Paolo Peroni – Sudari da Caccia
La Raffaella De Chirico Arte Contemporanea è lieta di presentare la mostra personale del giovane e promettente artista Paolo Peroni in un allestimento che esporrà le tappe della coraggiosa e audace evoluzione intrapresa sino ad oggi. Mentre le fotografie di Eleonora Lauro verranno allestite nella Project Room – Site Specific.
Comunicato stampa
La Raffaella De Chirico Arte Contemporanea è lieta di presentare la mostra personale del giovane e promettente artista Paolo Peroni in un allestimento che esporrà le tappe della coraggiosa e audace evoluzione intrapresa sino ad oggi. Peroni muove la propria ricerca creativa tra mondo naturale e artificiale, avente l’uomo come tramite ed in continuo divenire.
L’artista lavora per cicli tematici, sottesi da un comune leit motiv. Le opere raccontano in modo diverso ma ugualmente incisivo i concetti espressi dalla sua arte, un’intensa riflessione sulla tensione esistente tra il singolo, il gruppo e l’ambiente esterno, dal singolo individuo in relazione alla società, all’elemento di base del mondo naturale in relazione al suo habitat.
Attraverso il gioco di queste corrispondenze, le opere di Paolo Peroni suscitano nell’osservatore
una tacita vicinanza: un innato senso di consapevolezza e appartenenza al mondo profondamente umano. Interessante è anche il mezzo espressivo utilizzato dall’artista che non risulta immediatamente riconducibile all’idea da cui nasce il lavoro.
Bios, Gentipo&Fenotipo, Il tumore degli alberi, Morfogenesi, raccontano un’ inesausta e viscerale ricerca concettuale e materiale, elementi distinti all’occhio ma entrambi ricchi di studi, capacità e rielaborazione. Paolo Peroni aderisce alla figura dell’ artista-artigiano, soggetto in cui mente e mano trovano un’ideale congiunzione, massima espressione di qualità e abilità complementari, necessarie l’una all’altra.
Bios, opere in metacrilato termoformato, esposte per la prima volta presso la Project Room della Raffaella De Chirico Arte Contemporanea tra Giugno e Settembre del 2012, rappresentano una produzione sensuale di contenuti, resistenze e contestazioni, le quali proliferano, si manifestano e vengono assimilate nei “regimi di verità”.
E’ matrice pulsante del nostro bios politikos manifesti di un desiderio positivo che ci spinge ad esporci, e matrici di cambiamento poiché, senza la pratica della resistenza, senza la produzione dal basso di forme vitali o soggetti che rifiutano di “piegarsi” al sistema corrente non sarebbe possibile incidere un cambiamento che induca alla trasformazione economica e politica della società e di noi stessi. Ogni BIOS comunica il desiderio positivo che spinge l’uomo ed ogni elemento ad esporsi
in una lotta continua e plasmante, direttamente connessa al suo ecosistema.
Genotipo&Fenotipo è un ciclo di opere costituito da due tipologie di immagini sovrapposte:
la prima è quella di una cellula osservata al microscopio, la seconda è quella di
una città vista dal satellite. Attraverso l’unione dei suddetti elementi, Paolo Peroni, apre una riflessione sulla sociobiologia, scienza che rivolge il suo studio alle basi biologiche che determinano il comportamento sociale. Genotipo&Fenotipo e ambiente: interazione e trasformazione reciproca a tre voci, dove, la variazione fenotipica incide sull’evoluzione per la selezione naturale.
E se l’ambiente partecipa e diviene elemento fondamentale di questo ciclo, anche la biopolitica ne entra a far parte, intesa come rete di poteri che gestisce le discipline del corpo e le regolazioni delle popolazioni.
L’uomo non è più determinato unicamente dal proprio patrimonio genetico e dal fenotipo che si costituisce nel corso della vita vissuta, ma questa varia e modifica individuo e massa in conseguenza dell’incontro con la sfera del potere. Incontro, o meglio, irruzione del bio-potere.
Gli antitetici elementi di bios e zoé, la dicotomia tra vita singolare e vita della specie, viene quasi a smarrire la secolare contrapposizione, assoggettata da e ad un potere più grande e schiacciante.
La vita, nella sua nudità, quasi privata del proprio volto biologico, si costituisce involontariamente come ideale terreno di azione del potere sovrano, precursore e anticipatore dell’imperante controllo biopolitico.
Il tumore degli alberi: opere esposte per la prima volta alla seconda edizione di The Others Art Fair 2013, poggiano su una base concettuale similare al pensiero fondante del ciclo Genotipo&Fenotipo. Sono veri e propri calchi delle masse tumorali degli alberi accostati a serigrafie che raccontano per immagini ciò che il calco in gesso rappresenta.
L’albero, elemento naturale puro ed incontaminato nella sua totale adesione ed accettazione del territorio, ne registra con fedeltà lo stato di cose. Si fa specchio sincero del mondo circostante, dichiarandolo attraverso la propria presenza e forma.
I fusti esplodono nel pieno dissenso e le masse tumorali della corteccia prendono a manifestare una forte e determinata soggettività. La malata quotidianità racconta di sé con la voce della patologia, espressione di un’assoggettazione sovrana a cui il cancro del tronco si oppone fiero e saldo nonostante lo stato degenerativo che ne mina la vita stessa.
La natura torna ad essere esempio e appello alla resistenza. Esplicita, attraverso la propria forma deformata, la necessità di una lotta alle pratiche sociali e alle relazioni di potere che governano esistenze ignare.
La malattia dell’albero si staglia quale manifesto, invita al raggiungimento di una libertà, alla creazione di una libertà intesa come tale nella sua vera essenza. Contempla pratiche di ascesi e alla costituzione di una nuova coscienza morale collettiva.
Morfogenesi: è l’ultimo lavoro elaborato da Paolo Peroni, esposto a The Others Art Fair 2013 insieme alla ricerca sul tumore degli alberi. I differenti cicli realizzati dall’artista, rivelano una comune e salda piattaforma concettuale che sottende l’intero percorso intrapreso da Peroni, sviscerata e approfondita in ogni sfaccettatura e possibilità, sondata alla radice del proprio essere.
Morfogenesi si lega strettamente a Bios, vicinanza riconoscibile su due livelli di lettura: quello estetico in cui la similarità è denunciata dai rilievi ottenuti, in entrambe le ricerche, dalla termoformatura dei fogli di polimeri e, in secondo luogo, a livello significante, spazio in cui la ricerca su resistenze e contestazioni torna ad essere protagonista.
Le opere del ciclo Morfogensei manifestano un’opposizione alla normalità, insorgono contro la norma vigente. La normalità è combattuta ma assente. La lotta si avvia a partire dall’opposto, dal patologico, elemento necessario e ideale a svelare la normale funzionalità dell’organismo. Il malato mette a nudo ciò che universalmente si assume come sano e lo combatte, innescando un rovesciamento dei cosiddetti valori. Ne scaturisce una circostanza in cui l’assenza della norma biologica non è assenza, non è mancanza né negatività, bensì norma altra e soggettiva, norma che non aderisce a schemi decisi a priori e dati come certi e “per tutti”.
Project Room, site specific
ELEONORA LAURO: RIFT
Opening, lunedì 10 giugno, 7 PM
11 giugno – 21 settembre, con pausa estiva dal 12 agosto al 2 settembre
La libertà che io cerco è quella di apprendere, di parlare e di discutere, liberamente e secondo coscienza: questa, più di tutte le altre libertà. John Milton
Una scenografia e un nudo, un volto coperto, un palloncino azzurro. Sono questi i calibrati ed essenziali elementi che abitano le fotografie della giovane Eleonora Lauro che inaugura la sua prima mostra presso la Project Room della Raffaella De Chirico Arte Contemporanea.
Libertà come affermazione del sé, come manifesto di vita e risultato di una lotta estenuante intrapresa e combattuta contro la paura di tornare alla luce e contro chi quella luce l’ha spenta con forza e violenza.
Una moderna Lucifero al femminile, che come il protagonista del Paradiso Perduto di John Milton, ricerca la libertà anche attraverso una dolorosa caduta. Meglio regnare all’Inferno che servire in Paradiso… Questo sembrano dirci le donne ritratte da Lauro, protagoniste assolute, simulacri nobildonne che posano in scenari desolati. Immagini manifesto e monito in cui permane traccia del dolore, sì, ma accompagnato dalla sua complementare azione di esorcismo che svela una via di fuga, la possibilità di vivere la vita e di viverla da donna.
Il corpo femminile diventa omaggio alla donna stessa offrendosi come silenzioso narratore di scorci taciuti e omessi, sguardi aperti a realtà cadute nell’oblìo del quotidiano, scomode da capire ed essere agite.
Il progetto nasce da un intimo bisogno dell’artista di indagare le ombre delle sofferenze altrui, tema che diviene perno della sua ricerca concettuale ed insieme estetica. Vite altre, vita di chi rimane dietro l’obiettivo. All’interno delle opere esposte permane, silenziosa, la presenza di Eleonora Lauro, insieme alla sua coscienza, ai segreti e un occhio rivolto all’ “in-dentro” che guarda alla persona e all’artista.
Il corpo viene privato della propria comune e dozzinale connotazione carnale costituendosi quale riflesso tangibile dell’interiorità. Il soggetto è altro da sé così come il mondo che lo contorna: una cornice costruita sul sentimento, sull’emozione, felice o crudele che sia. La figura prende parte ad uno scenario illusorio. Ne nasce un gioco di specchi, di reciproci rimandi. Un dialogo aperto tra universi compenetranti: soggetto, straneamento dello stesso dal proprio ruolo, ambiente, trasformazione della circostanza esteriore in essenza interiore ed eterea. È l’anima immersa nell’anima e messa a confronto con sé, occhi negli occhi, cuore nel cuore, con le proprie paure, gli incubi di una vita preclusa e soffocata da prigioni imposte. Ed è anche la voglia, il bisogno di gridare e raccontarsi in una dichiarazione forte e poetica di riconquistata libertà.
Eleonora Lauro è nata a Torino il 4 Agosto 1986.
Consegue la maturità presso l’Istituto d’Arte Passoni di Torino. Dopo aver vinto una borsa di studio, si iscrive e si laurea in fotografia presso l’Istituto Europeo di Design di Torino.
La passione per la fotografia nasce dagli studi liceali accompagnata da una costante ricerca artistica personale e da una forte curiosità estetica.
Lo stile che caratterizza gli scatti di Eleonora Lauro, si potrebbe definire quasi “ritrattista”. Protgoniste delle sue opere sono sempre figure femminili, se non la propria stessa persona. Dopo aver eseguito, nel Giugno del 2009, un Reportage al Carcere Minorile Ferrante Aporti di Torino, Eleonora Lauro prende coscienza della forte propensione e del marcato interesse nel voler approfondire e raccontare attraverso la fotografia quelle realtà sociali taciute, seppur vive nella coscienza e conoscenza comune.
Nel Novembre del 2010 partecipa al Workshop Belive di Donna Ferrato al Lucca Digital Photo Festival, incentrato sul tema della Violenza Domestica Femminile.
A partire da questa esperienza, nascerà un coinvolgimento più profondo nei confronti dell’argomento e la decisione di partecipare al successivo Workshop della fotografa americana, svoltosi a New York nel Luglio del 2011. Da qui, ha inizio il lavoro di ricerca che ha condotto allo sviluppo del progetto oggi esposto all’interno della Project Room – Site Specific.