Paolo Simonazzi – So near so far
Collezione Maramotti, in occasione di Fotografia Europea 2016, presenta So near, so far, una mostra di fotografia di Paolo Simonazzi.
Comunicato stampa
Collezione Maramotti, in occasione di Fotografia Europea 2016, presenta So near, so far, una mostra di fotografia di Paolo Simonazzi.
Il fotografo si è espresso ed è conosciuto per una ricerca legata all’idea della serialità: ha usato la sua lente fotografica per esplorare e indagare, nel corso del tempo, un soggetto, un tema, declinandolo in situazioni e contesti differenti.
In questa mostra si propone un altro approccio al suo lavoro, che travalica l’idea di serie e la “coerente uniformità” dell’oggetto di indagine. Un taglio che tenta di mettere a fuoco, lungo il suo percorso fotografico, il suo sguardo sulla nostra terra, intesa come crocevia di comunicazioni semantiche, culturali, linguistiche, visuali attraverso una scelta di scatti che coprono vent’anni del suo lavoro (dalla metà degli anni novanta al 2014).
Nel nostro territorio è presente un’osmosi molto peculiare con il resto del mondo: oggetti, parole, modi di stare insieme denotano una tensione verso l’alterità che al contempo viene ri-visitata, re-inventata mantenendo un sapore genuinamente “nostrano”. Tutto ci appare mosso dalla consapevolezza e dalla voglia di riconoscersi in un mondo ormai globalizzato, ma senza rinunciare a quella ritualità sociale, a quello speciale rapporto con tempo e spazio che ci riporta e ci connette a solide radici locali.
Le immagini di Simonazzi raccontano di come l’altro, l’estraneo si sposa con il domestico, col quotidiano della provincia, spesso di sapore rurale; non descrivono posture kitsch, ma fanno sorridere per la loro intrinseca, ingenua naturalezza.
Le sue fotografie transitano da visioni più rarefatte e quasi sospese – in cui il tempo diviene spazio nel paesaggio e negli oggetti – a immagini che parlano di relazioni quotidiane in un territorio confidente, con sguardo complice e al contempo ironico.
Una mostra che è un piccolo viaggio emozionale dentro la nostra terra, in cui la strada diventa anche stilema espositivo. Le foto sono timorosamente appuntate in orizzontale, su un supporto che ricorda il selciato. Il visitatore è invitato a percorrerlo e a riconoscersi, come avviene durante una passeggiata a piedi, in bicicletta o in auto nelle nostre campagne.
Accompagna la mostra un testo di Gina Costa, critica di fotografia e curatrice indipendente che vive e lavora a Chicago.