Parlari
L’esposizione si propone di mettere in evidenza i rapporti fra le arti visive e l’arte circense, pratica spettacolare che non ricorre però ai facili sensazionalismi da effetti speciali o da mirabilia tecnologici, ma si basa su una profonda conoscenza e disciplina del corpo, declinazione vicina, per alcuni versi, alla performance e alla body art del Novecento proprio nella ricerca del superamento dei limiti del corpo umano.
Comunicato stampa
Giovedì 2 ottobre alle ore 18.30, al DoubleRoom arti visive di via Canova 9 si inaugura “PARLARI linguaggio da circo”, un'ampia rassegna dedicata alle possibili relazioni fra arti visive, performance e arte circense curata da Massimo Premuda in collaborazione con il Gruppo78 in cui verranno presentate le ricerche di Tomaž Črnej, Fabiola Faidiga, Gruppo78 ed Elettra Metallinò. Negli ultimi anni infatti il circo contemporaneo si sta orientando sempre di più verso forme di intrattenimento senza animali selvatici e sta conquistando un nuovo consenso grazie alla maestria degli artisti, alla particolarità dei numeri e all'attenzione alle coreografie, ma anche ai costumi e alle colonne sonore che vengono realizzati appositamente per questi spettacoli dal vivo. In scena solo attori, atleti e ballerini che scelgono la vita itinerante del circo e che favoriscono così il rinnovamento dell'arte circense tradizionale.
Nella mostra PARLARI la lingua del circo incontra il linguaggio delle arti visive. Il Parlari, per chi non lo sapesse, è infatti il linguaggio che gli attori circensi utilizzano per comunicare fra loro, una sorta di slang da addetti ai lavori che rientra nel fascino di questa disciplina. L'esposizione si propone di mettere in evidenza i rapporti fra le arti visive e l’arte circense, pratica spettacolare che non ricorre però ai facili sensazionalismi da effetti speciali o da mirabilia tecnologici, ma si basa su una profonda conoscenza e disciplina del corpo, declinazione vicina, per alcuni versi, alla performance e alla body art del Novecento proprio nella ricerca del superamento dei limiti del corpo umano. Nel tentativo di creare l’opera d’arte totale dunque, gli artisti si sono avvicinati anche al mondo del circo nell’intento di carpire la magia che esplode dalle suggestioni offerte nelle sue manifestazioni più note, come volteggiare in aria, contorcersi come un serpente, camminare a testa in giù...
In mostra il fotografo sloveno Tomaž Črnej, con i reportage Parlari, sulla scuola di circo di Barcelona e sul circo di Celje; la grande pittrice triestina Elettra Metallinò, con i suoi metafisici quadri dalle atmosfere chagalliane fra mitteleuropa, mediterraneo e cultura ebraica dedicati al mondo del circo; e due straordinari progetti collettivi del Gruppo78 orchestrati da Maria Campitelli in bilico fra arte pubblica, performance e circo: il Filo a PonteRosso, intervento di Public Art con funambolo sullo specchio d’acqua del canale di Ponte Rosso, e Ursus multimedia project, spettacolo di danza verticale sul pontone vetero industriale con visual set e jazz performance live. E infine due lavori recenti dell’artista Fabiola Faidiga abbinati a delle spettacolari performance circensi inaugurali: Circus Meme, monumento che non commemora la Storia di Sony, l’elefante di Tito donato da Indira Gandhi, e Rosso Sottile, passeggiata autunnale sul monte Ermada alla ricerca di tutto il sangue sparso nella prima e seconda guerra mondiale con l’ultima esplosione del rosso sommaco prima dell’inverno.
Durante il periodo dell'esposizione verrà riproposta la performance caraPACE della Faidiga, parte integrante del progetto Rosso Sottile dedicato ai caduti della prima guerra mondiale proprio nel centenario della Grande Guerra, con un'artista della scuola di circo teatro Sinakt di Trieste. L'azione, in un’atmosfera sospesa e ieratica, prevede le evoluzioni di una contorsionista in tuta rossa in un allestimento minimal e rigoroso: la scultura a grandezza naturale della più grande testuggine al mondo in polistirolo espanso, adagiata su sacchi di sabbia da trincea.