Paolo Coltro – Padova Informale
Le sue fotografie raccontano di spazi della città di Padova che ci sono ben noti, da Via Venezia ai palazzi e agli edifici più celebri, dal Portello alle piazze. Ma nonostante alcuni indizi ci facciano capire che “ci troviamo qui”, esse ci traducono in uno spazio altro, decontestualizzato, stravolto e illuminato dalla magia di un click.
Comunicato stampa
PADOVA INFORMALE è la prima mostra fotografica di Paolo Coltro. Curata da Barbara Codogno, PADOVA INFORMALE è una riuscita e decisiva prova autoriale che trova collocazione all'interno del contenitore RAM, manifestazione dedicata al contemporaneo e patrocinata dal Comune di Padova - Assessorato alla Cultura.
Paolo Coltro è caporedattore responsabile della sezione cultura e spettacoli per i tre quotidiani Finegil del Gruppo L'Espresso (mattino di Padova, tribuna di Treviso, nuova Venezia) e come giornalista è da sempre un punto di riferimento imprescindibile per la città di Padova.
"Paolo Coltro fotografo è invece una felice scoperta" partecipa con entusiasmo l'Assessore alla Cultura Andrea Colasio: "Coltro ci propone una città che egli ama appassionatamente, tanto da ritrarla nei suoi aspetti più misteriosi e inediti. Ritratti che non appartengono soltanto al mondo giornalistico e letterario, perché Paolo Coltro è anche un geniale fotografo e ce lo dimostra in quest'occasione, svelandoci i tratti "informali" di una città in continua evoluzione".
Le sue fotografie raccontano di spazi della città di Padova che ci sono ben noti, da Via Venezia ai palazzi e agli edifici più celebri, dal Portello alle piazze. Ma nonostante alcuni indizi ci facciano capire che "ci troviamo qui", esse ci traducono in uno spazio altro, decontestualizzato, stravolto e illuminato dalla magia di un click.
Da un lato Coltro ricerca, stringe, seziona, ingrandisce, estrae arbitrariamente porzioni di luoghi o di luce che coagula in agglomerati materici, approdando a un'espressione pittorica astratta. Dall'altro, invece, è attratto dalla presenza del vuoto. Acciaio, cemento, lamiera: i protagonisti del suo mondo riscoperto non tradiscono traccia di presenza umana. In un universo rigorosamente distorto, sono "non-luoghi" le cui linee disegnano geometrie insospettate che si stagliano in campiture di colori primari.
Muovendo dall'esplorazione di spazi, luoghi e architetture della città - stravolti da un obiettivo che ne ingrandisce, isolandoli, gli elementi materici e che allo stesso tempo li parcellizza in mondi a sé stanti - la ricerca di Paolo Coltro approda a un'espressione più pittorica e astratta, vicinissima alla temperatura dell'informale.
Difficile, osservando il risultato finale, riconoscere che di fronte si ha una fotografia e non un quadro; più arduo ancora indovinare da dove sia stato mai preso quel particolare, quale ne sia il punto di partenza.
In tutto questo non vi è alcuna ricerca di artificio, anche sul versante tecnico: Coltro non usa il ritocco digitale e non interviene pittoricamente sulle foto; semmai una tensione continua, incessante verso uno stato estremo - puro - della realtà.
Negando qualsiasi "forma" a priori - sia figurativa, sia astratta - la fotografia di Coltro si apre a una nuova conoscenza delle forme stesse, ripercorrendo con l'obiettivo il sentiero tracciato dall'arte informale.
Note sull'autore:
Paolo Coltro nasce a Vicenza nel 1953.Ha sempre voluto fare il giornalista, tanto che è tra gli editori dell'Arca di Noè, mitico periodico studentesco del Liceo Classico Pigafetta (inizio anni '70): alcune sue idee fanno raggiungere il pareggio di bilancio alla pubblicazione. Appena più tardi collabora a Sport 70, Veneto Sette, Confronto Vicentino e ad alcuni quotidiani nazionali. Dopo gli studi universitari viene assunto al "mattino di Padova", che nasce il 28 marzo 1978: quindi è tra i fondatori. Fino al 1991 il suo cursus honorum si svolge all'interno del quotidiano padovano: cronista di giudiziaria, vicecaposervizio interni, capocronista (per quattro anni: momento di massima diffusione del giornale), caposervizio cultura. Nel 1991 accetta la vicedirezione del neonato quotidiano Nuova Vicenza, cui collaborava quando era settimanale. Ne diventa direttore dopo pochi mesi. L'esperienza a Nuova Vicenza dura un anno e mezzo. Si dimette per diversità di vedute sulla linea editoriale. Collabora dal Veneto per un anno con il Corriere della Sera e il supplemento Sette,(prodotti circa 150 articoli) ma il Corriere non stabilizza la sua posizione. Accetta quindi di rientrare ai quotidiani Finegil del Gruppo Espresso, che lo inviano a Treviso come caporedattore responsabile della redazione della "tribuna di Treviso". Qui resta per cinque anni, fino al 1999: in un periodo di flessione generalizzata delle copie della stampa quotidiana, riesce a mantenere i livelli di vendita e diffusione. Rientra a Padova, al "mattino" nel 1999: è caporedattore responsabile della sezione cultura e spettacoli per i tre quotidiani del Gruppo (mattino di Padova, tribuna di Treviso, nuova Venezia). Responsabilità e qualifica che mantiene tuttora.
Ha pubblicato alcuni libri. "Da Antenore al Nuovo Millennio" con foto di Uliano Lucas, editore Bruno Vespa; un secondo libro sempre con le foto di Uliano Lucas sul Veneto locomotiva del Nordest; i testi di alcuni libri fotografici del trevigiano Antonio Zuccon (Burano, Cibiana, altri) ; un testo monografico sulle sculture di Elio Armano; di prossima pubblicazione un volume dell'Università di Padova che raccoglie i suoi articoli sul Veneto, la cultura, le trasformazioni, pregi e difetti del Nordest.
La fotografia non è mai stata un hobby, piuttosto un amore nascosto.