Paolo Scirpa – Luce vera-spazio simulato
Una mostra in due sedi, Milano e Padova, a cura di Marco Meneguzzo, incentrata sull’attività storica di Paolo Scirpa. Questo progetto, fortemente voluto dai due galleristi, non vuole essere unicamente un osservatorio privilegiato sul lavoro dell’artista siciliano trapiantato a Milano, ma anche uno spunto di riflessione storica sulla presenza, nella storia dell’arte contemporanea italiana, di personalità singole di forte spessore espressivo e inventivo, che vanno riscoperte alla luce di un rinnovato interesse per gli anni Settanta e per l’attenzione che oggi anche in campo internazionale si pone verso ogni esperienza ottico-percettivo.
Comunicato stampa
“l’infinito nello spazio simulato è un idea che ha nutrito a lungo i miei pensieri e la mia dimensione interiore” P.S.
Inaugurazioni
Milano: martedì 20 novembre 2012 ore 18 – Galleria Allegra Ravizza, via Gorani 8
Padova: venerdì 23 novembre 2012 ore 18 – Maab Studio d’Arte, riv. San Benedetto 15
Fino al 18 gennaio 2013
Milano: dal martedì al venerdì dalle 11.30 alle 19
Padova: da mercoledì a sabato dalle 16.00 alle 19.30
Una mostra in due sedi, Milano e Padova, a cura di Marco Meneguzzo, incentrata sull’attività storica di Paolo Scirpa.
Questo progetto, fortemente voluto dai due galleristi, non vuole essere unicamente un osservatorio privilegiato sul lavoro dell’artista siciliano trapiantato a Milano, ma anche uno spunto di riflessione storica sulla presenza, nella storia dell’arte contemporanea italiana, di personalità singole di forte spessore espressivo e inventivo, che vanno riscoperte alla luce di un rinnovato interesse per gli anni Settanta e per l’attenzione che oggi anche in campo internazionale si pone verso ogni esperienza ottico-percettivo.
Viene presentata in mostra una selezione di Ludoscopi, opere luminose realizzate a partire dagli inizi degli anni ’70 che, grazie a un inganno ottico si protraggono all’infinito. In esse la luce, emanata da tubi al neon piegati secondo le forme geometriche “platoniche”, e riflessa da pareti specchianti si moltiplica in una serie di traslazioni e di incroci che superano lo spazio fisico dell’opera, simulando uno spazio concettualmente infinito.
L’interesse per la luce, da parte di Scirpa, nasce dalla tensione spirituale, dalla ricerca dell’infinito nella sfera più profonda della condizione umana, nonostante l’utilizzo di materiali di consumo o elettrici, come in questo caso, venga talvolta interpretato con l’assenza di significato come ad esempio nella ricerca minimalista o nell’arte cinetica: l’artista tratta infatti la luce ideale, come fu concepita e studiata dalla filosofia medievale e dall’ottica protoumanistica, ancora permeata di trascendenza religiosa e persino mistica.
Così, la ricerca di Scirpa - nonostante oggi venga riproposta in maniera formalmente identica da altri artisti come cosa nuovissima e originale –se ne distacca per questa attenzione al lato spirituale e al significato contemplativo che la luce, intesa come metafora dell’essere “illuminati”, ha sempre portato con sé in tutte le esperienze di riflessione e di indagine interiore: “…auspico – ha scritto - che i fenomeni straordinari del nostro tempo, pronti a mettere in crisi i valori dello spirito, possano invece rivelarci la ricchezza della fantasia e la volontà di indagare nel buio”.
Paolo Scirpa (Siracusa, 1934) vive a Milano.
Il suo lavoro è sempre stato proteso ad una ricerca interiore fuori da ogni legame di appartenenza.
Dagli anni '70 passa da una iconografia bidimensionale alla modularità di uno spazio oggettuale che la luce e gli specchi trasformano in polioggettuale. La sua ricerca si orienta verso una dimensione in cui luce e spazio divengono protagonisti immateriali e spettacolari. L’artista è interessato a rappresentare non tanto la luce reale quanto la luce “ideale” cioè l’idea dell’infinito e per questo si serve dei mezzi a sua disposizione, tubi luminosi e specchi. Realizza i Ludoscopi, opere tridimensionali che propongono la percezione di profondità fittizie, veri iperspazi-luce in cui è abolito il limite tra il reale e l’illusorio. Bruno Munari ne evidenzia anche l’aspetto ludico. I suoi spazi virtuali sollecitano l’attenzione di studiosi di arte e scienza. Nel corso degli anni realizza anche grandi opere di denuncia consumistica - tra le quali Megalopoli consumistica del '72 - delle installazioni e delle pitture che sono quasi una rappresentazione bidimensionale dei Ludoscopi.
Negli anni ‘80 sviluppa i primi interventi progettuali inserendo le sue voragini luminose in architetture varie e ambienti di grande prestigio.
Per anni è presente al Salon Grands et Jeunes d’aujourd’hui di Parigi; alla IX e alla XIII Quadriennale di Roma, al Palazzo dei Diamanti di Ferrara, allo ZKM di Karlsruhe, alla Neue Galerie di Graz, al MART di Rovereto e alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma. Inoltre sue opere sono in Musei - tra i quali il MAGA di Gallarate, il Museum Ritter di Waldenbuch, il Museo del Novecento di Milano, le Civiche Raccolte delle Stampe Achille Bertarelli al Castello Sforzesco di Milano, al Museo Civico d'Arte Contemporanea di Gibellina, al Museum di Bagheria, alle Fabbriche Chiaramontane di Agrigento - e collezioni tra cui VAF-Stiftung. É stato docente all’Accademia di Belle Arti di Brera.