Paul Schürch – Gli anni tra Mesocco e San Bernardino. 1929-1934

Informazioni Evento

Luogo
EX COLONIA ALPINA
San Bernardino, Mesocco, Svizzera
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

mercoledì-venerdì
16.00-18.00
sabato-domenica
10.00-12.00
14.00-17.00
lunedì-martedì
chiuso
Aperture straordinarie:
1. e 15 agosto
10.00-12.00
14.00-17.00

Vernissage
16/07/2023
Biglietti

ingresso libero

Patrocini

Con il contributo di:
Cantone dei Grigioni
Comune patriziale di Mesocco
Banca Cantonale Grigione
Ente Turistico Regionale del Moesano
Vivarte, Mesocco
Mondini SA Elettrigilà, Roveredo
Fondazione F., M. e G.P. Giudicetti

Artisti
Paul Schürch
Generi
personale, arte moderna

Un libro e una mostra raccontano le opere realizzate dal pittore negli anni Trenta tra Mesocco
e San Bernardino.

Comunicato stampa

Nato a Wangen presso Olten nel 1886 e formatosi tra Berna, Karlsruhe, Monaco e Parigi, Paul Schürch
pittore nomade e schivo, amante della natura e dei paesaggi alpini, si trasferisce in Mesolcina nel 1929
e vi rimane fino al 1934, risiedendo dapprima a Mesocco, poi a Pian San Giacomo e infine a San
Bernardino. Tra le numerose difficoltà che hanno segnato il suo soggiorno in Mesolcina, soprattutto
considerate le ristrettezze economiche del periodo e la famiglia numerosa a cui doveva provvedere,
Paul Schürch ha continuato a dipingere con regolarità, pur non avendo molte occasioni espositive. Di
quegli anni è nota unicamente una mostra presentata nel 1932 nell’atrio della Scuola di Commercio di
Bellinzona dedicata alla
Plaga del San Bernardino che aveva come protagonisti oltre allo stesso Schürch,
Hans Beat Wieland e Camillo Rusconi. La mostra includeva inoltre alcune tavole botaniche del professor
Mario Jäggli che di lì a qualche anno avrebbe pubblicato il suo noto libro sulla flora del San Bernardino.
Nel nomadico e irrequieto errare di Schürch tra l’Oberland bernese e i Grigoni a partire dagli anni
Venti traspare un rifiuto del mondo borghese e dei suoi valori che lo accomuna, da questo punto di
vista, a molte esperienze artistiche delle Avanguardie di quegli anni. Il suo immergersi nel mondo rurale
alpino, non è temporaneo o “en touriste”, come quello di molti altri pittori, tra cui anche alcuni
frequentatori del villaggio di San Bernardino in quello stesso giro d’anni, ma totale. Lui che pure ha
vissuto negli anni della formazione in grandi città come Monaco e Parigi non ha nessuna passione per
la realtà urbana, per le dinamiche sociali, per il mondo del consumo, del progresso e delle macchine. A
tutto questo preferisce il mondo contadino, un mondo basato sulla semplicità e l’essenzialità, verso il
quale l’artista si volge con grande senso di partecipazione e di condivisione come dimostrano molti suoi
ritratti. Schürch non è però nemmeno un semplice cantore della genuinità della vita agraria e soprattutto
non si perde quasi mai nella sua aneddotica. Quello che lui trova in questo mondo è in primo luogo la
possibilità di un rapporto primario con la natura, con una natura ancora in gran parte selvaggia e
scarsamente antropizzata, che è il luogo nel quale si manifesta con tutta la sua forza il mistero
dell’esistenza.
Vendute oltre Gottardo, oppure ai turisti che transitavano nella località alto mesolcinese, ma anche
cedute ad abitanti del luogo in cambio di beni che gli garantissero il sostentamento, le opere
“mesolcinesi” di Schürch non hanno mai avuto grande visibilità pubblica, ma molte di esse sono state
gelosamente custodite nel corso dei decenni nelle case degli abitanti della regione.
Promossa dal Comune di Mesocco e affidata alla curatela di Elio Schenini, l’iniziativa si compone di un
volume monografico edito dalle Edizioni Casagrande e di una mostra che sarà ospitata presso la ex
Colonia Alpina di San Bernardino dal 16 luglio al 20 agosto (inaugurazione sabato 15 luglio alle 17.00).
Attraverso la pubblicazione e la mostra si vuole recuperare e far conoscere al pubblico l’opera di
questo artista che ha legato buona parte della sua produzione matura alla nostra regione e nel
contempo invitare il pubblico a riflettere sui profondi cambiamenti che hanno segnato il paesaggio della
nostra Valle nel corso dell’ultimo secolo. Mentre in mostra sono presenti una quarantina di opere, quasi
tutte provenienti da collezioni private della Valle, il volume documenta in maniera ampia l’insieme delle
opere oggi note (circa un’ottantina) che Schürch ha prodotto negli anni della sua residenza in
Mesolcina.