Patchwork #2
Giunta alla sua seconda edizione, “patchwork #2” costituisce l’appuntamento espositivo annuale della MUST GALLERY, in cui è possibile ricomporre in una sola e dinamica mostra tutti i tasselli che costituiscono il grande ritratto della galleria, con il suo giovane passato e il suo futuro, costellato da nuove identità creative che si riversano nell’ondata sempre in piena di una galleria in continua espansione.
Comunicato stampa
MUST giovedì 10 Dicembre 2015 dalle ore 18.00 la mostra collettiva “patchwork #2” a cura di Antonio D’Amico.
Giunta alla sua seconda edizione, “patchwork #2” costituisce l’appuntamento espositivo annuale della MUST GALLERY, in cui è possibile ricomporre in una sola e dinamica mostra tutti i tasselli che costituiscono il grande ritratto della galleria, con il suo giovane passato e il suo futuro, costellato da nuove identità creative che si riversano nell’ondata sempre in piena di una galleria in continua espansione.
Fondata di recente a Lugano da due appassionati collezionisti, Gianni Cremona e Maria Ares, MUST GALLERY è uno spazio senza confini che offre agli artisti la possibilità di esprimersi tra le mura della galleria, sviluppando nuove idee site-specific e percorsi sorprendenti. I 19 artisti invitati sono chiamati a lasciare la loro impronta con rinnovati linguaggi che spesso si intrecciano, creando sinergie inedite e cariche di vigore.
“patchwork #2”, a cura di Antonio D’Amico, presenta un intrigante panorama creativo di opere e artisti che nella diversità del linguaggio dialogano tra loro e si confrontano per ripartire da qui con un rinnovato slancio.
Con la convinzione che tutte le forme d’arte possono tra loro interagire e restituire al visitatore una percezione corale, la mostra trova il suo risvolto cromatico dirompente in ALEX ANGI e la CRACKING ART che nella sperimentazione delle forme, in perfetto accordo con gli elementi che compongono la vita cittadina, urbana e intima, si lasciano permeare dalle vibrazioni del colore, manipolando materiali mimetici e duttili.
In perfetta contrapposizione di ideologie e sguardi, che si calano nel profondo di una tradizione tecnica e visiva, “patchwork #2” offre un mite spaccato fotografico analogico, indagato da ENZO OBISO, ILARIA FERRETTI e PAOLO NOVELLI. Tre visioni che nascono dall’uomo e dall’esigenza di mettere in evidenza la voce del silenzio, anche attraverso l’uso del bianco e nero. Le loro sono visioni innocenti, sfumate, che tangono l’universo dell’umano, in relazione con il suo ambiente.
ANDREA SALVETTI, DUM DUM e ALESSANDRO CIFFO si avventurano nei meandri dello “stile”, della linea generatrice di elementi che accompagnano il visitatore nella sua quotidianità, attraverso un tocco di persistente audacia. In “patchwork #2” questo tassello dedicato al design è il risultato di una passione e, allo stesso tempo, di una scoperta per gli ambienti da vivere con raffinatezza e comodità.
La sperimentazione dei linguaggi è un timbro distintivo di artisti quali GIANLUCA QUAGLIA, LORENZO BUTTI (BuKa), GIULIO CASSANELLI e il COLLECTIF INDIGENE (Andréanne Oberson & Jean-Marie Reynier), i quali, con la forza della curiosità, si spingono verso soluzioni di interazione tra più materiali, tra più tecniche e, soprattutto, realizzano operazioni di senso estetico e progettuale, a volte persino sfidando il dato oggettuale, destando stupore e riflessione.
La figurazione oggettuale diventa forma plastica tridimensionale nell’unica accezione scultorea messa in atto da FABIANO DE MARTIN TOPRANIN, il quale si orienta su terreni battuti, tentando però di sondare levità e purezza, ingentilendo il masso ligneo.
Sul versante pittorico “patchwork #2” presenta da una parte JOANPERE MASSANA che con animo sensibile traccia pagine di un diario segreto fatto di simboli e diafane memorie, dall’altra STEFANO GENTILE che si serve di una narrazione pop per tratteggiare personaggi che appartengono alla storia, alla collettività, alla memoria.
Completa il percorso espositivo il lavoro fotografico di NICOLÒ QUIRICO, BEATRICE MARIA SERPIERI, MARIO DANIELE e GIANPIERO FANULI, che costituiscono lo spettro silente e nitido di una visione cadenzata e puntuale. La loro fotografia scardina i dettagli e indaga punti di vista inconsueti ma rassicuranti. Nei loro racconti indugiano sul colore, inteso come mezzo per comunicare ricordi e sentimenti, lasciando all’immaginazione di chi si ferma a guardare la risoluzione della chiave di lettura delle loro visioni che tangono il metafisico e il surreale.
Fotografia, pittura, installazioni, visioni concettuali, lavori su carta e scultura sono i punti di contatto di ogni artista tra l’essente e l’intima sul mondo.
“patchwork #2” è dunque un ricco puzzle in cui ciascuno apporta la propria dimensione e il proprio linguaggio artistico; è lo specchio di MUST GALLERY che si presenta come una “comunità” che, attraverso i pensieri di tutti gli artisti, mette in movimento un intrigante metamorfosi della realtà, molteplici pensieri in fieri che contemplano sfaccettature caleidoscopiche del contemporaneo.
Antonio D’Amico