Paola Marzoli – Il frastuono dell’erba
Si può dire che l’indagine del groviglio naturale, fatta con perseverante fiducia e precisione porti Marzoli, nella sua produzione più recente a riconoscere l’architettura sempre in azione della natura.
Comunicato stampa
"Indagando l'erba fin dentro nell'intricato frastuono di un agosto incoltivato, improvviso si manifesta l'ordine".
Apre la nuova mostra di Paola Marzoli, una delle artiste più legate alla Galleria Rubin, avendo esposto la prima volta nel 2003 (Muri Abitati) e, successivamente, nel 2005, 2017, 2019 e 2021. È una continuità che testimonia dell'ottimo riscontro ottenuto dalla pittrice con il pubblico e i collezionisti della galleria che ne hanno apprezzato la lenta ma decisa evoluzione a partire dai primi lavori di carattere architettonico, connessi a una formazione presso il politecnico milanese e una lunga militanza professionale al fianco di uno dei suoi maggiori maestri, Aldo Rossi. In seguito, Marzoli ha approfondito il carattere pittorico e poetico della sua ispirazione, indagando in modo molto analitico e ravvicinato il mondo naturale: i tronchi degli ulivi del Getsemani (2005) i punti luce nel fitto fogliame in Ain Karem (2017), le delicate infiorescenze o i minuti accumuli vegetali sul terreno in L'erba (2019) e Ogni erba ha un nome (2021).
Nei nuovi dipinti in esposizione, prosegue l'osservazione già sperimentata ma si apprezza il più deciso squillo del colore nei gialli di Tarassaco e trifoglio bianco, o nei celesti brillanti di Veronica e Lamio, oppure l'ordine e la nitidezza che caratterizza impossibili grovigli di fili d'erba e boccioli come in Piantaggine a SMN. Si può dire che l'indagine del groviglio naturale, fatta con perseverante fiducia e precisione porti Marzoli, nella sua produzione più recente a riconoscere l'architettura sempre in azione della natura, concetto che risuona nelle parole di Maritain, autore anche della citazione iniziale:
"... ciò che percepisco allora è come una attività pura, una consistenza , ma superiore a qualsiasi ordine dell'immaginabile, una vivace tenacia, precaria (mi è facile schiacciare un moscerino) e nello stesso tempo indomabile (in me, e fuori di me, sale come un clamore la vegetazione universale), attraverso la quale le cose mi si dispiegano davanti superando un possibile disastro; sono qui presenti e non semplicemente presenti; ma possedendo se stesse e così proteggendo nella loro densità... una specie di gloria che chiede di essere riconosciuta".
In mostra undici opere di medio formato (in centimetri: dall’aureo 62x100 al 100x150).
Nata a Lecco nel 1944, Paola Marzoli ha conseguito la Laurea alla Facoltà di Architettura, dove per alcuni anni si è dedicata alla ricerca e all’insegnamento. Ha poi deciso di intraprendere la via della pittura, dedicandosi anche all’indagine psicoanalitica; ora, dopo diversi viaggi alla ricerca delle pietre del Mediterraneo antico e degli ulivi millenari del Getsemani, osserva l’erba di un’aiuola di Milano, nella continuità dello stupore davanti a una infinita perfezione in divenire. L’artista vive e lavora a Milano.