Paolo Gobbi – Imponderabili presenze
La mostra è l’ultimo appuntamento di Molto rumore per nulla, ciclo di approfondimento, ideato dal critico Loredana Rea con l’intento di riflettere sul ruolo dell’arte. Per Fuori Centro Paolo Gobbi propone un’ulteriore riflessione sugli strumenti del fare arte e sulla loro complessa riduzione.
Comunicato stampa
PAOLO GOBBI
IMPONDERABILI PRESENZE
Martedì 5 giugno 2012, alle ore 18,00 a Roma, presso lo Studio Arte Fuori Centro, via Ercole Bombelli 22, si inaugura la personale di Paolo Gobbi Imponderabili presenze, curata da Loredana Rea.
L’esposizione rimarrà aperta fino al 22 giugno, secondo il seguente orario: dal martedì al venerdì dalle 17,00 alle 20,00.
La mostra è l’ultimo appuntamento di Molto rumore per nulla, ciclo di approfondimento, ideato dal critico Loredana Rea con l’intento di riflettere sul ruolo dell’arte. Mai come in questi ultimi mesi, proprio mentre mutano profondamente i rapporti tra esperienze artistiche, pubblico e mercato, ci si interroga con nuovo vigore sul suo valore, sul suo campo d’azione e la sua funzione in una società fondata sulla contraddittoria necessità di apparire in conformità ai criteri imposti da pochi, al punto che sempre più spesso il dover essere è sempre più importante dell’essere.
Nell’arco di tempo compreso tra febbraio e giugno sei artisti – Paolo Gobbi, Stefano Giovannone, Maria Pia Daidone, Patrizia Molinari, Franca Bernardi, Gabriella Di Trani – differenti per formazione e scelte operative, si confrontano per evidenziare l’importanza di una pratica di continuo e ricercato sconfinamento, strettamente connessa alle metodologie di lavoro e agli strumenti di espressione. Quello proposto è dunque un percorso caratterizzato da un’articolazione complessa, con il proposito di offrire al pubblico un’ipotesi di lettura capace di lasciare emergere una sintesi tra modalità esecutive ed esiti formali maturati in ambienti culturali diversi, senza però proporre uno schema concettuale, inevitabilmente inadeguato per contenere non solo le singole problematicità degli assunti, ma anche la molteplicità formale dei risultati.
Per Fuori Centro Paolo Gobbi propone un’ulteriore riflessione sugli strumenti del fare arte e sulla loro complessa riduzione. Lo spazio della galleria si presenta in apparenza vuoto, mentre in realtà migliaia di piccoli segni affiorano dalla superficie perimetrale. Sono tracce quasi impercettibili che l’artista ha disseminato sulle pareti bianche.
I segni si presentano come una sorta di elementare alfabeto fatto di immagini semplificate, fino quasi a diventare schemi minimali, che combinandosi conducono oltre la familiarità delle cose, al di là del visibile verso una dimensione i cui a dominare è il desiderio di confrontarsi con l’infinito.
L’artista ha rinunciato al colore, affidandosi al bianco e alla mina d’argento, per materializzare gli esiti estremi di un linguaggio completamente costruito sulla sottrazione, sulla riduzione di se stesso fino quasi a raggiungere il vuoto, che non è il luogo dell’assenza ma luogo gravido di presenze, che solo nell’imponderabilità dei segni hanno la possibilità di rendersi manifeste.