Pathosformel – An afternoon love
Pathosformel – gruppo veneziano tra i più innovativi, entrato in modo dirompente sulla scena nazionale e internazionale – sarà a CanGo con una prima nazionale. La giovane compagnia fa della ricerca sulla qualità del corpo performativo un punto di partenza per restituire allo sguardo dello spettatore una teatralità carica di stimoli e significati davvero originali e di grande impatto.
Comunicato stampa
OLTRARNO ATELIER
performance installazioni video spettacoli danza teatro musica arte
settembre 2011 > gennaio 2012
Pathosformel - gruppo veneziano tra i più innovativi, entrato in modo dirompente sulla scena nazionale e internazionale - sarà a CanGo con una prima nazionale.
La giovane compagnia fa della ricerca sulla qualità del corpo performativo un punto di partenza per restituire allo sguardo dello spettatore una teatralità carica di stimoli e significati davvero originali e di grande impatto.
7 e 8 dicembre ore 21.00
CanGo, via S. Maria 25 Firenze
PATHOSFORMEL
An afternoon love
PRIMA NAZIONALE
Di Daniel Blanga Gubbay, Paola Villani
Con Joseph Kusendila
Con la collaborazione di Andrea Corsi
Produzione Pathosformel
Coproduzione Centrale Fies, Workspace Brussels
In collaborazione con Contemporanea festival/Teatro Metastasio della Toscana
Residenze artistiche Kaaitheater (Brussels), Les Brigittines (Brussels)
Con il supporto di APAP network – Culture Programme of the European Union
Pathosformel fa parte del progetto Fies Factory
Si ringrazia CanGo Cantieri Goldonetta Firenze
In collaborazione con DaTo_Danza in Toscana / DOTline
Non si tratta di un manuale: non vi dirà come comportarvi né che cosa fare per togliervi dall’affanno e dall’ingombro di un abbandono. Non ha trama, se non quella dell’indagine dei movimenti amorosi.
(Pier Vittorio Tondelli sui Frammenti di un discorso amoroso di Roland Barthes).
Un allenamento di basket ininterrotto e serrato; un rapporto a due che, lasciando lo sguardo scavare dietro l’immagine di atletismo e agonismo, può ancora suggerire l’infinità dei rapporti che esistono al suo interno.
Il rapporto tra un uomo e il proprio oggetto ha la stessa complessità relazionale che c’è tra due uomini?
Sembra un combattimento feroce con l’oggetto ma diviene la più persuasiva delle conquiste; si carica di un vissuto umano per tornare ad essere improvvisamente solo allenamento: è quasi una coreografia a due, che disegna il rapporto sempre in movimento che abbiamo con l’altro.
In uno spazio completamente vuoto, illuminato dalla luce fissa di un faro, un comune giocatore di basket (Joseph Kusendila) è impegnato in un allenamento. Il corpo esposto alla vista dello spettatore non è semplice performer – né tantomeno icona portatrice di universi significativi – ma quello spazio-forma in cui è assorbita l’intera scena e in cui la relazione tra gli oggetti assume significato. Assolutamente non casuali ma coreografati, i gesti compiuti durante l’allenamento si relazionano ancora una volta ai movimenti casuali degli oggetti posti in scena: il pallone, un asciugamano abbandonato per terra, una piccola radio. Eppure tale casualità è a sua volta controllata dalla scatola teatrale, una scatola che non si dà più come mero luogo fisico, ma come “tempo della visione”. È un processo dal riverbero duchampiano, quello attuato da Pathosformel: il gesto naturale dell’allenamento è trasportato all’interno della scena teatrale, è privato di ogni sua relazione significativa con l’universo di appartenenza, è firmato attraverso la sua manipolazione temporale (scrittura coreografica), è privato definitivamente di ogni sua funzione, ed è offerto, infine, allo sguardo dello spettatore. Il corpo-forma assorbe il tempo teatrale, mentre lo sguardo dello spettatore è sorpreso dalla necessità di contemplazione della forma esposta. In questo tempo destinato alla contemplazione, ogni gesto mostra nuove qualità. La mano che accarezza il pallone, lo sguardo perso nel vuoto, la palla che rimbalza sul pavimento, le pieghe dell’asciugamano, i muscoli tesi dei polpacci, il piegarsi del braccio… Tutto, portato al massimo grado di corporeità e concretezza – dove ogni cosa è, non rappresenta. (Matteo Antonaci, Artribune)
Pathosformel nasce a Venezia nel 2004 riunendo elementi provenenti da differenti discipline nell’intento di ripensare la presenza del corpo umano in scena. A seguito dei primi lavori – Volta (2007), La timidezza delle ossa (Premio Scenario 2007), La più piccola distanza (Premio Iceberg 2009) – Pathosformel ha ricevuto il Premio Speciale Ubu 2008 per una ricerca che mira a coniugare nell’ambito teatrale aspetto artigianale e astrazione.
Dal 2007 Pathosformel è parte del progetto Fies Factory di Centrale Fies (www.pathosformel.org)