Paolo Balboni – Die Mauer (il Muro) 1961- 2015
A venticinque anni dalla sua caduta, il Muro di Berlino è oggi la più grande opera d’arte collettiva al mondo, Paolo Balboni lo testimonia con i suo scatti nella mostra “Die Mauer”.
Comunicato stampa
L'artista ferma la storia, la storia diventa arte
A venticinque anni dalla sua caduta, il Muro di Berlino è oggi la più grande opera d'arte collettiva al mondo, Paolo Balboni lo testimonia con i suo scatti nella mostra “Die Mauer”
Pace, amore, paura, odio, guerra e salvezza: c'è tutto questo e non solo nelle cinquanta fotografie che Paolo Balboni ha scattato al Muro di Berlino tra il 2008 e il 2015, e che saranno in mostra al Royal Hotel Carlton di Bologna dal 23 Gennaio, in occasione di Art city white night, per Arte fiera 2015.
La cosiddetta East Side Gallery di Berlino è un tratto di muro lungo oltre un chilometro, interamente dipinto da oltre 100 artisti, ora considerato monumento protetto, simbolo di libertà. Balboni l'ha sezionato con il suo obiettivo, e ora lo porta a Bologna, proprio quando ricorrono i venticinque anni dalla caduta del Muro.
“Vorrei che le mie fotografie trasmettessero un messaggio di speranza, di possibile cambiamento – spiega Balboni-, il muro stesso, da strumento di divisione, è diventato una delle opere d'arte più belle al mondo ed è simbolo di unione tra i popoli, di libertà di espressione”.
Un cambiamento, quello del Muro che divideva la città tedesca, che viene testimoniato anche dalle pagine de Il Resto del Carlino, che accompagnano le immagini in mostra. Articoli tratti dall'archivio del quotidiano bolognese, che ripercorrono la storia del Muro, dai giorni cupi del 1961, quando venne eretto, all'euforia di quelle magiche giornate del 1989, quando le frontiere furono riaperte e famiglie divise poterono finalmente riunirsi.
“Esporrò quaranta fotografie di dimensioni 50 x 50 e dieci di 1,50mt x 1,20 mt. Attraverso il mio obiettivo potrete vedere come gli artisti hanno interpretato quel pezzo di storia, in larga parte sentimenti di libertà, speranza e fratellanza”.
Frammenti di storia. Mani, tante mani: che si stringono, che spezzano catene, che si tendono in avanti verso la speranza. Davanti al Muro di Berlino, simbolo di morte e oppressione, gran parte degli artisti hanno visto rinascere la vita. Hanno spazzato via il grigio coprendolo di colori, di fiori, di arcobaleni, di sorrisi.
Balboni, che sempre ci ha dato una sua personale lettura della realtà, questa volta si fa testimone dell'arte e della storia. Celebra il cambiamento, e i suoi scatti colorati hanno la stessa forza dirompente del bianco e nero con cui aveva raccontato i contrasti di Gerusalemme.
Negli sguardi disincantati dei bambini aveva scoperto il Senegal, ci aveva portato a Istanbul tuffandoci negli occhi profondi delle donne turche. Dalle strade di Cuba aveva portato con sé l'odore delle decadenti Buick, dalla Toscana aveva rapito il fascino delle porte scrostate dal tempo. Poi ci aveva fatto sognare nel castello di Chiara e volare tra le ali degli angeli nella luce. Ora ci porta a Berlino. Non interpreta, si limita a testimoniare. Ma ne siamo sicuri? Che importa, d'altronde non serve saperlo. Non serve altro per raccontare la storia, un obiettivo che si mette davanti a un muro, il gesto più semplice, far parlare le immagini.
Corrado Peli
Giornalista e Scrittore