Patrizia Cassina – Suite
In quest’occasione le sale dell’ex chiesa di San Pietro, uno dei luoghi simbolo della città, situata nel cuore del centro storico, restaurata dal Comune negli anni ’80 e successivamente adibita a spazio espositivo, ospiteranno una trentina di opere realizzate dall’artista negli ultimi due anni.
Comunicato stampa
SUITE
Opere di PATRIZIA CASSINA
Giovedì 7 luglio 2016 alle ore 18.30, presso San Pietro in Atrio, in via Odescalchi a Como, verrà inaugurata una personale di Patrizia Cassina, intitolata Suite.
La mostra, realizzata con la collaborazione e il sostegno del Comune di Como-Assessorato alla Cultura e curata da Elisabetta Mossinelli, sarà aperta fino al 2 agosto, tutti i giorni dalle ore 11 alle ore 19.
In quest’occasione le sale dell’ex chiesa di San Pietro, uno dei luoghi simbolo della città, situata nel cuore del centro storico, restaurata dal Comune negli anni ’80 e successivamente adibita a spazio espositivo, ospiteranno una trentina di opere realizzate dall’artista negli ultimi due anni.
Si tratta di smalti e collage su carta riportata su tela, di grandi e medie dimensioni, frutto di due anni di intenso lavoro in cui l’artista ha introdotto elementi di novità nel suo percorso: il colore viene indagato in uno spettro più ampio e si evidenzia un diverso trattamento dello spazio che rivela nuove aperture. La pittura di Patrizia Cassina, metafisica per la rarefazione del colore, insiste su una definizione personale del binomio spazio-tempo.
Dopo Como, una significativa selezione delle opere esposte verrà successivamente ospitata dalla galleria Kunstraum Riss, via San Bastiaun 6, a Samedan (CH), dal 12 agosto fino al 14 ottobre 2016.
L’ufficio stampa è curato da Maurizio Pratelli: [email protected]; cell. 338 1640926.
Il catalogo della mostra è stato realizzato da Lorenzo Butti
Il colore è da sempre al centro dell’interesse e della ricerca di Patrizia Cassina (Como, 1964).
Prima il colore applicato alla moda e al design. Dopo la maturità scientifica, frequenta infatti l’Istituto Marangoni di Milano. Per circa dieci anni lavora come stilista negli atelier parigini di Karl Lagerfeld e Thierry Mugler. Rientrata in Italia, collabora con numerose aziende lombarde firmando collezioni d’abbigliamento, di tessuti d’arredo e di carte da parati.
Poi nell’attività di pittrice, dove l’attenta ricerca cromatica si espande e trova equilibri decisivi.
Inizia a dipingere nel 1984 come autodidatta, ma è dal 2004 che grazie all’incontro con il maestro Pierantonio Verga, all’Accademia di Belle Arti Aldo Galli di Como, la sua arte prende uno sviluppo nuovo.
Negli anni ha esposto le sue opere in diverse mostre collettive, l’ultima delle quali presso la Chie Art Gallery di Milano. Nel 2009 ha tenuto la sua prima personale intitolata Dentro al Circolo Culturale di Seregno. Nel gennaio 2011 ha esposto all’Ambasciata di Francia a Bucarest. Nel 2012 ha presentato la personale Quasi presso Casa Brenna Tosatto a Lenno, sul Lago di Como. L’anno dopo Attraverso a Villa Bernasconi a Cernobbio.
Attualmente insegna pittura all’Accademia Aldo Galli di Como. Vive e lavora a Cernobbio.
Un gioco di seduzione
Elisabetta Mossinelli
Quale immagine più efficace del Don Chisciotte, il cavaliere errante per eccellenza, per suggerire il senso del perdersi, dello smarrirsi senza meta, dell’abbandonarsi?
Quando entro nello studio di Patrizia, mi racconta subito della suggestione ricevuta da un brano di musica classica.
Nasce per folgorazione dall’ascolto di una suite del Don Chisciotte di Strauss, l’ispirazione a creare questa serie di lavori. E a quel primo brano ne seguono altri che si intrecciano alla sua pittura. Così che al momento di scegliere il titolo per la mostra, Suite sembra l’unico possibile. Suite è una successione di tempi, in un’alternanza ritmica. Ma quelle proposte da Patrizia diventano suite di colore.
D’istinto accosta colore e suono, vista e udito a produrre una sinergia di sensi. Una sinestesia. Come se si potesse ascoltare il colore.
E’ subito chiaro quali forze voglia mettere in campo, con che cosa si voglia confrontare.
Si sa che il mondo dei colori non si può dominare con l’intelletto, quindi per coglierne l’essenza è necessario abbandonarsi.
Ma non è facile per un carattere volitivo, e allora sembra profilarsi in lei un’idea provocatoria: dipingere a partire dal colore. Se i colori sono simboli primariamente emozionali, per comprenderne il significato conviene calarsi nell’emozione che essi evocano con delicatezza e sensibilità, più che con acume d’intelletto. Di qui la suggestione della musica.
Sa di maneggiare un materiale insidioso Patrizia: dai colori verso i sentimenti, il viaggio dentro il colore è viaggio dentro di sé.
Ma lo affronta in maniera risoluta. Si immerge nel colore. Vi si incarna. E l’esperienza che fa è quasi mistica: per l’intensità del coinvolgimento e la profondità di percezione. Ne emergono le Suite di blu notte, di rosso bruciato, sequenze di variazioni di toni, ma soprattutto di umori. Che vibrano e hanno in sé l’instabilità e il trascolorare delle emozioni.
Se fare arte è davvero, come sosteneva Picasso, dare forma ai nostri spiriti, l’artista è tale solo nella misura in cui riesce a evocare in chi guarda sentimenti analoghi ai propri.
La sfida che Patrizia lancia a se stessa ha bisogno, quindi, della condivisione con l’esterno. C’è bisogno di un’ apertura.
Quella che oggi si avverte tra le pareti delle sue suite. Dove suite è anche la stanza, ambiente noto nelle sue opere, lo spazio che contiene, la geometria che garantisce una struttura. Perché abbandonarsi al colore può disorientare, e allora è lecito mantenere un punto di riferimento.
L’architettura delle suite è quella conosciuta, ma ora si apre, inclina le pareti per permettere l’ingresso.
I muri delle sue stanze diventano quinte mobili, sipari. Avanzano e indietreggiano, palesano e nascondono, assecondando un gioco come in un rituale di seduzione. Mai troppo vicine né lontane. In bilico tra equilibrio e vertigine.
Le strisce sottili di bianco applicate sulle carte aprono dei varchi. Indicano vie di fuga o di penetrazione.
Gli spazi bianchi inseriti nei collage interrompono la sequenza del ritmo dato. Il bianco ha preso il posto del grigio. E’ luce, espansione, trasparenza. Patrizia lo usa per porre una distanza emotiva, tornare in superficie. All’opposto il nero è necessario per affermarsi. Il nero colore dell’inconscio, assoluto. Che non è solo colore ma è una forza.
Il bianco e il nero come l’alfa e l’omega, la luce e la tenebra nella dialettica coscienza-inconscio, sono gli assoluti entro i quali l’artista si muove nell’esplorazione del colore-emozione. In mezzo si apre il ventaglio delle possibilità: dai più morbidi e dolci blu, ai rossi vellutati che degradano nei pallidi rosa-carne e pesco.
I passaggi delle scoloriture così cariche di strati, di sensazioni, di vita, sono attimi testimoni del tempo che scorre. Come battiti di un metronomo tengono il ritmo. Ci invitano, in realtà, ad essere qui e ora. Presenti a noi stessi.
Il perdersi cui aspira Patrizia, quindi, non è alienarsi dal mondo, estraniarsi da sé, ma al contrario un esercizio di immersione e concentrazione per raggiungere uno stato di sintonia e ricettività profonde.
E’ un perdersi per trovarsi.
Il mezzo migliore per sfuggire il mondo è l’arte. Il mezzo più sicuro per entrare in contatto col mondo è l’arte. Goethe.
(Testo pubblicato nel catalogo della mostra)