Patrizia Molinari – Memoria della materia
La Fondazione Filiberto e Bianca Menna, il Lavatoio Contumaciale, la FUIS-Federazione Unitaria Italiana Scrittori e l’Associazione FigurAzioni, sono liete di annunciare Memoria della materia, un’importante antologica di Patrizia Molinari che si terrà nella sede romana della Fondazione, già Archivio Tomaso Binga.
Comunicato stampa
Partendo da una serie di chine e di tele realizzate tra il 1975 e il 1976 per giungere via via alle più articolare atmosfere pittoriche degli anni Ottanta e a tutta una serie di progetti – alcune Isole (1996), la Costellazione (1997), una serie di Sassi segreti (2002), il trittico Oltre lo specchio (2014) – in cui la luce regna sovrana, la mostra mira a restituire l’ampio spettro creativo di un’artista che assume la materia luminosa come sostanza primaria del pensiero. «Io penso che la luce sia innanzitutto un elemento concettuale che porta verso l’illuminazione e la conoscenza, per me diventa poi il traslato di una non corporeità che ricerco da sempre. Mi piacerebbe essere un’essenza luminosa, insieme mente e luce. Aspiro infatti a uno stato astratto che si rivela senza concetti mistici o religiosi. È semplicemente una voglia di spiritualità».
Nella muta complicità che Patrizia Molinari stabilisce liricamente con la materia luminosa, è possibile avvertire un’idea dell’arte in cui le cose sono astrazioni che si materializzano per delineare un sistema oggettuale dove ogni singolo corpo è da intendersi come un concetto, come un atto mentale, come un principio di attività dinamiche che nella loro plasticità conservano (palesano) sempre un movimento governato da matrici artificiali o naturali.
Nell’alternarsi di pigmenti cromatici, di vetro e cristallo e silicone, di specchi e fotografie, di ferro e fibre ottiche, di spazi argentati e di biancori che equivalgono a silenzi oltre i quali è possibile individuare un nostalgico sentimento del tempo, i lavori proposti dall’artista in questa sua antologica curata da Antonello Tolve e Stefania Zuliani, sono tutti legati a un pensiero che siede accanto alla luce, a una progettualità il cui volto scava tra gli arcani della memoria per tornare origini silenziose, a forme fetali o geografiche, atavicamente legate alla mente come materia e alla materia come memoria d’infinito.