Paolo Masi – Percezione di uno spazio

Informazioni Evento

Luogo
MASSIMO LIGREGGI
via Indaco 23 95100, Catania, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

Tuesday to Friday

03.00 - 07.00 pm

Saturday

Only by appointment

Vernissage
19/02/2021

ore 15-20

Artisti
Paolo Masi
Generi
arte contemporanea, personale

Attraverso una selezione di opere chiave appartenenti alle varie fasi del suo percorso artistico, dai primi anni Sessanta a oggi, l’esposizione getta luce sul rigore e l’attitudine analitica che hanno contrassegnato il lavoro di uno dei protagonisti della neoavanguardia italiana del XX secolo.

Comunicato stampa

Paolo Masi: percezione di uno spazio
Raffaella Perna

A più di cinquant’anni dalla partecipazione alla ormai storica rassegna di arte urbana Intervento sulla città e sul paesaggio, tenutasi nel 1970 a Zafferana Etnea, Paolo Masi torna a esporre a Catania con una mostra personale alla Galleria Massimo Ligreggi: attraverso una selezione di opere chiave appartenenti alle varie fasi del suo percorso artistico, dai primi anni Sessanta a oggi, l’esposizione getta luce sul rigore e l’attitudine analitica che hanno contrassegnato il lavoro di uno dei protagonisti della neoavanguardia italiana del XX secolo. Animatore della scena artistica fiorentina, Paolo Masi, dopo una breve ma incisiva stagione legata all’esperienza dell’Informale, recupera la lezione delle prime avanguardie – Suprematismo, De Stijl e Bauhaus in primis – per avviare un’originalissima ricerca sui legami tra pittura, spazio e luce, concepiti come elementi dinamici e variabili nel processo di percezione umana. La superficie del quadro, nel lavoro di Masi, diviene un campo di forze in tensione, dove i segni-colore rimodulano lo spazio secondo direttrici mutevoli, entrando in relazione strettissima con l’ambiente esterno e soprattutto con l’esperienza ottico-percettiva di chi li osserva. Di «una dilatazione continua in termini ritmo-dinamici» ha parlato Lara Vinca-Masini, tra le prime e più lucide interpreti dell’arte di Masi, ponendo l’accento sul carattere temporalizzato e contingente dei suoi lavori. Aspetti siffatti sono presenti in tutte le opere esposte in mostra: dai raffinati dipinti a tempera su carta del 1962, dove la gestualità mossa si apre ai nuovi simboli della civiltà moderna (segnaletica stradale, frecce, numeri), agli intrecci labirintici dei lavori degli anni Ottanta; dalle griglie-impronte di stampo costruttivista degli anni Novanta, alle superfici plastiche trasparenti dipinte a spray dei primi anni Duemila, sino alla grande installazione composta da trentuno righelli in plexiglas, progettata nel 2013 per le sale della Galleria Frittelli di Firenze e ripensata appositamente per gli spazi della Galleria Massimo Ligreggi. La scelta del righello non è casuale: strumento di misurazione per eccellenza, alla base del disegno artistico e architettonico, questo oggetto, come accade nei dipinti metafisici di Giorgio de Chirico, Carlo Carrà e più tardi in quelli di Tano Festa, viene assunto da Masi come simbolo della pittura stessa, ha valore metonimico. Benché l’artista sin dagli anni Sessanta sia coinvolto in un processo di effrazione dei confini del quadro e s’impegni in un’intensa sperimentazione di materiali extra-artistici (si pensi, ad esempio, alle Tessiture o ai Cartoni degli anni Settanta), il suo lavoro rimane squisitamente pittorico. Ma quella compiuta da Masi non è un’operazione di recupero della pittura modernista, nell’accezione che Clement Greenberg ha dato a questo termine: la sua è una pittura ripensata secondo canoni nuovi, concepita per essere esperita fenomenologicamente e pronta ad accogliere la contingenza dello spazio e del tempo reali. È una pittura, quella di Masi, che si confronta con la quotidianità del vivere e con l’immanenza della percezione umana.

Paolo Masi è nato nel 1933 a Firenze, dove vive e lavora. La sua attività è strettamente legata a una continua sperimentazione sul modo di operare e trasformare i materiali. Alla prima personale nel 1960 alla Strozzina a Firenze seguono numerose mostre nelle principali gallerie italiane ed europee: Numero (Firenze), Cenobio (Milano), L’Aquilone (Firenze), Schema (Firenze), Christian Stein (Torino), Lydia Megert (Berna), d+c Mueller Roth (Stoccarda), Thomas Keller (Monaco), Primo Piano (Roma), La Polena (Genova), Ariete (Milano), La Piramide (Firenze), Centro d’Arte Spaziotempo (Firenze), Galleria Studio G7 (Bologna), Fondazione Mudima (Milano).Dopo il confronto con le sperimentazioni post-informali e la ricerca nell’ambito dell’astrazione e del Neoconcretismo, si avvicina alle contestuali esperienze analitico-riduttive, scomponendo e riorganizzando sul pavimento e contro le pareti aste di alluminio, specchi, fili o piccole stecche di plexiglas colorato che estendono anche alla terza dimensione la ritmicità dello “spazio-colore”. Ritorna alla bidimensionalità attraverso il progetto Rilevamenti esterni-conferme interne (1974-1976), sviluppato all’esterno con foto Polaroid di tombini, muri e pavimenti iniziate nel 1974 a New York e, contemporaneamente, all’interno dello studio con le Tessiture (tela grezza cucita) e i Cartoni da imballaggio, dove utilizza per la prima volta adesivi trasparenti e coprenti, facendo emergere la struttura interna del materiale.Dal 1974 Masi è cofondatore insieme a Maurizio Nannucci e Mario Mariotti di un collettivo che gestisce lo spazio no profit “Zona” a Firenze, esperienza che troverà la sua continuazione dal 1998 nel collettivo “Base”. Da ricordare inoltre le partecipazioni a “I colori della pittura. Una situazione europea” (a cura di Italo Mussa, Roma 1976), alla XXXVIII Biennale di Venezia (1978); alla XI Quadriennale romana (1986); alle mostre “Künstlerbücher” di Francoforte e “Erweiterte Photographie Wiener Secession” di Vienna (1980); alla mostra parigina “Livres d’artistes” (Centre Georges Pompidou, Parigi, 1985), “Arte in Toscana 1945-2000” (Palazzo Strozzi, Firenze, Palazzo Fabroni, Pistoia 2002), “Pittura Analitica. I percorsi italiani 1970-1980” (Museo della Permanente, Milano 2007) e alla mostra “Alla Maniera d’Oggi. Base a Firenze” (Chiostro di San Marco, Firenze 2010); le personali a Bludenz, al Museo d’Arte Contemporanea di Lissone, alla Fondazione Mudima di Milano; “La Torre di Babele” (Ex fabbrica Lucchesi, Prato 2016), “Versus. La sfida dell’artista al suo modello in un secolo di fotografia e disegno” (Galleria civica, Modena 2016), “Pittura Analitica. Ieri e oggi” (Mazzoleni Art, Londra – Torino 2017). Nel 2013, in occasione della mostra allestita presso Frittelli arte contemporanea a Firenze, viene pubblicata la prima monografia complessiva sull’artista a cura di Flaminio Gualdoni Paolo Masi. La responsabilità dell’occhio edito da Gli Ori. Nel 2014 Masi presenta l’installazione Riflessioni Riflesse nel chiostro della Basilica di Sant’Ambrogio di Milano, nella Sala Albertini del Corriere della Sera, nel Cortile del Palazzo dell’Archiginnasio a Bologna (2015), in Piazza San Fedele a Milano (2016) e l’opera Camminate come figli della luce nella Chiesa di Sant’Eufemia a Verona (2016). Nel 2018 due importanti personali: al Museo MAGA di Gallarate (VA), la mostra antologica “Paolo Masi. Doppio Spazio” curata da Lorenzo Bruni; a Firenze, negli spazi di Le Murate. Progetti Arte Contemporanea, la mostra “Paolo Masi Qui” composta da 12 opere monumentali appositamente concepite e realizzate per l’ex carcere fiorentino.
Opere storiche dell’artista si trovano nelle collezioni di numerosi musei italiani, tra cui: Mart di Trento e Rovereto, Museo Pecci di Prato, Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti di Firenze, Galleria d’Arte Museo.

In primavera si terrà un incontro con l'artista a cui interverranno Raffaella Perna, docente di Storia dell'arte contemporanea all'Università degli Studi di Catania e il gallerista Massimo Ligreggi.