Paolo Iacchetti – Numerazioni Occulte
L’Antico Ospedale dei Battuti di San Vito al Tagliamento ospita la mostra di Paolo Iacchetti. Numerazioni Occulte.
Comunicato stampa
Il 15 giugno 2024 si è inaugurata a San Vito al Tagliamento, negli spazi espositivi dell’antico ospedale la mostra Numerazioni Occulte dell’artista milanese nato nel 1953 Paolo Iacchetti.
Di formazione scientifica (si laurea in chimica nel 1976), Paolo Iacchetti consegue nel 1982 il Diploma all’Accademia di Brera.
Fin da subito si interessa alla pittura aniconica e concentra la sua indagine sulla duplice direttiva della linea e della forma/colore.
Insegnante alla Scuola Politecnica di Design di Milano e poi all’Università Cattolica di Milano, nella sua carriera artistica ha esposto oltre che in Italia, in Svizzera e Germania.
Paolo Iacchetti appartiene alla generazione di artisti cui spettò raccogliere il testimone dai pionieri delle ricerche aniconiche che guardavano alla forma espressiva non figurativa, non rapportabile ad alcuna immagine conosciuta, senza alcun riferimento a forme reali o naturali.
L’arte aniconica, la cui affermazione in Occidente è stata a tratti parallela e a tratti intermittente allo sviluppo di quella figurativa, l’immagine abbandona la riconoscibilità della figura per dare risalto massimo al linguaggio visivo puro, spesso ispirato da una tensione spirituale verso l’indicibile.
Già praticata nella storia – ad esempio nella ceramica arcaica greca, nella pittura bizantina, nell’oreficeria barbarica – questo tipo di rappresentazione si è imposta con forza tra le Avanguardie del primo Novecento, portando alla nascita dell’Astrattismo.
Paolo Iacchetti approfondisce quindi gli assunti “analitici” con nuove motivazioni di poetica e aderendo a un’idea di pittura fedele al dato puramente visivo e percettivo.
A lui e agli altri pittori nati all’inizio degli anni Cinquanta si era posto infatti il problema di dare un senso e un significato nuovo a un metodo di lavoro che aveva stabilito un rapporto molto intenso fra l’immagine e la superficie su cui questa era stata dipinta, andando ad accentuare la percezione del quadro come un oggetto fisico su cui era steso del colore, e che non andava inteso al di là di questa sua presenza fisica nello spazio.