Paolo Peroni – Orizzonti a parte
“Orizzonti a parte” indaga la crisi della città e dell’uomo di oggi: “Da Torino a Milano ci sono 138 chilometri di strade e cemento. Chilometri di periurbano, di territorio che non è né città né campagna.
Comunicato stampa
Milano, 4 aprile 2016 – Il Comune di Milano, la Fondazione Giorgio Pardi e l’associazione cramum presentano l’11 maggio alle ore 18:00 allo Studio Museo Francesco Messina la mostra ORIZZONTI A PARTE, di PAOLO PERONI, curata da Sabino Maria Frassà. La mostra è parte del premio cramum che ogni anno attribuisce al vincitore (Paolo Peroni ha vinto il premio nel 2014) la possibilità di allestire in massimo due anni una mostra site-specific allo Studio Museo Francesco Messina.
“Orizzonti a parte” indaga la crisi della città e dell’uomo di oggi: “Da Torino a Milano ci sono 138 chilometri di strade e cemento. Chilometri di periurbano, di territorio che non è né città né campagna. Paolo Peroni polemizza e intitola l’opera principale <
La Chiesa di San Sisto, oggi Studio Museo Francesco Messina, è la cornice ideale per la riflessione di Paolo Peroni, che colloca 12 grandi installazioni in dialogo con la chiesa barocca e i celebri bronzi del Messina. Unica colonna sonora possibile è il rumore dell’autostrada A4 (Torino-Milano) proveniente dagli stessi tubi metallici parte dell’opera “Correre come merda nei tubi”. Come ricorda l’artista riguardo alle altre opere in mostra: “Le mie sculture Figure si confrontano con le ballerine di Messina: ogni artista interpreta la figura umana attraverso gli occhi del proprio tempo. I miei uomini sono fatti di cemento e catrame; non sono in scala, ma sono costruiti riprendendo dimensioni di persone vere. Oggi l’uomo è ancora fatto dal 75% di acqua o è fatto del cemento che “respira”? Del catrame su cui cammina?”
PAOLO PERONI studia arte tra Busto Arsizio (VA) Firenze e Torino. Si laurea all'Accademia Albertina di Torino. Vince nel 2014 il premio cramum. La Galleria Raffaella De Chirico Arte Contemporanea gli dedica tre mostre personali (tra cui Sudari Da Caccia, a cura di Francesco Poli nel 2013). Espone in mostre collettive in Italia e all’estero: si ricordano nel 2015 OLTRE (Budapest, Ivrea, Roma, a cura di Sabino Maria Frassà) e Imago Mundi (Venezia a cura di Luca Beatrice).
IL PREMIO CRAMUM
Cramum è una parola latina che significa “crema”, “la parte migliore del latte”. Il Premio cramum è stato ideato nel 2012 da Andi Kacziba e Sabino Maria Frassà proprio per sostenere i migliori giovani in Italia a prescindere dalla provenienza.
Piaga dell’Italia è non solo la fuga di cervelli all’estero, ma anche la difficoltà di attrarre nuovi saperi (cervelli) dall’estero. La Fondazione Giorgio Pardi e l’associazione cramum hanno da subito appoggiato il progetto, comprendendone la rilevanza e apprezzando anche il secondo obiettivo, colmare il gap generazionale. Il premio è stato pensato dall’inizio per mettere in relazione diverse generazioni di artisti.
Gli artisti internazionali fuori concorso sono anche membri della Giuria che valuta i 10 giovani finalisti del premio cramum. I giovani finalisti sono messi in relazione anche con noti curatori, giornalisti e direttori di Musei, che compongono la Giuria di ogni edizione del premio. Per l’edizione del Premio cramum 2016 il Comitato Scientifico è composto da: Leonardo Capano (IULM), Nushin Elahi (giornalista e curatrice dal Sud Africa), Julia Fabényi (direttrice Ludwig Múzeum di Budapest), Ingrid Gentile (curatrice indipendente), Rosa Ghezzi (giornalista), Katie Hill (Università di Oxford) Angela Madesani (IED e Brera), Michela Moro (Rai 5), Adriana Polveroni (giornalista), Iolanda Ratti (Museo del Novecento), Maria Fratelli (Studio Museo Francesco Messina), Renato Rizzo (giornalista), Alba Solaro (giornalista), Nicla Vassallo (Filosofa, Università di Genova), Sabino Maria Frassà (direttore e curatore del Premio) e Alberto Puricelli (socio fondatore Cramum).
Vincitori delle scorse edizioni sono stati: Daniele Salvalai (2013), Paolo Peroni (2014) e Francesca Piovesan (2015). Il vincitore del Premio si aggiudicherà un cubo realizzato dalla Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano con il Marmo di Candoglia e una mostra site-specific allo Studio Museo Francesco Messina