Paolo Donalisio – Kumbh Mela
Kumbh Mela. Nasik Trimbakeshwar 2015. La mostra racconta, attraverso 40 suggestive immagini di Paolo Donalisio, l’atmosfera, i suoni e i colori del raduno religioso tenutosi a Nasik nel 2015.
Comunicato stampa
Tra gli appuntamenti dedicati all’India tradizionale, sabato 18 giugno dalle ore 18 alle ore 22 apre la mostra Kumbh Mela. Nasik Trimbakeshwar 2015. La mostra racconta, attraverso 40 suggestive immagini di Paolo Donalisio, l’atmosfera, i suoni e i colori del raduno religioso tenutosi a Nasik nel 2015.
Le feste (Mela) del Kumbh, antiche di 2500 anni, non hanno eguali in tutto il mondo per le decine di milioni di fedeli hindu che affluiscono ad ogni evento, per l’efficientissima organizzazione con cui tale moltitudine in movimento viene gestita per almeno un mese e mezzo di durata e soprattutto, per il significato profondo che questa festa rappresenta per i suoi pellegrini.
Le feste si tengono ad anni alterni nelle quattro città indiane bagnate da fiumi sacri che, secondo la tradizione hanno ricevuto le gocce di amrita, il nettare dell’immortalità, versate dalla brocca (kumbh) degli dei (deva) mentre lottavano con i demoni (asura) per il suo possesso. Il dio Jayanta, trasformatosi in corvo per portare in salvo il sacro vaso, lasciò cadere le preziose gocce sulle confluenze dei fiumi nelle città di PRAYAG (Allahabad), nell’Uttar Pradesh, HARIDWAR, nell’Uttarakhand, UJJAIN nel Madya Pradesh e NASIK nel Maharastra.
Ciascuna delle quattro città, ogni 12 anni (come 12 sono i giorni del mitologico combattimento fra dei e demoni) ed in anni diversi, ospita le celebrazioni sacre nella loro forma più grandiosa, intervallate da altre di minore rilievo. La sistemazione dei loro accampamenti, l’ordine di accesso dei vari gruppi alle processioni e abluzioni sacre, e soprattutto l’individuazione dei giorni e dell’ora più propizi per i bagni rituali secondo le congiunzioni astrali stabilite, sono decisioni di esclusivo appannaggio dell’assemblea dei capi delle diverse akhara, le comunità di sadhu. I sadhu sono al centro di questa festa: i milioni di pellegrini hindu che si mettono in viaggio da ogni parte dell’India e del mondo per venire a purificare la propri anima vogliono anche ammirare i loro asceti e condividere con loro il ritmo delle celebrazioni. La ricompensa è proprio negli sguardi pieni di ammirazione e devozione di tutti coloro che, dimenticando la propria casta e il proprio stato sociale, si riversano sulle sponde del fiume per ottenere, con l’immersione, la purificazione dai peccati e la libertà dal ciclo di morti e rinascite.