Paolo Avanzi – Dalla frammentazione speculare alla post pop art
Paolo Avanzi presenta in questa personale una selezione della ultima produzione “post pop art” che segna una svolta rispetto al classico stile orientato alla frammentazione e deformazione della figura umana.
Comunicato stampa
Facendo seguito alla personale presso la sede comunale di Argegno (Como), Paolo Avanzi propone oltre una ventina di opere di piccole e medie dimensioni che rappresentano una evoluzione rispetto al proprio “tradizionale” stile improntato alla frammentazione e deformazione della figura umana.
Il dinamismo che veniva espresso dalla deformazione dei singoli frammenti dell’immagine si sviluppa ora grazie alla compresenza di soggetti o schemi concettuali diversi in un rapporto dialettico che sprigiona energia. È come se le singole tessere dell’opera pittorica si rompessero e confondessero per far emergere in tutta la loro forza la singola immagine che tenevano confinata in sé.
Un cambio di marcia quindi che evidenzia il passaggio da una ricerca di tipo visuale ad una ricerca di contenuti priva di quei vincoli determinati dalla adesione ad un modello predefinito come quello dello specchio deformante.
Quasi che l’artista, non più appagato da una pittura basata sull’osservazione (sia pure straniante) della realtà, si fosse deciso ad assumere un atteggiamento propositivo verso la realtà contemporanea, abbracciandone e riassumendone in un unico colpo d’occhio tutte le lacerazioni e contraddizioni.
La varietà dei soggetti sono trattati con un approccio teso a integrare e assorbire una simultaneità di prospettive non solo visive ma anche concettuali.
Viene così esaltata la abilità dell’artista di affrontare tematiche le più disparate pur mantenendo una impronta inconfondibile che è poi lo stesso titolo delle singole opere delineate con spessore materico. E in questo si ravvede una sorta di rivisitazione della Pop Art classica che è esemplificata da “omaggi” verso maestri come Mario Schifano e Marco Lodola.
Ma Paolo Avanzi riesce ad evitare di rifugiarsi in schemi ripetitivi grazie ad una inventiva che gli permette di reinventare e trasfigurare lo stesso soggetto con soluzioni concettuali sempre diverse, dove la dimensione testuale non è accessoria ma parte integrante dell’opera.
La continuità con la produzione precedente è rappresentata dalle dissonanze cromatiche, dal dinamismo delle sagome e dalla carica istintiva che in queste ultime opere sembra prevalere sulla razionale costruzione della figura.
Franca Doriguzzi