Paola Pertempi
Prosegue la collaborazione tra Spazio Sette e la Collezione d’Arte Moderna e Contemporanea – La Salerniana, presentando, per l’occasione, la mostra personale di Paola Pertempi a cura di Marco Nicodemo, nelle prestigiose sale di Palazzo Cavallerini Lazzaroni.
Comunicato stampa
Prosegue la collaborazione tra Spazio Sette e la Collezione d’Arte Moderna e Contemporanea – La Salerniana, presentando, per l’occasione, la mostra personale di Paola Pertempi a cura di Marco Nicodemo, nelle prestigiose sale di Palazzo Cavallerini Lazzaroni, in via dei Barbieri n. 7, a Roma. La rigorosa ricerca di Paola Pertempi attraversa i generi reputati minori quali la natura morta, il paesaggio, la marina, la veduta di rovine, operando di questi una prodigiosa sintesi di alienazione rispetto al referente oggettivo, di straniamento rispetto al tema, sino a spingere la pittura ai suoi limiti concettuali, consolidando i codici del visibile che transita dal quadro per revocarne i vincoli. A confondere, in principio, sono l’apparente ir-ragionevolezza, l’ottusa monumentalità dei suoi paesaggi o vedute, creativamente limitate alla frontalità, a un trattamento orizzontale appiattito dell’inquadratura, alla divisione elementare terramarecielo, contrariate dalla tenacia che esige l’impenetrabile trasparenza della sua tecnica, nel suo carattere ossessivo più vicina alla grafite che alla levità aerea pretesa dal pennello. Passando e ripassando sulla stessa traccia, ostinata e maniacale perché ogni tratto resti poi invisibile, Pertempi richiude la materia in blocchi oggettuali, intonaci seccati dalla sua pratica miope e laboriosa che libera la manualità da una subordinazione alle coordinate visuali. Le stesure compatte, gessose, dense di velature sottili, senza spessore, negando la logica della gradazione prospettica si saldano uniformi lungo i contorni che li isolano, per l’irrigidimento e l’autonomia delle linee che si piegano a fatica, si staccano senza restare sospese e senza spingere, e insistono nel suggerire un’illusoria parvenza di esattezza geometrica. Un’esattezza artificiale come i vari brani fissi di natura inerte (stilleven), superflua e inumana nella sua concretezza plastica di pure sagome bidimensionali cui le rovine sono cresciute addosso o viceversa, dando vita assieme a una struttura separata, sintetica, senza intesa né destino, percorsa nella stereotipia del suo assetto da una minaccia di crollo, inapparente. Quasi dovesse avvenire, questo collasso, nel punto indiscernibile che è il quadro stesso, spazio fisico o spirituale, bloccato tra l’assoluta contingenza e una artificiosa rigidezza materiale nella disposizione della linearità, un voluto errore di calcolo del massimo fattore di carico (coefficiente di contingenza), che altera la tensione dell’architettura di partenza e libera il quadro dalla dipendenza ottica della visione. Se rovinano, le strutture crollano aperte, nell’esibito allineamento di elementi formali tra di loro simili, in un’organizzazione chiusa, stanze sigillate da una luce invariata, elettrica ma accesa altrove, mai dinamica ma piombante, che cade dall’alto in basso come una misura dello spazio, fredda e crudele, così che anche nei cromatismi più audaci stende un torbido manto funereo che annichilisce i riflessi e le trasparenze, rendendo instabili le poche presenze spaziali, incoerenti e artificiali le ombre portate, come la nostalgia e l’assuefazione che inducono. |
Ironia della luce, della composizione e dell’inventiva: ossia i fondamenti del giudizio estetico classico e accademico. Tutto essenziale e superfluo in questo dispositivo pittorico – curiosamente vicino alle ricerche di Merlin James – allestito per sfigurare, incrinare la finestra della rappresentazione. Qui non è il cortocircuito dei significati a dover rivelare una realtà nascosta. Nulla di inconsueto né di simbolico e a scansare gli equivoci di una pittura metafisica non trova posto nemmeno l’attrezzeria incaricata di un’umanità ortopedica, né una panoplia di utensili assemblati su palcoscenici deserti dove possa irrompere, spettacolare, il moderno. Se fa capolino una statuaria greca decapitata è, al limite, come mnemotecnica, simulacro di una sensualità disseccata. Strani mandala figurativi i quadri di Pertempi, strumenti di meditazione che non smentiscono il loro torpore ornamentale. Coalescenza di una memoria collettiva e di una psiche individuale. Strana analogia con i Poirier che fabbricano rovine, memorie di città che non esistono e sono presenti allo stesso tempo, come la piccola camera della memoria, interamente di pietra, ai bordi di un lago, a Villa La Magia a Quarrata. I blocchi di pietra incisa di Le mur du Temps nel Parco de Samsara a Roussillon o i marmi di Carrara installati nel Parco du Chateau de Chaumont sur Loire. Scartata la figura umana, oramai superflua così come i resti di natura, in una temporalità sospesa alla recita della sua scomparsa, qui le cose stanno fervide e sole, larve discrete di una appartata e irresolubile presenza che non porta con sé il suo senso. Presenza imminente o già trascorsa? Non ci siamo visti nascere e non ci vedremo morire. Non ci vediamo addormentati o svenire. * Paola Pertempi vive a Roma, ostinatamente legata alla risorsa esistenziale del lavorio solitario che è la sua pittura, di cui hanno scritto tra gli altri: Arnaldo Colasanti, Augusta Monferini, Massimo Riposati, Mario Lunetta, Valerio Mariani, Vito Apuleo, Toni Bonavita, Cesare Zavattini, Marcello Venturoli, Romeo Lucchese, Aldo Musacchio, Vito Riviello, Valentino Zeichen etc. Pertempi è entrata a far parte della Collezione permanente di Arte Moderna e Contemporanea – La Salerniana. Mostre personali: 1970,Galleria Sistina, Roma; Galleria Il Centro, Iesi;1971,Galleria Studio 188, Trani; Galleria L’Angolo, Roma; 1972,Galleria Arte Club Esposizione, Sora; Galleria L’Angelo, Roma;1976, Galleria Il Triangolo, Massa; Galleria Altair, Frascati; 1977, Galleria Altair, Frascati; 1989, Concorso Internazionale di pittura Lampedusa e Linosa;1992, Galleria Il Portico, Cava dei Tirreni; 1993, Studio Erre, Roma; 2008, Scuderie Aldobrandini, Frascati
Premi e riconoscimenti: 1969, Premio Europa ‘70, Milano;Galleria Sistina, medaglia d’oro e premio acquisto del Comune di Roma; Copertina della Rivista Agricoltura, Roma;1971,Premio per il centenario di Roma capitale, Roma; 1978, Omaggio all’artista del Comune di Frascati, Aula Consiliare, Frascati; 1989, Concorso Internazionale, Premio-acquisto del Comune di Lampedusa, Lampedusa Pubblicazioni specializzate: Arte italiana contemporanea, Firenze, La Ginestra, 1975; Catalogo Bolaffi 1970, 1971, 1972 «Arte moderna», L’Arte contemporanea del secondo dopoguerra ad oggi, fascicolo n° 32, Milano, Giorgio Mondadori, 1996 Monografie: M. Lunetta, M. Riposati, V. Riviello, Pertempi, Edizioni Carte Segrete, Roma 1978; Paola Pertempi, Scuderie Aldobrandini, Frascati, Edizioni Carte Segrete, 2008, catalogo della mostra a cura di Massimo Riposati, testi di Augusta Monferini, Mario Lunetta, Valentino Zeichen * “La Salerniana” nasce ad Erice, dal 1982 sotto la direzione artistica di Michele Cossyro, ha visto avvicendarsi i massimi storici e critici dell’arte come Giorgio Di Genova, Giulio Carlo Argan, Filberto Menna, Gillo Dorfles, Palma Bucarelli, Rudi Fuchs, Achille Bonito Oliva, Maurizio Calvesi, Enrico Crispolti, Eva Di Stefano, Luciano Caramel e Patrizia Ferri, che hanno promosso, curato e documentato prestigiose mostre, tematiche e personali, con artisti di altissimo valore, con l’instaurazione di importanti collaborazioni con eccellenze accademiche nazionali, istituti internazionali e realtà museali quali il Museo Civico di Artem Contemporanea “Ludovico Corrao” di Gibellina, con il Museo d’Arte della Città di Ravenna, con la Galleria Civica di Modena, il Mart di Rovereto, il Museo d’Arte Contemporanea del Castello di Rivoli e con il Museo di Arte Contemporanea di Roma – Macro. Negli anni si è venuta costituendo una collezione storica permanente di circa 200 opere di scultura e di pittura, tutte donate personalmente dagli autori e molte delle quali passate per le più illustre esposizioni, dalla Quadriennale di Roma alla Biennale di Venezia. La collezione, che raccoglie opere dal secondo novecento alla contemporaneità, annovera, tra gli altri, i nomi di Antonio Sanfilippo, Vasco Bendini, Renato Mambor, Lorenzo Guerrini, Lamberto Pignotti, Anna Esposito, Michele Cossyro, Emilio Tadini, Luca Maria Patella, Omar Galliani, Giorgio Griffa,Carlo Alfano, Gianfranco Baruchello, Mirella Bentivoglio,Nicola Carrino, Nedda Guidi, Bruna Esposito, Michele Zaza, Michelangelo Conte, Vettor Pisani, Emilio Scanavino, Enrico Sirello, Achille Pace, Luigi Boille, Antonio Scordia, Fabio Mauri, Carla Accardi, Pietro Consagra, Turi Simeti, Giovanni Leto, Elio Marchegiani, Rocco Genovese, Gregorio Botta, Lucilla Catania,Giuseppe Salvatori, Ninì Santoro, Trento Longaretti, Angelo Titonel, Elisa Montessori, Carlo Lorenzetti, Edgardo Abbozzo, Gianni Asdrubali, Bruno Aller, Giovanni Albanese, Teodosio Magnoni, Francesco Impellizzeri, Giuliano Giuman, Pino Pinelli, Claudio Verna, Riccardo Guarneri, Piero Raspi, Alfredo Pirri etc. |