Patricia Glee Smith – Di me stessa a me stessa
L’opera pittorica di Patricia Glee Smith non risponde a dettati predeterminati dagli eventi urgenti dell’arte contemporanea – come ella stessa scrive in catalogo: «le mie opere sono testimonianze di me stessa a me stessa. Riflettono la mia insofferenza per lo shocking, l’urlato, la sguaiataggine, la banalità, il provvisorio, il consumismo, incluso quello delle idee».
Comunicato stampa
Il Polittico presenta presso la propria galleria la prima mostra personale a Roma di Patricia Glee Smith.
Nata a Savanna, Illinois, negli Stati Uniti d’America, Patricia Glee Smith vive in Italia, a Otricoli (Terni). La sua carriera è connotata da una curiosità creativa che l’ha portata a numerose e affascinanti esperienze: ha illustrato libri vari, tra i quali due volumi per l’University of Chicago Press dedicati alla cucina (nell’antica Roma e in epoca medievale); ha disegnato per anni per il settimanale letterario e di costume The New Yorker; ha seguito come artista da campo (responsabile della riproduzione disegnata degli oggetti rinvenuti) spedizioni archeologiche in Italia, Turchia, Yemen e Tibet, spedizioni condotte dalle Università di Roma, Vienna, Toronto, Heidelberg, dall’ISMEO e dall’Istituto Archeologico Germanico di Roma; dal 1976, inoltre, collabora con il Museo Nazionale di Arte Orientale di Roma con disegni e dipinti per manifesti, mostre e pubblicazioni.
L’opera pittorica di Patricia Glee Smith non risponde a dettati predeterminati dagli eventi urgenti dell’arte contemporanea – come ella stessa scrive in catalogo: «le mie opere sono testimonianze di me stessa a me stessa. Riflettono la mia insofferenza per lo shocking, l’urlato, la sguaiataggine, la banalità, il provvisorio, il consumismo, incluso quello delle idee». E scrive, inoltre e sempre in catalogo, Arnaldo Romani Brizzi: «Glee Smith procede all’interno di un genere preciso e di tradizione, così come anche cristallizzato nell’opera di artisti maiuscoli che hanno saputo portare la pittura realistica a vette di racconto sospeso e metafisico».
La mostra è accompagnata dal centosessantottesimo catalogo delle Edizioni Il Polittico, il numero centodiciassette della collana «Gli allegri inventori».