confluiscono poi nel libro di Sandra Petrignani “Le signore della scrittura”.
Intraprende quindi una ricerca sul mondo degli emigranti piemontesi in Argentina, il cui primo esito è la mostra “Dal Piemonte al Rio de la Plata. Immagini di emigrazione” (1988). Quello stesso anno, il tema si sviluppa in una più articolata ricerca storico-iconografica, che la vede impegnata anche come curatrice: “L'Italia Fuori d'Italia. Immagini di emigrazione”. Solo molti anni dopo, le immagini più significative scattate lungo le strade della “Pampa gringa” verranno pubblicate nel volume “El Paraíso: entrada provisoria”.
Nel frattempo, sempre nel 1988, per la prima edizione del Salone del libro di Torino, Paola Agosti promuove un progetto in cui coinvolge altri cinque fotografi italiani: “Volto d’autore. Novanta scrittori fotografati da Paola Agosti, Letizia Battaglia, Giovanna Borgese, Fausto Giaccone, Ferdinando Scianna, Franco Zecchin”.
Negli anni seguenti, insieme alla stessa Giovanna Borgese, matura l’idea di proseguire questo lavoro oltre i confini nazionali e oltre la scena letteraria, di comporre un ritratto con i volti e le voci dei “grandi vecchi” della cultura europea del Novecento: filosofi, letterati, artisti, scienziati, musicisti, cineasti, che hanno attraversato quel secolo breve (come lo ha chiamato lo storico Eric Hobsbawm) che sta per concludersi.
Il risultato di questa ricerca è il libro “Mi pare un secolo. Ritratti e parole di centosei protagonisti del Novecento”, pubblicato da Einaudi nel 1992.
La collaborazione tra le due fotografe prosegue sotto il segno del dialogo tra immagine e testo, memoria visiva e testimonianza scritta. Nel 1996 curano un volume in cui ottantadue personaggi della cultura italiana si raccontano a partire da una foto di loro bambini: “C’era una volta un bambino. Ritratti e autoritratti d’infanzia”.
Paola Agosti ha continuato a coltivare questo filone, curando altri volumi in cui le memorie familiari, le immagini individuali, consentono di rivisitare la storia culturale e sociale del Novecento.
Ha proseguito inoltre il lavoro sul suo stesso archivio fotografico (che consta di circa 350.000 fotogrammi), da cui sono scaturiti nuovi progetti espositivi ed editoriali.
Tra questi ultimi va senz’altro ricordato “Caro cane” (1997), che raccoglie alcuni degli scatti che la fotografa, nel corso dei suoi numerosi viaggi in Italia e nel mondo, ha dedicato all’animale prediletto. Se gatti e cani hanno talvolta un ruolo di spalla nei ritratti di cui sono protagonisti gli umani, in altri casi dimostrano di saper reggere autonomamente la scena.
E vale infine la pena citare “Il destino era già lì” (2011), una ulteriore raccolta di immagini sul “mondo dei vinti”, sul suo versante femminile, su quelle donne di cui lo stesso Nuto Revelli aveva raccolto le voci in “L’anello forte”.