Paradiso
AlbumArte, spazio indipendente no profit per l’arte contemporanea e IILA-Organizzazione internazionale italo-latino americana, presentano negli spazi di AlbumArte in via Flaminia 122 a Roma PARADISO, a cura di Rosa Jijón, una mostra collettiva con quattro artisti latinoamericani che vivono in Europa e un’artista italiana affine alla loro poetica.
Comunicato stampa
AlbumArte, spazio indipendente no profit per l’arte contemporanea e IILA-Organizzazione internazionale italo-latino americana, presentano negli spazi di AlbumArte in via Flaminia 122 a Roma PARADISO, a cura di Rosa Jijón, una mostra collettiva con quattro artisti latinoamericani che vivono in Europa e un’artista italiana affine alla loro poetica: Marlon de Azambuja (Brasile), Elena Mazzi (Italia), Estefanía Peñafiel Loaiza (Ecuador), Juan Esteban Sandoval (Colombia), Óscar Santillán (Ecuador).
Dalla cantica del Paradiso nella Divina Commedia di Dante, fino al Paradiso sensuale di José Lezama Lima, passando per il Paradiso perduto di John Milton, la mostra ha dei riferimenti letterari e una valenza contemporanea che mette in discussione i concetti di luogo ideale, punto di osservazione privilegiato, disincanto e utopia. L’America Latina, considerata fin dai tempi della colonizzazione un territorio vergine dove tutto può succedere, è diventato ai nostri giorni spazio sperimentale di democrazia partecipata e progresso della società, è stata concepita come un paradiso. In questo stesso continente pieno di aspettative e contraddizioni, si produce una parte importante del pensiero critico del nostro tempo e del fermento artistico internazionale. In un contesto di ideologie che stanno scomparendo, relazioni complesse tra esseri umani e Natura ed esclusioni di ogni tipo ci sono, come afferma la sociologa economista statunitense Saskia Sassen, ‘spazi di tensione’, interpretati in PARADISO dalle opere dei cinque artisti che presentano una mostra composta da vari linguaggi, legati tra loro dall’insofferenza etico-politica per l’uso arbitrario dell’ambiente e dello sfruttamento incongruo delle risorse umane, rappresentata attraverso un linguaggio molto poetico. In mostra vengono presentate opere video, installazioni, lavori a tecnica mista o realizzate con reperti naturali. Tutti gli interventi ci fanno riflettere su dove stiamo andando e come stiamo compiendo il viaggio, dopo la globalizzazione dell’economia e l’alterazione del tessuto sociale economico, sociologico e politico delle nazioni e delle città.
I quattro artisti latinoamericani in mostra hanno tutti una vasta esperienza internazionale e collaborazioni con importanti musei come il Jeu de Paume di Parigi o il MUAC di Città del Messico, e sono presenti in collezioni prestigiose come il Centro Atlántico de Arte Moderno (CAAM), Las Palmas di Gran Canaria o la Fundación Helga de Alvear, mentre l’esordiente Elena Mazzi – che sta arricchendo il suo curriculum di valenti premi e residenze – nel 2016/17 è stata artista tutor presso la fondazione Spinola Banna di Torino.
Il progetto è stato realizzato in collaborazione con le Ambasciate di Brasile, Colombia ed Ecuador in Italia. Si ringrazia IRI REAL ESTATE | Investimenti e compravendite immobiliari. Si ringrazia inoltre Casale del Giglio per la degustazione dei vini.________________________________________
Marlon de Azambuja (Porto Alegre - Brasile, 1978). Ha studiato presso il Centro Edilson Viriato di Arte Contemporanea a Curitiba, Brasile. Vive e lavora a Madrid. Le sue esposizioni personali più recenti includono: Brutalismo Americano, Kadist, San Francisco, 2017; Cuerpo presente, Espacio Cultural El Tanque, Gran Canaria, 2017; Herencia, Museo Patio Herreriano, Valladolid, 2016; Air And Light And Time And Space, Espaci Odeon, Bogotà, 2016; Brutalismo, Galería Max Estrella, Madrid, 2014; La Construcción del Icono, CAAM (Centro Atlántico de Arte Moderno), Las Palmas di Gran Canaria, 2011; Niveles, Casal Solleric, Palma di Maiorca, 2010; Proyecto Moderno, Galería Luisa Strina, San Paolo del Brasile, 2009 e Potencial Escultórico, Matadero, Madrid, 2009. Fra le esposizioni collettive alle quali ha preso parte si ricordano: Three positions. Six directions, König Galerie, Berlino, 2017; Hacia una nueva orilla, NC Arte, Bogotà, 2016; Theorema, Mana Contemporary, New York, 2015; On Painting, CAAM, Las Palmas di Gran Canaria, 2013; 11. Biennale de L’Avana, Cuba, 2012; 11. Biennale di Cuenca, Ecuador, 2011; 8. Biennale del Mercosur, Porto Alegre, Brasile, 2011; 12. Biennale del Cairo, 2010. I suoi lavori fanno parte di diverse collezioni, sia pubbliche che private, come CAAM, Helga de Alvear o il Ministero di Cultura spagnolo, il Museo Oscar Niemeyer e Itau Cultural di San Paolo (Brasile), Fondazione Nomas (Italia) o Kadist (USA).
Elena Mazzi (Reggio Emilia, 1984). Ha studiato Storia dell’Arte presso l’Università` di Siena. Nel 2011 si e` laureata in Arti Visive presso lo IUAV di Venezia. Ha trascorso un periodo di studi all’estero presso la Royal Academy of Art (Konsthogskolan) di Stoccolma. Le sue opere sono state esposte in mostre personali e collettive, tra cui: 16° Quadriennale di Roma, GAM di Torino, 14° Biennale di Istanbul. Ha partecipato a diversi programmi di residenza in Italia e all'estero. È vincitrice del Thalie Art Foundation grant 2017, VISIO Young Talent Acquisition prize, premio Eneganart, nctm e l’arte 2016, m-cult media and technology program 2016. È artista tutor per l’anno 2016-2017 presso Fondazione Spinola Banna per l’arte, in collaborazione con GAM, Torino.
Estefanía Peñafiel Loaiza (Quito - Ecuador; vive e lavora a Parigi). Dopo gli studi in arti plastiche presso la Pontificia Universidad Católica del Ecuador, si è trasferita in Francia nel 2002 per proseguire la sua formazione alla Scuola Nazionale di Belle Arti di Parigi (ENSBA), dove si è diplomata nel 2007, per poi terminare con la formazione post-lauream alla stessa ENSBA di Parigi e in quella di Lione. Oltre a numerose mostre collettive, alle quali ha partecipato sia in Francia che in Ecuador e in altri Paesi, si segnalano le mostre personali realizzate al FRAC Franche-Comté (à rebours, Besançon, 2016); La Maison Salvan (casa tomada, Labège, 2016), CPIF (fragments liminaires, Pontault-Combault, 2015); Crédac (l’espace épisodique, Ivry-sur-Seine, 2014); Villa du Parc (la dix-huitième place, Annemasse, 2013). Ha esposto in diversi centri d’arte in Ecuador, in città come Cuenca (en valija, Sala Proceso, 2013) e Quito (exposición, Arte Actual, 2012). Ha esposto anche alla Al Ma’mal Foundation (la visibilité est un piège, Nuit Blanche, Gerusalemme Est, Palestina, 2012); The hangar (no vacancy, Beirut, 2011); Centro d’arte Bastille (à perte de vue, Grenoble, 2009). Tra le esposizioni più recenti si segnalano: Insurrecciones al Museu Nacional d'Art de Catalunya (Barcellona, 2017) e al MUNTREF (Buenos Aires, 2017), Soulèvements al Jeu de Paume (Parigi, 2016), Horizon en Magasin (Grenoble, 2016), Les propriétés du sol all’Espace Khiasma (Les Lilas, 2015), C’est pas la mort! al Museo Etnografico (Neuchâtel, 2015), Nouvelles Vagues al Palais de Tokio (Parigi, 2013). Ha partecipato anche a numerosi seminari, colloqui e residenze artistiche: nel deserto di Tassili in Algeria con Triangle France (Marsiglia), a Noisy-le-Sec con La Galerie, a Beirut con The hangar e a Pontault-Combault con il Centre photographique d’Île-de-France. Le sono state commissionate due opere pubbliche nel 2014-2015: una per l’istituto scolastico superiore “Barbara” di Stains (récoltes), l’altra per il municipio di Chazeleuze, con la DRAC Franche-Comté (oeuvreuses).
Juan Esteban Sandoval (Medellín - Colombia, 1972; vive e lavora tra la Colombia e l'Italia). Nella sua ricerca Sandoval ha sviluppato progetti partecipativi in collaborazione con associazioni culturali che si occupano dei temi dell'immigrazione, economia e cultura locale. Ha realizzato lavori con i membri delle comunità indigene della regione amazzonica e delle Ande. La sua attuale ricerca è incentrata sulla manodopera e sul ruolo dell'operaio all'interno del processo di trasformazione del contesto sociale. Nel 2003 Sandoval ha fondato il collettivo artistico ‘el puente_lab’ (www.elpuentelab.org), che opera tra la Colombia e l'Europa. Il gruppo lavora sulla costruzione di una rete di connessioni e scambi tra luoghi distanti tra loro dal punto di vista geografico e culturale, attraverso lo sviluppo di progetti artistici nello spazio pubblico. A partire dal 1994 ha esposto in numerose mostre internazionali.
Óscar Santillán (Ecuador, 1980; vive tra l’Ecuador e i Paesi Bassi). Il lavoro di Santillán presuppone l’esistenza di un territorio dove i limiti di ciò che è possibile può essere oltrepassato: cosa è successo, cosa sarebbe potuto succedere, e cosa sta accadendo sono termini equivalenti. Accadono eventi inaspettati, un rullo dei tamburi si sincronizza con la sudorazione abbondante di un individuo, si realizza il sogno nel cassetto di un morto, si ricostituisce un’isola fantasma e il peso di tutta la luce del sole sul pianeta Terra è perfettamente rappresentato da una pietra. Santillán ha ottenuto un Master of Fine Arts in scultura alla Virginia Commonwealth University - VCU (US) ed è stato artista in residenza di Davidoff International AIR (DO), Delfina Foundation (UK), Jan van Eyck (NL), Fondazione Ratti (IT), Skowhegan (US), and Seven Below (US). Ha esposto il suo lavoro alla Witte de With (NL), Irish Museum of Modern Art (IE), IV Poli/graphic Triennial (PR), Centraal Museum (NL), Museo ‘Carrillo Gil’ (MX), STUK (BE), Fundaciòn ODEON (CO), The Southeastern Center for Contemporary Art - SECCA (US), Nest (NL), Sala Miró Quesada (PE), Galleria Mazzoli (IT), Copperfield (UK), Bonnefanten Museum (NL), NoMINIMO (EC), Marilia Razuk Gallery (BR), XIII Bienal de Cuenca (EC), Kröller-Müller Museum (NL), Vogt Gallery (US), Bienal de Arte Paiz (GT), tra gli altri. L’opera di Santillán è stata oggetto di articoli, riviste e interviste pubblicate su Frieze magazine, Art Pulse, Art Forum, Art Nexus, Art News, Art Monthly, Exibart, Metropolis M, The Blank, tra gli altri.
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