Paola Marzano – Il Velo di Maya
In esposizione 12 opere di cui 8 oli su tavola, 4 digital printing e un’installazione site specific.
Comunicato stampa
Si inaugura sabato 21 gennaio 2012, alle ore 18,00, nelle storiche sale dell’ex convento di Montevergini, attuale Galleria Civica d’Arte Contemporanea del Comune di Siracusa, la mostra Il Velo di Maya di Paola Marzano, a cura di Lorenzo Canova.
L’evento è patrocinato da: Città di Siracusa – Assessorato alle Politiche Culturali, Norman Academy, con il sostegno di Ecocontrol Sud.
In esposizione 12 opere di cui 8 oli su tavola, 4 digital printing e un’installazione site specific.
Presentando la mostra in catalogo scrive Lorenzo Canova: “Cosa si nasconde negli spazi vuoti di strade e piazze che ricordano Roma ma che potrebbero essere Babilonia, Damasco oppure Diomira, Isidora e Dorotea? Cosa cela il segreto della loro costruzione, della loro disposizione, dell’intreccio dei loro palazzi e dei loro viali?... È possibile che in quei luoghi sia nascosto l’arcano della vera forma e del vero nome, magici e fatidici, della città che molti dèi avevano voluto eterna per farla crollare e rinascere innumerevoli volte? Quello che ci circonda è reale o è solo quell’illusione che dà forma a una visione che, in modo difforme ma continuo, va dalle Upanişad indiane a Platone, fino a Schopenauer, ai romanzi di Philip K. Dick e alla saga del film Matrix?...
...L’intero progetto è basato su una ricerca dedicata all’architettura, allo spazio monumentale e urbano su cui l’artista lavora con rigore e dedizione da molto tempo. Consapevole della difficoltà del suo compito, Paola Marzano utilizza dunque strumenti differenziati della rappresentazione, in un percorso sospeso tra la fisicità della pittura e l’immaterialità del digitale, fino alla materia tangibile (ma sfuggente) dell’installazione oggettuale. ...
...La pittura si dissolve e si ricompone nella vibrazione della luce digitale che si diffonde sulle architetture sezionandole con esattezza per scandire il loro imperscrutabile rapporto con le ombre che si allungano partendo dal punto focale dello splendore trascendente che irradia dal centro dell’intera composizione. ...
...Tutto trova compimento nell’installazione che conclude il viaggio della mostra, dove finalmente, nel progetto dell’artista, la realtà “noumenica” si libera dalla prigione del “fenomeno”, dal velo di Māyā e dal carcere del samsāra. Lo spettatore, attraversato il velo posto all’ingresso, si troverà allora di fronte alle presenze simboliche di lance coniche (segni dell’energia generatrice dell’universo e della potenza racchiusa nella forza immobile e incombente della saggezza) e di una pelle di serpente, simbolo di rinnovamento e allusione forse al tempo circolare, all’atemporalità dell’eterno e al contatto oltre lo schermo della finzione proiettata della realtà terrena, giungendo così attraverso l’arte al superamento del “fenomeno” contingente e alla rivelazione della visione “faccia a faccia”, al territorio ignoto collocato oltre lo specchio incerto e falsificante del mondo.”