Patrick Tuttofuoco – Pretty Good Privacy
Ecco, è proprio lo stato gassoso di questa quotidianità il soggetto (anche se sarebbe più opportuno dire il paesaggio) del nuovo ciclo di sculture di Patrick Tuttofuoco, destinazione e sintesi di una ricerca iniziata quasi cinque anni fa a Milano, città natale dell’artista.
Comunicato stampa
PATRICK TUTTOFUOCO | PRETTY GOOD PRIVACY
CURATO DA NICOLA RICCIARDI
OPENING: MERCOLEDì 23 NOVEMBRE 18-21
24 NOVEMBRE 2016 - 19 GENNAIO 2017
FEDERICA SCHIAVO GALLERY MILANO
VIA MICHELE BAROZZI 6
Da: [nome oscurato]
A: [nome oscurato]
Oggetto: Patrick Tuttofuoco @ Federica Schiavo
Testo: see attached, ciao
Allegato #1
Press clipping: Steven Levy, “CRYPTO REBELS”, Wired, gennaio 1993.
Risultano evidenziate in giallo le seguenti frasi [traduzione automatica dall’inglese]:
- c’è una guerra in corso tra quelli che vorrebbero liberare la criptografia e quelli che vorrebbero sopprimerla.
- l’esito di questa lotta potrebbe determinare la quantità di libertà che la nostra società sarà disposta a concederci nel 21° secolo.
Allegato #2
Press clipping: Lynn Barber, “Sci-Fi Seer. An interview with J.G. Ballard”, Penthouse Magazine, Vol. 5 No. 5 (pp. 26-30) 1970.
Risulta cerchiato in rosso il seguente passaggio [traduzione automatica dall’inglese]:
- le persone hanno incorporato il futuro nel presente, proprio come hanno incorporato il passato nel presente. Oggi il futuro e il passato sono un tutt’uno arrotolato nel presente.
Allegato #3
Video clip: goodlaugh182. “Silicon Valley, TechCrunch Disrupt Parody”. YouTube video, 01:49. Posted 25.05.2014. https://www.youtube.com/watch?v=J-GVd_HLlps
Estratto dall’audio, min 00:32-00:47:
- [speaker 1] “we’re making the world a better place through Paxos algorithms for consensus protocols.”
- [speaker 2] “and we’re making the world a better place through software defined data center for cloud computing”
- [speaker 3] “a better place, through canonical data models to communicate between endpoints”
- [speaker 4] “a better place”
Allegato #4
Immagine: Schermata 2016-06-20 alle 23.49.16.png
Screenshot di una conversazione mail. Risultano oscurati nomi di mittente e destinatario nonché l’intero testo della mail a eccezione del seguente passaggio:
- questa esigenza sfrenata di rendere il mondo un posto migliore senza mai realmente toccarlo fisicamente mi genera una vertigine e credo che la mostra abbia a che fare molto anche con quello… ecco ho finito lo sproloquio pieno di refusi e sgancio gli ormeggi del sonno…
Allegato #5
Documento Word: Nota del curatore.txt
Testo giustificato, non formattato.
Nei TED talks e nei TechCrunch, nei coffeeshop di Menlo Park come nei meetup di Berlino, non si parla volentieri del passato. Proprio come l’hardware vecchio viene regolarmente gettato e sostituito con il nuovo, per chi vive e lavora nell’universo tech il software della Storia chiede in maniera incessante di essere aggiornato. La tensione è in direzione di un futuro che è sempre e necessariamente migliore del presente. Un’accelerazione costante, ma anche un movimento illusorio, come quello di Achille nei confronti della tartaruga. Il passato non è infatti mai passato veramente, perché non fa in tempo a storicizzarsi: viene di continuo riassorbito e rielaborato dal presente; e anche il futuro non è mai futuro veramente, perché ci viene presentato come parte integrante del presente: il domani è oggi, si legge ovunque. Ne consegue, da un lato, che questioni definite di stringente attualità venticinque anni fa, come la tutela della privacy o la trasmissibilità dei dati, ci vengono presentate ancora oggi come inedite, come frontiere sconosciute; e dall’altro che, ogni volta che un promettente avvenire ci viene posto a portata di mano, in quel preciso istante ci vediamo negata la possibilità di afferrarlo, perché c’è sempre un altro scenario ancor più consigliabile solo qualche secondo o qualche centimetro più in là. Non c’è niente di fisico o tangibile in questo movimento in avanti, né tantomeno nella retorica che lo accompagna. L’insieme dei sistemi complessi, delle infrastrutture e delle reti sociali che hanno origine nella Silicon Valley, e che finiscono per definire la contemporaneità di buona parte del mondo occidentale, si colloca tra l’incudine di un passato in costante evaporazione e il martello di un futuro del tutto immateriale. Quel che si genera dall’incontro dei due è un presente evanescente come una nube di gas.
Ecco, è proprio lo stato gassoso di questa quotidianità il soggetto (anche se sarebbe più opportuno dire il paesaggio) del nuovo ciclo di sculture di Patrick Tuttofuoco, destinazione e sintesi di una ricerca iniziata quasi cinque anni fa a Milano, città natale dell’artista. Anche in questo caso però la dimensione storica, evocata dal medium e dal luogo della mostra, si miscela e si confonde con una prospettiva a tendere, rappresentata dal rinnovato contesto espositivo, la nuova galleria che rappresenterà l’artista proprio a partire da questa occasione. Nell’identità delle sue sculture così come nell’identità di questa mostra, la Storia non si presenta dunque come una realtà lineare in moto rettilineo, ma piuttosto come una nuvola spinta indistintamente avanti e indietro dal vento.
Nicola Ricciardi
PATRICK TUTTOFUOCO | PRETTY GOOD PRIVACY
CURATED BY NICOLA RICCIARDI
OPENING RECEPTION: WEDNESDAY, NOVEMBER 23, 6-9 PM
NOVEMBER 24, 2016 - JANUARY 19, 2017
FEDERICA SCHIAVO GALLERY MILANO
VIA MICHELE BAROZZI 6
From: [name is obscured]
To: [name is obscured]
Subject: Patrick Tuttofuoco @ Federica Schiavo
Text: see attached, ciao
Attachment #1
Press clipping: Steven Levy, “CRYPTO REBELS”, Wired, January 1993.
The following sentences are underlined in the article:
- In short, there is a war going on between those who would liberate crypto and those who would suppress it.
- The outcome of this struggle may determine the amount of freedom our society will grant us in the 21st century.
Attachment #2
Press clipping: Lynn Barber, “Sci-Fi Seer. An interview with J.G. Ballard”, Penthouse Magazine, Vol. 5 No. 5 (pp. 26-30) 1970.
The following sentence is underlined in the article:
- People have annexed the future into the present, just as they’ve annexed the past into the present. Now we have the future and the past all rolled into the present.
Attachment #3
Video clip: goodlaugh182. “Silicon Valley, TechCrunch Disrupt Parody”. YouTube video, 01:49. Posted 25.05.2014. https://www.youtube.com/watch?v=J-GVd_HLlps
Audio transcription, min 00:32-00:47:
- [speaker 1] “we’re making the world a better place through Paxos algorithms for consensus protocols.”
- [speaker 2] “and we’re making the world a better place through software defined data center for cloud computing”
- [speaker 3] “a better place, through canonical data models to communicate between endpoints”
- [speaker 4] “a better place”
Attachment #4
Image: Schermata 2016-06-20 alle 23.49.16.png
Screenshot of email conversation. Sender and receiver unknown. Whole text is obscured with the exception of the following sentence:
- This frantic need to make the world a better place without ever actually physically touching it… well, it makes me dizzy, and I think the show has a lot to do with that... anyway, I’ve finished this nonsense full of typos, now ready to release the moorings of the sleep boat...
Attachment #5
Microsoft Word document: Curatorial statement.txt
During TED talks or at any TechCrunch, in coffee shops around Menlo Park as well as in meetups across Berlin, people tend not to talk about the Past. Just as old hardware is regularly tossed and replaced, for those living and working in the tech world the software of History is constantly asking for a reboot. This endless upgrade reminder promises a Future that is always and necessarily better than the Present. It’s a perpetual acceleration, but an illusory movement as well—like that of Achilles against the turtle. The Past is never really past, because there’s no time to historicize it: it is continuously absorbed and reworked by the Present; and the Future is never really futuristic because it is an integral part of the Present: tomorrow is today, we read everywhere. There are two major kinds of consequences: on the one hand, concerns that were presented as up-to-date twenty-five years go, such as online privacy or data encryption, are reported as uncharted territories, brand-new issues, by the mainstream media today; on the other hand, whenever the tech world advertises a promising future within reach, at that precise moment our chances to grab it are denied by the same industry: can’t you see, they say, that there is another even more desirable scenario only one Amazon-click away? There is nothing physical or tangible in this onward movement. Nor there is in the rhetoric that accompanies it. The complex systems, infrastructures and the social networks that originate in Silicon Valley—and that end up shaping our common lives in the Western world—are caught between the anvil of a Past in constant evaporation and the hammer of a Future that remains forever immaterial. The encounter of the two inevitably produces a Present that is as evanescent as a cloud of gas.
The subject (although it would be more appropriate to say the landscape) of the new cycle of sculptures by Patrick Tuttofuoco is precisely that—the gassy state of our present lives. The series is also the synthesis of an artistic research began almost five years ago in Milan, the artist’s birthplace. Yet again, the historical dimension, evoked by the medium and the location of the exhibition, mixes and mingles with a forward-looking perspective, represented by the new gallery, which will be representing the artist from this occasion on. In relation to these sculptures, as well as in relation to Tuttofuoco’s artistic trajectory, History is not a linear object in straight-line motion, but rather a gaseous mist carried back and forth by the wind.
Nicola Ricciardi