Paura della Pittura
Prima mostra nella nuova sede di Monitor Roma, Paura della Pittura, curata da Gianni e Giuseppe Garrera.
Comunicato stampa
“Ma l’atto del dipingere è spesso caratterizzato non più dal coraggio come per Giotto, per Tintoretto, o per Tiziano o per Caravaggio o per Van Gogh, anzi dalla paura. Paura degli amici, dei nemici, dei critici, dei mercanti, della propria cultura, dei libri che si son letti, del ‘breviario di estetica’, dei quadri che si son visti e di quel che è stato detto e scritto su quei quadri, paura di se stessi, del proprio passato e del proprio avvenire, paura dell’illustrazione, del decorativismo, del naturalismo, del sentimento, dell’imitazione, paura dell’oggetto come oggetto, paura d’essere nella moda e paura d‘esserne fuori”.
La mostra è molto semplice: come in una sorta di sacra conversazione tra antichi e moderni, tra vivi e morti, gli artisti attuali della galleria convivono con artisti passati di area figurativa italiana (per usare un'espressione scolastica di comodo). Fare arte di viventi e non viventi non significa ricercare parentele o progenitori. Anche se non si è mai sottratti da una tradizione, può esserci incoscienza artistica e non riferirsi a vincoli genealogici ma solo a concomitanze e sortilegi, magari senza che sia mai avvenuto un contatto. Il legame tra costoro è aver abitato e abitare poeticamente il mondo.
Di ogni artista trascorso (Giovanni Acci, Ugo Celada, Alfredo Chighine, Virgilio Guzzi, Walter Lazzaro, Giovanni Omiccioli, Domenico Purificato, Ada Schalk, ecc.) è stato scelto un solo dipinto canonico (olio su tela o su tavola, di dimensioni domestiche, da cm 30 X 40 a un massimo di cm 70 x 100 circa ), la stessa cosa per i viventi: Matteo Fato, Thomas Braida, Nicola Samorì e Elisa Montessori. Ad essi si è richiesto un dipinto che stia entro le stesse misure o le superi per eccesso o per difetto in modo tollerato (il quadro è la sola porzione ritagliata di mondo che serve guardare), e di non preoccuparsi dell'originalità (capricciosa) del soggetto ma che lo scelgano assolutamente nella tradizione: natura morta, paesaggio, nudo, ritratto, vaso con fiori, vanitas, ecc. (“soggetto ed emozione sono sinonimi”). La pittura è pericolosa, non lo dimentichiamo: vasi, paesaggi e figura e tutte le convenzioni salvano, sono parapetti, proteggono dal mare aperto, “dove non si tocca”. Per l’inaugurazione, le pareti della galleria, della nuova sede, espongono quadri (“ad altezza d’uomo”), contro tutti i ritorni in pittura, senza temere i miraggi, gli orli sul precipizio, le parvenze dell’al di qua che questa pittura celebra.
Ricordano i curatori che: “Pochi giorni prima di morire in guerra, Boccioni aveva avuto un pensiero: Nulla è più terribile dell’arte. Tutto ciò che non è arte è disprezzabile. Tutto quanto è giuoco in confronto a una pennellata giusta. La pittura è un nemico che non smetterà mai di vincere”.
La mostra si intitola Paura della pittura, gli artisti sono stati invitati a fare quello che sanno fare bene e per cui la galleria li ha scelti: pitturare "senza paura", confidando sui paraocchi del cerimoniale della mostra.
Giovanni Acci (Firenze, 14 luglio 1910 – Pietrasanta, 12 ottobre 1979), Thomas Braida (Gorizia, 1982), Ugo Celada da Virgilio (Cerese, 1895 – Varese, 1995), Alfredo Chighine (Milano, 1917 – Pisa, 1974), Matteo Fato (Pescara, 1979), Walter Lazzaro (Roma, 1914 – Milano, 1989), Virgilio Guzzi (Molfetta, 1902 – Roma, 1978), Elisa Montessori (Genova, 1931), Giovanni Omiccioli (Roma, 1901 – Roma, 1975), Domenico Purificato (Fondi, 1915 – Roma, 1984), Nicola Samorì (Forlì, 1977), Ada Schalk (Milano, 1983 – Varese, 1957)