Parusìe
I quattro artisti ospiti – di diverse provenienze ma tutti attivi in Italia – si confrontano con il tema della resurrezione e della rinascita, intorno al quale realizzano opere inedite nella diversità dei linguaggi a loro più consoni. Più precisamente le loro riflessioni si sviluppano sull’idea di parusìa, che è una presenza o una venuta, ciò che Platone ha definito come “presenza nel mondo sensibile dell’essenza ideale” e che in era cristiana ha assunto il significato di “ritorno”.
Comunicato stampa
Lo spazio LEM di Sassari, al suo secondo anno di attività, ospiterà per la prima volta, a partire dal7 ottobre 2011, un progetto espositivo non legato al territorio.
I quattro artisti ospiti – di diverse provenienze ma tutti attivi in Italia - si confrontano con il tema della resurrezione e della rinascita, intorno al quale realizzano opere inedite nella diversità dei linguaggi a loro più consoni. Più precisamente le loro riflessioni si sviluppano sull'idea di parusìa, che è una presenza o una venuta, ciò che Platone ha definito come "presenza nel mondo sensibile dell'essenza ideale" e che in era cristiana ha assunto il significato di "ritorno".
L'idea è non solo quella di sondare le diverse accezioni e significati che di volta in volta il significato che l'espressione può assumere, ma anche di esprimerlo nelle differenti modalità che il medium artistico può consentire.
La mostra si compone quindi di un'opera video, una grafica, una installativa ed una pittorica, prodotti di percorsi artistici e poetici che come i loro autori sono in vero molto diversi e difficilmente accostabili, per quanto nel tema a loro proposto riescano a trovare un comune denominatore, trattandosi di un aspetto – quello del rinnovamento di sé come del mondo circostante - che va ben oltre i retroterra personali e le strade che ognuno degli artisti ha scelto di percorrere per la propria ricerca.
Non indebitamente accostiamo alla parusìa, che come si è detto può assumere il significato di ritorno, il tema della rinascita che va qui intesa come possibilità di risveglio, visione altra di un universo comune, qualcosa che viene percepito (e compreso) come diverso pur restando lo stesso. Risorgere vuol dire anche reinventarsi sotto altre sembianze, garantirsi una sopravvivenza allorché la propria condizione non lo consente più; e ancora la rinascita è una trasformazione, come accade nel ciclo della Natura o come talvolta l'Uomo testimonia nelle sue forzature chimeriche, che si tratti di animali o vegetali. Non di meno l'esperienza della rinascita è un radicale episodio intimo che letteralmente stravolge chi la vive e così per il suo sentire, il suo pensare e interpretare; un vissuto che come una rivelazione schiude porte inaspettate modificando la persona nella sostanza anche se non nell'apparenza: una trasfigurazione dove tutto resta uguale seppur profondamente diverso.
Christian Rainer
Video, 2011
Questo breve video inedito (dal titolo misterioso) sostiene l'idea che esista una diretta corrispondenza tra la presenza spirituale e quella materiale e che anzi certe qualità che sono proprie della materia siano la sola via perché all'uomo risultino comprensibili certi concetti metafisici che altrimenti non riuscirebbe ad afferrare.
Al genere umano possono essere attribuite numerose virtù che però rimarrebbero nello stretto ambito dell'astrazione se non esistesse un loro corrispettivo terreno.
Concetti quali trasparenza, riflessione, illuminazione, sublimazione, esistono grazie alla materia che può spiegarle, creando una relazione inscindibile tra il significato e l'oggetto che lo incarna.
In tal senso la materia diventa simbolo delle sue stesse qualità, quindi delle virtù umane che da esse derivano. Questa idea affonda le sue radici nella spiritualità quattrocentesca, nelle illuminazioni del mistico Nicola Cusano che con la sua Coincidentia Oppositorum sosteneva appunto questo legame indissolubile tra il corpo e lo spirito, dove il primo altro non è se non il riflesso del secondo, in una convivenza terrena dove necessariamente ogni metafisica deve manifestarsi nel visibile, nella presenza, per esistere. Successivamente la figura dell'uroboro, caro agli alchimisti, testimoniava la medesima idea ed è proprio ai principi dell'alchimia che il video di Rainer si riferisce, alla possibilità di realizzare in vita una personale elevazione virtuosa attraverso la materia.
Elisa Monaldi, RUMORE BIANCO
Installazioni, materiali misti, 2011
Questo insieme di oggetti che sembrano letteralmente dialogare tra loro, appaiono come la proiezione di un universo parallelo ma trasparente che si trova a coincidere con il nostro.
Riconosciamo delle forme e delle disposizioni, ma non ne comprendiamo la natura in quanto la loro esistenza risponde a delle logiche inaccessibili che sono di un altro mondo, come leggere delle frasi in un idioma familiare delle quali però ci sfugge il significato.
Quell'ordine e il modo in cui le forme sono accostate, infonde loro vita, innesca, come fosse una frase magica, un'apertura dimensionale atta mostrarci l'idea nella sua essenzialità, nel luogo stesso in cui si è formata. Mentre ogni cosa del mondo sensibile è considerabile pura apparenza, le forme geometriche e astratte in genere, sono le sole che non rimandando a nulla di naturale, incarnano la realtà stessa del mondo delle idee.
Queste figure dalla natura ipostatica sono così concentrate nella loro presenza, da trascenderla, così traducendosi in oggetti dello spirito.
Karin Andersen, SARIKOV
Trittico, disegni digitali, 2011
La parusìa è interpretata dall'artista come presenza di una natura in un'altra diversa. Riferendosi esplicitamente alla novella "Cuore di cane" di Bulgakov, la Andersen la usa come espediente per mostrare come ci si possa evolvere con la trasformazione e come questa non significhi annullamento di uno stato precedente, ma anzi vada intesa come crescita o somma di più caratteri. La natura dell'animale/cane infatti non viene sostituita dall'animale/uomo, ma le si somma generando qualcosa che è nuovo pur restando lo stesso, esattamente come un figlio contiene i caratteri dei genitori pur essendo un' altra persona.
Nel caso di quest'opera facciamo però un'esperienza ulteriore, quella di dar luogo ad una nuova vita che ha due differenti radici, un paradosso riuscito che diventa ulteriore garanzia di sopravvivenza e vita infinita grazie al mutamento, da intendere quindi quale adattamento ideale per un'evoluzione possibile .
Juan Carlos Ceci, UN FIORE CHIAMA L'ALTRO
Dipinti e disegni, 2011
Per la serie di dipinti e disegni che Juan Carlos Ceci propone, il titolo è attinto da un verso del poeta Sandro Penna. Vogliamo qui intendere l'idea del richiamo come rimando di un'immagine al suo corrispettivo reale, cosa che in queste opere avviene senza declassare l'immagine a pura imitazione. Il motivo va ricercato nell'idea che già la natura di per sé altro non è sen non una manifestazione che necessita per questo di fede nonostante la sua tangibilità. La parusìa è quindi quella del mondo naturale stesso che è la più alta e riuscita espressione del principio da cui è emanato, pur essendone una proiezione.
Questo principio è stato ben espresso da Scoto Eriugena che scriveva Deus fit in omnibus omnia, sostenendo così che ogni cosa è una costante ed infinita manifestazione dello spirito.
Per sottolineare questa permeabilità di immagine e contenuto, l'artista si avvale delle trasparenze
così come, per testimoniare che il mondo che noi crediamo reale è in realtà anch'esso il prodotto di un'idea, lo riproduce senza imitarlo, andando così al di là della sua solidità e riportandolo ad una dimensione ideale.