Paolo Ciabattini / Attilio Terragni
Nel contesto architettonico della chiesa sconsacrata di San Pietro in Atrio a Como è allestita e esposta una mostra dedicata alla nuova astrazione nell’arte contemporanea.
Comunicato stampa
Nel contesto architettonico della chiesa sconsacrata di San Pietro in Atrio a Como è allestita e esposta una mostra dedicata alla nuova astrazione nell’arte contemporanea. Saranno presentate le opere degli artisti Paolo Ciabattini e Attilio Terragni, così differenti tecnicamente, quanto avvicinati dalla Nuova Astrazione Contemporanea e dal tema della “Cosmogonia” tanto studiata fin dai tempi dei filosofi greci classici: Leucippo e Democrito (V secolo a.C.).
L’elemento innovativo emerge proprio dal voluto accostamento che risalta all’occhio del fruitore che visita la mostra: una costruzione architettonica del XII sec. d.C. circa, all’interno della quale spiccano opere proto contemporanee se non addirittura avanguardistiche e astratte. Mi sembrava doveroso nell’incipit esplicativo farne riferimento, alla fine di esaltare il genius loci del luogo - credo di aver dato un’ idea abbastanza vicina al dato reale di quanto il “locus” e l’“Ars” (luogo e opera) siano in questo caso più che mai direttamente proporzionali.
Paolo Ciabattini è pittore astratto con un forte impatto emotivo e istintivo. La sua pennellata è gestuale. Il forte significato introspettivo e concettuale e l’evidente simbolismo aulico fanno da riferimento tematico e poetico nel suo “fare Arte”. Il lirismo cromatico e la matericità che “dondolano” delicatamente l’uno verso l’altra ci fanno ripensare ai precedenti lavori ( mi riferisco alle “Rifrazioni”) che l’artista milanese ha esposto in Italia, Hong Kong, Stati Uniti, e a breve in Russia.
Il nuovo progetto pittorico di Paolo Ciabattini è sicuramente inscrivibile nello studio cosmogonico delle stelle e della volta celeste. Un Universo stellato, un oceano cosmico, catturati e spalmati su grandi tele astratte che a loro volta sono racchiuse all’interno di un’ imponente costruzione antica che rammenta un passato lontano, fatto di luoghi talvolta ameni, di uomini e di paesaggi della nostra storia.
Circumnavigando le navate della chiesa si possono osservare le nebulose vie dei cieli, le stesse che per l’artista vagano nei meandri dell’anima e dell’inconscio. Il blu secondo la teoria dei colori (“Lo spirituale nell’arte”, cit.) di Vassilij Kandinskij rammenta :
” Il blu è il colore del cielo, è profondo; quando è intenso suggerisce quiete, quando tende al nero è fortemente drammatico”.
Il dramma dei blu più intensi e desaturati al nero si fonde con le tinte più chiare, con riflessi luminescenti e meno opacizzanti e questa sinfonia elegiaca ci conforta e ci accoglie piacevolmente lasciando alla nostra mente la facoltà di librarsi tra sacro e profano, tra Scienza dell’astrofisica e religiosità del Creato.
Attilio Terragni Disegni e modelli per un'architettura “dopo geometria” innovativa e ricca di spunti volti ai numerosi progetti effettuati durante il suo percorso collaborativo con il noto architetto internazionale Daniel Libeskind. Molte le eco provenienti dalle influenze del segno razionalista di suo zio Giuseppe Terragni.
Questa è una lettura del lavoro artistico di Attilio Terragni che si pone, a mio avviso, di fronte a noi con due valenze:
Quella collegabile alla geometria descrittiva dove sono rappresentati su uno o più piani oggetti o ambienti bidimensionali o tridimensionali tramite la prospettiva e l'assonometria.
L'altra valenza è invece intesa in senso più strettamente artistico-creativo. Meandri dell'anima di Terragni artista che sono esternati in complessi disegni evocativi, ricchi d’ideogrammi, simbologie, segni e tratti che quasi fuoriescono dal piano di rappresentazione; in modo spontaneo, con una sorta di automatismo segnico e grafico che a tratti ci collega al mondo del surreale. Una parallela realtà esplosa che si parcellizza nello spazio “vitruviano” a lei circostante.
Sono patterns dotati di una propria organizzazione, una propria struttura, un motivo, una vita. Raccontano, ci dicono cose e concetti; hanno una loro evoluzione centrica in continuo divenire
E' in questo habitat mentale di auto-organizzazione che riusciamo a evidenziare l'esigenza/urgenza di salvaguardia e di eco-sostenibilità del nostro pianeta - che Terragni in occasione di questa mostra rappresenta sotto varie angolazioni che ricordano una sorta di esplosione cosmica -
E' solo grazie a questo percorso intellettivo autonomo che possiamo conquistare una sorta di rispetto reciproco natura, ambiente, società.
L'Arte e l'Architettura giacché strumenti veicolanti di messaggi sociali possono e devono dunque essere portatrici di cambiamento pro-attivo e innovativo.
Ecco dunque come “Cosmogonika” ci conduce per mano in un mondo affascinante, sotto alcuni aspetti inatteso o ricco di disambiguazioni creative ma sempre intenso e profondo, esattamente come la volta celeste.