Paola Mongelli – Made in Benin
La Mirafiori Galerie riprende la sua programmazione espositiva con un’ attesissima mostra di fotografia in bianco e nero di Paola Mongelli in collaborazione con la VisionQuest di Genova, che racconta il percorso umano e stilistico della fotografa durante il suo soggiorno in Benin, alla ricerca delle sue tradizioni con un’attenzione particolare alle danze tribali.
Comunicato stampa
Il 3 febbraio la Mirafiori Galerie riprende la sua programmazione espositiva con un’ attesissima mostra di fotografia in bianco e nero di Paola Mongelli in collaborazione con la VisionQuest di Genova, che racconta il percorso umano e stilistico della fotografa durante il suo soggiorno in Benin, alla ricerca delle sue tradizioni con un’attenzione particolare alle danze tribali. Paola ha avuto il privilegio di condividere momenti di quotidianità con la gente del posto e di entrare veramente in connessione con la loro cultura: “Di continuo il mio sguardo era rapito dalla grazia e dalla bellezza delle figure: i bambini, gli adulti, i vecchi, la forza dei loro sguardi, il mistero della loro pelle, così luminosa e scura ad un tempo.
Le scene di vita e i ritratti spontanei che ho scattato durante il mio soggiorno - nelle case, lungo le strade, al mercato, sulla spiaggia - testimoniano l’emozione di questo incontro cercando di preservarne il segreto. Queste immagini sono un modo di ringraziare ciò che si è offerto al mio sguardo ed ha profondamente arricchito la mia vita”.
Le 25 immagini in mostra sono pezzi unici perché arricchiti da un sapiente lavoro di post-produzione in camera oscura. Ad un primo fugace sguardo possono sembrare “soltanto” belle immagini, ma non si può fare a meno di venir catturati dalla morbidezza delle forme, dall’intensità della luce, dalla rarefazione dell’aria… Il curatore Egi Volterrani le illustra molto bene raccontandoci che “un'artificiosità molto particolare caratterizza con sensibili effetti emozionali le stampe fotografiche di Paola Mongelli, ma non è la prima osservazione che si fa di fronte alle sue immagini. Queste, infatti, pur apparendo uniformate da quell'artificio che si tarda a scoprire come determinante, si presentano per molti aspetti eclettiche e tra loro eterogenee, anche se, magari con qualche ironia, dell'Africa ripropongono spesso soggetti anche consueti e stereotipi.”
È un gioco - o un artificio- molto sottile - quello messo in atto da Paola Mongelli: i soggetti di una bellezza straziante e gli scatti puntuali catturano l’occhio di noi spettatori, che non può fare a meno di continuare ad ammirare il quadro felicemente composto cogliendo la morbidezza delle linee e il contrasto quasi barocco della luce. Ma a questo punto non è più il nostro sguardo che si posa su quelle immagini, ma lo sguardo di Paola Mongelli; è la sua esperienza che ci parla, sentiamo e vediamo nelle immagini la sua gratitudine per l’esperienza vissuta e fatta propria. È il miracolo della fotografia, citando Henry Cartier-Bresson:
”Fotografare è porre sulla stessa linea di mira la mente, gli occhi ed il cuore. E' un modo di vivere" – Miracolo compiuto!